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La Scienza non è uguale per tutti

Cat. “Autori
Roberto Morini (fisico nucleare e filosofo)
05 dicembre 2018

«Una nuova teoria fisica non trionfa mai: sono i suoi avversari che finiscono per morire (Max Planck)», mi armo quindi di santa pazienza e aspetto con altri «sulla riva del fiume», non essendo il solo (pitagorici compresi), certo che sia la Musica, il linguaggio universale, e non la Matematica (antica disciplina spesso abusata dai “mathematikós” non sempre “inclini ad apprendere”).

Forse, è nelle parole di Planck la matrice che ha portato alla ribalta tante castronerie… “scientifiche” (comprese le sue sui quanti). Oppure è da cercarsi nella feroce ignoranza di chi legge e studia che, come una spugna, assorbe tutto senza mai porsi le doverose domande sull’inattaccabilità di quanti sono imposti, da docenti fanculisti, come “pilastri” della scienza. Oppure ancora e, molto più semplicemente, nessuno conosce il significato e, la portata, delle parole che legge.

Alcuni esempi introduttivi che, senza tenere conto di com’è effettivamente fatto il nostro “piccolo” Universo, pongono in evidenza quanto suddetto nel modo più semplice possibile (almeno così spero), cogliendo le raccomandazioni di Rutherford, per stimolare la nascita di una nuova scienza, di cui non ci si debba più vergognare.

Elettrone: Per inculcare i primi rudimenti di fisica ai giovanissimi studenti era “simulato” proprio l’elettrone, rappresentato da una serie di spilli sopra un foglio bianco, mossi da una calamita (“invisibile” nella volontà dei dimostranti) posta sotto. Già qui si commettevano (si spera vivamente che la didattica sia cambiata) due errori fondamentali: un “sopra” e un “sotto” posti in evidenza, cioè una netta separazione tra causa ed effetto che, di fatto, non c’è. Come non esiste un “dentro” e un “fuori” (anche se io stesso l’ho utilizzato, a volte, ma unicamente inteso come limite tra le nostre normali percezioni e tutto il resto). Il secondo errore era di mostrare gli elettroni (spilli), nascondendo la calamita, quando a essere invisibili, sono proprio gli elettroni e non il contrario. Da qui, la rappresentazione falsata (che tuttora campeggia ovunque) di un nucleo con tante palline colorate che gli ruotano attorno.

Un qualunque fisico, posto di fronte alle sue responsabilità, davanti a un ingrandimento di un atomo, superiore ai mille miliardi di volte, avrebbe ammesso con non poco imbarazzo che: «Si è potuta misurare indirettamente la massa dei minuscoli oggetti che ruotano attorno al nucleo. Tale massa non è nulla. Logicamente, non può esistere una massa finita compresa in un volume nullo (cosiddetta “massa propria”) perciò abbiamo supposto che l’elettrone avesse una densità quasi simile a quella dei protoni e dei neutroni».

Tanto per cominciare, poiché non si vedono esplicitamente e si deve assegnare loro “direttamente” un volume nullo, come si può sapere che gli elettroni ci sono e che orbitano attorno al nucleo?

«Lo sappiamo indirettamente», risponderebbe il fisico di cui sopra, sempre più imbarazzato e turbato, giacché solleviamo la questione in nome del buon senso, anziché allineare su una lavagna file e file di formule matematiche che (Einstein docet soprattutto coi “buchi bianchi”) possono dimostrare tutto e il contrario di tutto. «Lo sappiamo indirettamente, perché si costata nello spazio l’esistenza di piccoli campi magnetici, molto localizzati, che girano attorno al nucleo. Un campo magnetico non lascia tracce visibili, ma si può evidenziare con una bussola».

