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L'altra parte di Sé

Certe culture orientali sono già molto più avanti della nostra, nella comprensione della vera natura dell’uomo, infatti riconoscono e salutano il Dio che è in noi… C’è anche un’antica storiella indiana che narra di un tempo dove gli uomini erano Dei, ma avendone abusato, Brahma li privò dei loro poteri e li nascose “nel solo posto dove l’uomo non penserà mai di cercare: dentro se stesso”…. ci troviamo di fronte alla realtà ultima, dove il cerchio si chiude…

Per comodità e, soprattutto per scrollarsi di dosso ogni responsabilità, l’uomo ha creato, immaginandolo, un Dio fuori e lontano da sé. A questo Dio immaginario si è sempre rivolto pregandolo di donargli ciò di cui aveva bisogno e, laddove non fossero state esaudite le sue preghiere, l’uomo non poteva, così, sentirsi mai responsabile ovvero un fallito, giacché la responsabilità ricadeva su Dio, o sugli Dèi a seconda delle culture, tradizioni ed epoche, senza neppure interrogarsi sul perché della possibile negazione, ma accettandola sempre passivamente come “il volere di Dio, o degli Dèi”.

Avanzando con il proprio stato evolutivo, l’uomo a un certo punto si accorge che il Dio che aveva esternato era dentro di sé… era una parte di sé. Ma anche qui una parte separata e oscura tutta da investigare. Ancora una volta l’uomo tiene separato da sé ciò che di fatto non è mai stato separato, giacché fin dall’origine, cioè nel Tutto, sappiamo che nulla si è mai separato veramente. Di fatto, se accettiamo che il Tutto sia indiviso, dire che c’è un Dio in noi è un controsenso!

Diventano tante, allora, le tecniche e le peripezie, per fare in modo di creare questo collante immaginario, poiché ancora una volta, l’uomo non riesce ad accettare d’essere un Dio già completo in sé e per sé. Ci si avvicina pian piano e in punta di piedi a questa immaginata Altra Parte di sé, la si osserva con distacco, con riverenza e quasi la si teme, perché s’impara a conoscerla accettandola già aprioristicamente come perfetta, pura e piena di conoscenza… Questo non posso essere io – si dice l’uomo – ma per sentirmi completo sento che ho bisogno di averti, di possederti, di fondermi con te.

Invero, nel tempo, ci siamo sempre più frammentati mentalmente, delegando, posponendo ed esteriorizzando… temiamo troppo le responsabilità e per liberarci di loro abbiamo combinato un casino! Ci vediamo come un puzzle tutto da comporre e ormai facciamo fatica a riconoscere le tessere giuste per incastrarle, ma di fatto non esiste alcun puzzle…. semplicemente non sappiamo osservarci, non sappiamo più accettarci per ciò che veramente siamo. Ne abbiamo smarrito il ricordo!

La nostra razionalità non ammette che siamo già un tutt’Uno e che non c’è nulla da possedere che già non sia in noi stessi. Ecco allora emergere questa voglia di amplesso tra sé e l’Altra Parte di sé ed è qui che nasce la tecnica che consiglio e insegno della “fusione”. Ma è solo un modo per accettare, riconoscendoci, di essere completi e perfetti da sempre….

Quello che consiglio e che insegno a chi si rivolge a me direttamente, sono solo tecniche atte ad allenare la propria consapevolezza fino a portarla a toccare con mano la Realtà ultima, quella più Vera. E in questa Realtà non c’è separazione nemmeno in noi stessi, così come non c’è nel Tutto che rimane invariato.

Queste tecniche sono necessarie solo per riabituarci a essere ciò che siamo sempre stati, senza perdere nulla della nostra identità e individualità, al pari di un qualsiasi allenamento fatto in palestra, laddove si allenano i muscoli che già si hanno e non se ne acquisiscono certamente di nuovi…. ciò non toglie che non ci siano persone che possano di punto in bianco svegliarsi una mattina e riconoscersi per ciò che sono nella loro totalità…. basta un guizzo di consapevolezza indirizzata nel modo giusto!

Può essere sbalorditivo tutto questo, ma è così! Dobbiamo solo diventare dei bravi sarti e imparare a ricucire mentalmente tutto ciò che abbiamo volutamente frammentato.

Ricordo un aforisma che dice: “Le forbici sono come la mente, loro tagliano e dividono… l'ago invece è come l'Amore. Unisce le cose, restaura quello che è a pezzi. Apri il tuo cuore all'Amore e lui lo renderà intero”… Aprirsi all’amore significa aprirsi a una conoscenza e a una consapevolezza superiori, perché la sua frequenza/vibrazione éleva, innalzandoci e aprendoci a questo tipo di comprensione.

A questo punto, è quanto mai necessario essere Spiriti Liberi, per sapere tenere bene in mano ago e filo! Ma, “La Libertà significa Responsabilità… ecco perché molti la temono!” (G. Bernard Shaw) ed ecco perché si ritorna a ciò che ha originato tutta questa voluta separazione immaginaria: le responsabilità che non abbiamo saputo, o voluto, accettare diventando schiavi di noi stessi!… accettandole, invece, il cerchio finalmente si chiude su se stesso… ora possiamo sentirci completi!… ora siamo di nuovo Dèi! E per concludere l’antica storiella indiana, possiamo dire che non c’è posto così ben nascosto che l’uomo non possa scoprirlo se ha veramente la volontà di completarsi…

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db/l_altra_parte_di_se.txt · Ultima modifica: 28/01/2021 18:56 da @Staff R.