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Andrea Crisanti: l’impostore “zanzarologo” che tiene banco sul Coronavirus

Sappiamo da più fonti in quale “girone” milita, basta citare l’Imperial College, laddove personaggi come il professor Neil Ferguson sono stati elevati al rango di suprema “autorità” mediatico-scientifica, nonostante i precedenti d’idiota allarmista.

Non a caso, il 5 luglio, il prof. Giorgio Palù lo aveva pubblicamente definito anche sciacallo: «Crisanti? Non parlo di sciacalli zanzarologi…(“Il Mattino” e “Il Messaggero”)», tornando alla carica recentemente in un’intervista di TV7 e calcando ulteriormente la mano: «è solo, forse, un esperto di zanzare (Video)». Il 15 ottobre, Palù incalzava ancora: «Non è un virologo, non ha mai pubblicato un lavoro di virologia. Devo dire che negli ultimi dieci anni non ha neanche pubblicato lavori di microbiologia… (Riportato dal “Corriere del Veneto” il 20 ottobre)».

Anche senza gli interventi del prof. Palù, e degno altresì delle più ampie attenzioni di Paul Ekman, lo abbiamo palesemente visto madido di sudore e tremolante, mettendo in mostra la sua insicurezza e, impreparazione lontano dai suggerimenti di chi gestisce il personaggio, allorché è stato costretto dai media a confrontarsi con veri esperti.

Tempestivamente (troppo tempestivamente), è intervenuto in difesa di Crisanti il prof. Fulvio Ursini, ordinario di Chimica biologica, ma soprattutto Decano del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova: «Bisogna sottolineare che il lavoro sulla pandemia, coordinato dal prof. Crisanti e integrato da una squadra internazionale di collaboratori – (del tipo: Fergusson? Gates? ndr) – è stato immediatamente pubblicato da Nature e costituisce un modello operativo tra i più riconosciuti con cui oggi a livello globale si cerca di arginare la pandemia». Lo scrive con una lettera firmata, pubblicata sulla pagina suddetta del “Corriere del Veneto”.

Dicevamo “troppo tempestivamente”, perché se avesse atteso solo qualche giorno, avrebbe scongiurato una scontata figuraccia! È proprio il lavoro pubblicato da Crisanti su “Nature” che gli è valso il titolo di “mistificatore” (cioè: “impostore”) pubblicato su diversi quotidiani e richiamato anche nel nuovo libro di Bruno Vespa dal titolo: “Perché l’Italia amò Mussolini (e come è sopravvissuta alla dittatura del virus)”:

«Alterati i fatti e distorta la realtà. Bomba mediatica su Crisanti. Il virologo pubblica uno studio su Nature e si arroga i meriti del miracolo di Vo' (“Il Giornale”)».

«Per risalire alla verità bisogna fare un salto indietro, o forse più di uno» - sottolinea il quotidiano, continuando a esporre i fatti. «Sono i giorni di fine febbraio, quando il Nord Italia si trova ad avere a che fare con i primi focolai di Coronavirus. Le attenzioni di Palazzo Chigi e del ministero della Salute sono puntati su una decina di Comuni del Lodigiano e su un paesino in provincia di Padova: Vo' Euganeo».

«Da quel momento in poi la curva dei contagi, in Lombardia e in Veneto, prenderà a salire in modo vertiginoso. Fino a un certo punto andranno di pari passo, poi le curve si allontaneranno. La Regione guidata dal governatore Luca Zaia, strappando platealmente con le linee guida del governo, intraprenderà una politica aggressiva per arginare i contagi». Una linea che, condivisibile o no per quanto ampiamente noto, ormai, sull'inutilità dei tamponi, «vedrà nel tracciamento dei contagi attraverso tamponi nasofaringei a pioggia il proprio caposaldo».