Allora, come se la caverebbero i fisici, di fronte al nostro dilemma, in cui si registra il campo magnetico di minuscole calamite, chiamate “elettroni”, di volume nullo e per giunta invisibili? Tirerebbero in ballo la limitazione dei sensi e la necessità di ricorrere alle formule matematiche, in particolare a quella probabilista. Si avrebbe così una certa probabilità di osservare la deviazione della bussola, ma non una sola probabilità di osservare un elettrone del quale si possa dire com’è fatto.

Ciò nonostante, pur restando assolutamente invisibile o, a scanso d’equivoci per mediare le pecche, avvolto nella “nube elettronica” (vuoi vedere che anche qui sono passati con le chemtrails) e quant’altro, la scienza moderna “sa tutto” dell’elettrone al punto che, se a qualcuno venisse in mente che potrebbe avere le mutande, sarebbero “supposti” con precisione anche taglia e colore!

Se poi, volessimo prendere in considerazione la “Regola dell’ottetto”, ci spiegherebbero che è una: «regola empirica (definizione di “empirico”: «estraneo al rigore scientifico e per questo generalmente sconsigliabile») formulata nel 1916 da Gilbert Newton Lewis (già una parte del cognome, pur non sussistendo legami di sangue, è tutto un programma!) per spiegare in modo approssimato la formazione di legami chimici tra gli atomi, utilizzabile a rigore solo per gli atomi dei gruppi principali…. Elementi con numero atomico Z vicino a quello dell’elio come idrogeno, litio e berillio raggiungono una configurazione completa con due elettroni, detta duetto (Considerato il fatto che tuttavia il primo livello può contenere al massimo due elettroni, sarebbe meglio parlare di “regola dell’ottetto-duetto”). Un’altra eccezione è rappresentata dai metalli di transizione, nel cui guscio di valenza possono essere ospitati fino a 18 elettroni e si dice che hanno ottetto espanso. Dalla regola dell’ottetto segue che i gas nobili non formano legami, anche se in condizioni particolari è stato possibile ottenere composti di gas nobili (soprattutto di xeno), in particolare ossidi, fluoruri e clatrati».

Se è “empirica”, “approssimativa” e con tante “eccezioni”, fermo restando che l’elettrone fisicamente non c’è, qualcuno può spiegare in cosa consiste la validità di questa regola? Un “ottetto” che può essere anche “duetto” fino ad arrivare a un… “diciottetto?” (ma, essendo più del doppio, si sono vergognati e l’hanno chiamato espanso). Don’t panic! Perché nella terminologia tecnico-scientifica, da cartoni animati, ci sono anche il “doppietto” e il “singoletto” (campo di Higgs) e, più in generale, nel “numero degli stati degeneri in energia (molteplicità di spin), si aggiungono anche il “tripletto”, il “quadrupletto” e… il (2S + 1)-pletto… Per il “pistoletto” chiedere eventualmente alle Belle Arti…

Velocità della luce: I particolari riferiti all’elettrone (che, come tutto il resto, non sfuggono al setaccio e, agli effetti nefasti, della Relatività einsteiniana) hanno posto in evidenza questo punto, ma, come già descritto in altro articolo, per conoscere esattamente la velocità della luce occorre, aprioristicamente, conoscere la distanza altrettanto esatta tra due corpi, che è possibile ottenere solo se si conosce già l’esatta velocità della luce! Magari, provate a rileggere più volte questo concetto, chissà che, così, non possiate assumere la portata di tale assurdità e le ripercussioni che comporta. Rammento a tale proposito questa dichiarazione: «Sebbene poco appariscente, il lavoro di Hipparcos è d’importanza fondamentale: senza misure accurate di posizione e soprattutto di distanza non si può fare astrofisica (link)».

Assegnarle allora un valore, per giunta costante (Einstein), è ridicolo e lo diventa ancora di più, se consideriamo la predetta missione Hipparcos dell’ESA (”Satellite per ottenere parallassi ad alta precisione“, «il cui obiettivo era di misurare i parametri astrometrici di circa 120.000 stelle con una precisione da 2 a 4 milli-arcosecondi». Per altri dettagli si veda: “Terra: il Grande Inganno (parte prima)“) che, per ora, alla luce di nuovi calcoli, ha sbagliato la distanza tra la Terra e la Stella Polare di oltre un milione di miliardi di chilometri (111 anni… “luce”…?). Perché, all’interno delle fantasie scientifiche, quest’errore diventa clamoroso? Perché la Stella Polare «è usata come punto di riferimento per misurare la scala delle distanze nell’Universo (David Turner, c/o Halifax University)». Anche le dichiarazioni di Giuseppe Bono (astrofisico dell’INAF: “Istituto Nazionale di Astrofisica” di Roma) lasciano basiti, giacché riconosce ufficialmente, durante un’intervista del 24/11/2010, un grado d’incertezza in questo tipo di misurazioni del 30-40% (ricerca pubblicata anche su “Nature”).

A questo punto, come le più “attendibili“, ci restano solo le lanterne di quel truffatore di Galileo, o gli specchi riflettenti di Borelli!… ma, nonostante ciò, che rappresenta solo alcuni dei molteplici esempi possibili, che screditano totalmente i valori riferiti alla velocità della luce, qualcosa è cambiato? Nemmeno per sogno! L’Universo deve restare infinito e la Terra rotonda, dispersa e insignificante come un granello di sabbia nel vento, altrimenti tutti quegli imbecilli che si cibano principalmente di “pane ed Einstein” come farebbero a sopravvivere?

Perché non si prova a considerare una più concepibile “Velocità della luce” compresa tra 662,9 mi/s (T=0) e 665,5 mi/s (DT)? E, tenete presente che io zappo già la terra del mio orto, mentre fisici e astrofisici, che l’agricoltura saprebbe bene come impiegarli, ancora no… purtroppo!

Buchi neri: L’Astrofisica rientra nell’ambito della Fisica ed è stata “costretta” ad ammettere che possano esistere regioni, nel cosmo, dove lo spazio e il tempo si scambiano i ruoli: dove i fenomeni, cioè, si svolgerebbero “risalendo il tempo”. Premetto che anche qui ci sono concrete similitudini con l’elettrone, quando si prendono in considerazione le dinamiche ufficiali che entrerebbero in gioco.

Quando gli astrofisici vogliono descrivere una stella morente nella sua fase finale (dopo avere superato il limite di Chandrasekhar, cioè 3,4 volte la massa inopinatamente voluta per il nostro Sole), laddove assumerebbe l’attributo di “pulsar”, la descrizione, sempre ufficiale, dell’agonia e del suo stato finale suonerebbe pressappoco così: «Lo spazio è molto curvo intorno al pulsar in contrazione (ancora Einstein tirato in ballo) e, via, via che la contrazione continua, lo spazio s’incurva sempre di più. A un certo momento del collasso, la curvatura è così forte che lo spazio si “chiude” su se stesso, come un sacchetto di carta si chiuderebbe intorno a un palloncino, quando si piegano sempre più i bordi dell’imboccatura. Come il sacchetto di carta, lo spazio chiuso su se stesso isola completamente la stella morente dal mondo esterno. Né il calore, né i segnali elettromagnetici, né altro, possono essere emessi dal pulsar e uscire dallo spazio in cui è racchiuso, per giungere in un punto qualunque del nostro spazio, per esempio la Terra. Il “sacco”, cioè lo spazio chiuso in se stesso, è una “scatola nera” e per sempre. Non si riceverà mai più un qualunque segnale, luminoso o d’altro genere, che possa darci indicazioni su ciò che avviene all’interno di un buco nero».

Se dal buco nero non esce alcun segnale, com’è possibile allora scoprirne l’esistenza? Facile! Si fa come con gli elettroni: «Si può identificarlo indirettamente. Le particelle cariche che viaggiano presso un buco nero assumono velocità altissime (curvatura dello spazio) e turbinio (campo magnetico) e, tutto questo, comporta un’emissione di radiazioni elettromagnetiche potenti (soprattutto raggi X). Questi raggi X segnalano la presenza probabile di un buco nero».