Inizialmente Andrea Crisanti si era preso tutto il merito, come ha fatto per la rielezione di Zaia a governatore della regione Veneto: «Ha vinto grazie a me, da solo avrebbe combinato un disastro (“Huffington Post”). Era stato addirittura rinominato il “papà” del modello Vo'. Definizione che ha fatto innervosire i vertici della Regione: «Il merito è della mia squadra - ha sempre ribadito con forza Zaia - Crisanti è arrivato dopo. Noi eravamo pronti da un mese (“Il Giornale”)». Il malcontento degli esperti, guidati dal direttore generale Domenico Mantoan, ha radici profonde, almeno da quando il “… virologo” arrivato dall'Imperial College di Londra ha iniziato a essere onnipresente su quotidiani, talk show e trasmissioni radiofoniche: «Noi eravamo pronti da un mese grazie alla dottoressa Francesca Russo che dirige il Dipartimento di prevenzione - non ha esitato a puntualizzare il direttore».

A fare traboccare un vaso già colmo di risentimento è stato il richiamato studio apparso recentemente sulla rivista scientifica “Nature”. A firmarlo è stato proprio Crisanti, accusato di essersi attribuito la paternità della strategia usata per “tamponare” tutta Vo' e poi applicata da Zaia in tutta la Regione. Davanti a quello che in molti hanno vissuto come un affronto, la Russo ha preso carta e penna e ha scritto a Nature per raccontare un'altra versione dei fatti.

Nella lettera, che Bruno Vespa ha riportato nel suo libro, non sono usati mezzi termini: «La pubblicazione ha alterato i fatti, distorcendo la realtà e mistificando quanto è accaduto a Vo'. Tutte le decisioni rilevanti su come affrontare il focolaio hanno avuto origine dall'ospedale di Schiavonia, dove sono stati ricoverati i primi due pazienti residenti a Vo' positivi per Sars-CoV-2, e sono state assunte dal Presidente della Regione del Veneto di concerto con la Direzione Prevenzione e Sanità Pubblica della Regione e con le autorità sanitarie dell’Azienda ULSS 6 Euganea. Tutto questo - ha, quindi, precisato - è accaduto ancor prima che lo studio di Vo' fosse concepito».

La direttrice del Dipartimento di prevenzione ha, infatti, ricordato che «l'effettuazione dei tamponi è iniziata dopo che l'ospedale era già stato evacuato e dopo che era stato disposto l'isolamento e il lockdown del Comune di Vo'» e che «il lockdown era ancora in corso al momento del secondo campionamento».

Una vera e propria bomba mediatica. Per la Russo, infatti, molti dei fatti riportati nella ricerca di Crisanti (pagata da Zaia con uno stanziamento di 150mila euro) non corrisponderebbero a verità. Tanto per cominciare non sarebbe vero che sono state condotte due osservazioni sui residenti di Vo' a meno di due settimane di distanza in modo da indagare sull'esposizione della popolazione al Covid-19 prima e dopo il lockdown. Come non sarebbe vero che lo studio «ha guidato la strategia adottata dalla Regione del Veneto» e che poi «questa strategia di testing and tracing ha avuto un impatto notevole sul corso dell'epidemia in Veneto rispetto alle altre regioni italiane».

«Il caso di Vo' - è la stoccata finale della Russo - ha avuto un impatto strategico minimo sull'approccio della Regione Veneto nell'affrontare l'epidemia, dal momento che conta, finora, solo 5 morti e 83 casi positivi nel Comune mentre altri focolai sono simultaneamente scoppiati in comunità molto più grandi e la strategia di testing and tracing era già in atto».

In buona sostanza, sarebbe stata proprio Francesca Russo (incensata anche da “Libero”) a predisporre i tamponi di massa e l'isolamento fiduciario. Insomma: sarebbe lei, e non Crisanti, la madre del “modello Veneto”.

A Crisanti, invece, andrebbe la paternità dell'ennesima “caccia alle streghe”, nata proprio dal modello Vo': scovare gli asintomatici e metterli in isolamento! Solo un pagliaccio teleguidato poteva partorire una simile assurdità: convincere le persone sane che sono malate!… e in molti casi, grazie al sistema fallace dei tamponi, c'è pure riuscito…

La Bill & Melinda Gates Foundation e, i suoi amici massoni, gli raddoppieranno sicuramente il budget, o forse glielo triplicheranno, se riuscirà anche a rovinarci il Natale! E, magari, «il M5S e PD avranno più forza, la prossima volta, per assicurargli un posto in Senato. Questa volta è saltata solo in extremis la sua candidatura alle suppletive… poco male, tra cinque anni si ricandida» (“Huffington Post”)…

29 ottobre 2020
Redazione di Extrapedia


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