Attenti, allora, a non fratturarvi le ossa, perché quando vi faranno le radiografie, potreste inciampare in un buco nero! In fondo è invisibile e potrebbe essere ovunque. E, magari fosse tutto qui!

All’inizio del punto si parlava di spazio e di tempo che si scambiano i ruoli e, l’Astrofisica s’impegna a fondo su questo tema: «Due caratteristiche essenziali distinguono lo spazio e il tempo all’interno dei buchi neri, dallo spazio e dal tempo quali li conosciamo abitualmente. Innanzitutto, nei buchi neri il tempo scorre in senso inverso rispetto al nostro, quindi, il tempo e lo spazio si sono scambiati i ruoli, laddove è “lo spazio che scorre” e ci “si sposta nel tempo”, cosicché, il tempo nei buchi neri procede dal futuro verso il passato. Naturalmente, chiunque fosse trasportato in un mondo, dove il tempo è invertito, vivrebbe secondo la sua durata abituale (in Fisica si chiama “tempo proprio”) e invecchierebbe normalmente, sarebbe invece, per questi, come se vedessero un film al contrario… l’entropia non sarebbe più crescente (secondo principio della termodinamica), ma decrescente e, mentre l’osservatore invecchierebbe normalmente, le cose attorno a lui tornerebbero nuove e le persone ringiovanirebbero…».

Ce n’è abbastanza per uscire di senno, senza tenere conto che è sottolineato che non si potrà mai sapere cosa ci sia dentro a un buco nero, perché come sostengono apertamente: «Lo spazio del nostro Universo, nella regione dove sparisce per sempre il buco nero, riprende la sua forma “normale”, cioè scompare ogni traccia…». In ogni caso, si creano trame, scenari e film (vedasi “2001 Odissea nello Spazio”) che scambiano sì i ruoli, non tra il tempo e lo spazio, ma tra la realtà e la fiction.

Come se non bastasse, ci sono astrofisici che hanno sostenuto la tesi della “successiva espansione” del buco nero: «Il buco nero in contrazione si pone in espansione, dando così origine a un nuovo Universo in espansione, simile al nostro ma completamente indipendente… Il nostro Universo che “genera” buchi neri e “si divide” come fanno le cellule del nostro corpo, creando altri Universi…».

Se non fossero animali intelligentissimi, verrebbe da dire: “Somari!”. Non per quello che potreste intendere con questi esempi, ma per ciò che esporrò alla fine.

Quello che osserviamo in cielo sono solo forme generate dalla vibrazione (si veda la Cimatica) che cambiano gradualmente struttura (scomparsa di una stella = buco nero e sviluppo dei quasar, per dirla come loro) per modificare/aggiornare l’influenza che, tali forme, esercitano sulla sfera biologica (si veda la Radionica), dando stimolo all’evoluzione. In parole povere, in sé e per sé, sono solo parti di “disegni” che cambiano forma.

Particelle elementari: Qui ci sarebbe da scrivere un libro, basti pensare che: «Il modello standard rappresenta per i fisici quello che la teoria dell’evoluzione rappresenta per i biologi»… invero, entrambi una grandissima cagata, ma perfettamente funzionale agli scopi! C’è pure chi lo ammette apertamente, anche se in altri termini: «Molti fisici teorici si aspettano che una nuova fisica emerga oltre il Modello standard, a causa di alcune proprietà insoddisfacenti del modello stesso».

«L’Universo è enorme e il modello standard ne spiega solo una parte. È stato individuato un gap tra quello che riusciamo a vedere e quello che deve esserci. Il gap deve essere riempito da qualcosa che non comprendiamo completamente, che è stato soprannominato “materia oscura” (27%). Anche le galassie sfrecciano via una dall’altra in modo più veloce rispetto alle forze che conosciamo. Questo gap è definito “energia oscura” (68%). Confermare il modello standard, o magari modificarlo, sarebbe un passo in avanti verso il santo Graal della fisica: una “teoria del tutto” che abbracci materia oscura, forza oscura e forza di gravità, che il modello standard non spiega». Le percentuali tra parentesi sono dati ufficiali, come ufficiale è quello che la scienza ammette di conoscere del nostro (tra tantissime virgolette) infinito Universo: «[…] della massa-energia dell’Universo, l’energia e la materia ordinaria ne rappresenterebbero solo il 5%».

E, con un 5% noto, percentuale difficilmente ipotizzabile, considerate le cazzate che sfornano a ripetizione, pretenderebbero di avere scoperta “la particella di Dio”! Altrimenti detta “bosone di Higgs”, particella «elementare, massiva e scalare che svolge un ruolo fondamentale all’interno del Modello standard». Magari, anziché “svolge” era meglio dire “che potrebbe svolgere, qualora scoperta”, dato che è definita «teorica» e, il fatto di escluderla, o trovare qualcosa di diverso, fa ammettere candidamente che: «costringerebbe a ripensare la teoria su come l’Universo si è formato».

Che esista una particella primordiale che permetta, alle altre che entrano in contatto con la stessa, di acquisire masse differenti (caratteristica attribuita al bosone di Higgs da John Ellis del CERN) può rientrare in una logica, volendo, anche inossidabile. Che il bosone di Higgs possa definirsi “la particella di Dio”, intendendo con questo la “particella matrice” dalla quale tutto è nato, per la stessa logica, è un abbaglio madornale. In ogni caso, terminando gli esempi, entrambe le particelle (di Higgs, o di Dio) non potranno mai essere osservate, perché confinate in uno stato non percepibile, né dai nostri sensi, né da qualsiasi strumento alla nostra portata. E, già qualche scettico se n’è reso conto con la: «Teoria in cui molte delle buone caratteristiche teoriche del settore di Higgs nel Modello standard possono essere riprodotte, per particolari valori dei parametri del modello, dall’introduzione di un settore extra dimensionale (Csaki, Grojean, Pilo e Terning in “Physical Review” – 2004)».

Ogni particella elementare (mattone individuale e, nell’ambito universale, “eterno”) ha una sua vibrazione che la distingue da tutte e, un “mondo” al suo interno che è individuale e inaccessibile per chiunque altro. È il suo database, dove sono racchiuse tutte le esperienze vissute singolarmente e interpretate allo stesso modo. Lo stesso è per noi.

La necessità di aggregazione (trasmessa poi a livello cellulare: ogni cellula media ne contiene un miliardo di miliardi) nasce dal bisogno di evolvere e fare esperienze sempre più complesse che, singolarmente la singola particella non riuscirebbe a fare (esempio: per eseguire una sinfonia occorre che diversi suonatori si siano accordati, seguendo partiture parallele, per dare un’unità all’insieme dei suoni che intendono produrre. Quest’unione si chiama: orchestra, formata da tanti suonatori, che sono individui, che hanno una diversa esperienza del vissuto, e suonano strumenti diversi). Allo stesso modo, le particelle (come accade per le predette cellule), in uno stato di aggregazione, non perdono la loro individualità. Tale diversità è anche unità, grazie al comportamento armonioso dell’insieme di queste energie costitutive, esattamente come l’armonia prodotta dall’orchestra non è creata dall’astrazione “orchestra”, ma dalla conoscenza e dall’arte di ognuno dei musicisti che ne fanno parte.

Poi, a livello di settimo guscio (si veda com’è fatto il nostro Universo in “Le sette Terre Cave“) – dove sosta compartimentata la “particella di Dio” con il “bosone di Higgs”, cioè dove tutto ha inizio e fine – in qualunque forma giunga l’aggregazione, tutte le singole informazioni/esperienze, portate dalle particelle, saranno messe a confronto per ottenere alla fine, l’unica risposta possibile: «I… S…. P….». Anche il solo fatto che le particelle siano tornate al punto di partenza, palesa la medesima risposta.

Questo sarà il lasciapassare per attraversare l’ultima frontiera, quella energetica: il settimo firmamento.

Ora, occorre fare dei distinguo ben precisi: non esiste un sotto e un sopra, come non esiste un dentro e un fuori, ma, soprattutto, non esistono un’energia da una parte e una materia dall’altra! Tutto è energia, differenziata dalla vibrazione, della quale noi costituiamo una piccolissima parte, unitamente a ciò che riusciamo a percepire. Se per cercare di trovare il predetto “bosone di Higgs” si mettono in campo energie superiori ai diecimila miliardi di elettronvolt (14TeV) è abbastanza comprensibile che, quando si parla di energia (se qualcuno vuole chiamarla “Spirito” è lo stesso), alla fonte, ci troviamo dinnanzi a valori spaventosamente elevati. Nel nostro caso, siamo sempre noi, qui, in uno stato fisico che rappresenta quello ultimo, di un’unica estensione che si esprime attraverso vari stadi vibrazionali a valori discendenti (c’è chi li chiama “corpi sottili”), proporzionalmente attenuati e, pur sempre, indissolubilmente collegati e interagenti tra loro.

Se parliamo di vibrazioni, perché è questo che regola e caratterizza tutto ciò che esiste nell’Universo, plasmando l’energia, chiunque è in grado di comprendere che producano un suono. Ogni particella, quindi, produrrà una particolare nota musicale.

A ogni nota musicale corrisponde un numero, un colore e una forma, che assumono la stessa valenza nella scala delle frequenze. E, la gamma infinita di frequenze consegna a tutto ciò che esiste la vita…

Ecco, allora, che può nascere un nuovo modo, fedele alla realtà, d’intendere i legami atomici (e questo è rivolto, oltre a quelli che sono in perfetta buonafede, a chi varca la soglia per la prima volta, affinché apra gli occhi su ciò che lo attende). Due, o più atomi (i cui pesi atomici sono direttamente proporzionali alla densità prodotta dalle rispettive vibrazioni), formano legami stabili perché entrano in sintonia, sviluppando accordi armoniosi, non per la “regola dell’ottetto” ma, per la regola dell’Ottava musicale, giacché tutto ciò che esiste al nostro livello, sia esso spirituale, psichico, o fisico, poggia sulle leggi delle Ottave, o Scale musicali naturali.

A questo punto, chiunque potrebbe pensare che la scienza ufficiale sia stupidamente immersa in un vortice di contraddizioni, dove annaspa per rimanere a galla. Non è così! Purtroppo, la maggior parte preferisce ingoiare il rospo della stupidità, purché possa crescere il proprio “orticello”. Che ci siano dei letargici pantofolai è fuori discussione, ma tutti quei prezzolati, che ricoprono ruoli chiave, sanno perfettamente come stanno le cose e, volutamente, imbrogliano le carte, seguendo i diktat di chi li paga profumatamente per tenere le masse nella più profonda ignoranza. «Ogni uomo è guidato dall’avidità di potere e dalla bramosia di onori. Sono, in vero, assai rari coloro che non sono pronti a sacrificare il benessere altrui pur di raggiungere le proprie finalità».

Così, riferendoci al solo campo scientifico, si predispongono formule, leggi, postulati, teorie, ecc…, che devono soddisfarne tante altre, complicandone la verifica, passando altresì sotto la lente dei grandi e, onnipresenti, truffatori. Nomi altisonanti, ben noti e posti saldamente sull’altare al solo scopo di cancellare ogni traccia sia della verità, sia delle manovre, più o meno oscure, dei burattinai e della loro infinita e, connivente, manovalanza subordinata, operante in tutti i settori.

A conferma di ciò, si vedano i “Rapporti NASA” di cui una piccola parte è stata pubblicata in video dal youtuber Dino Tinelli (link), dove sono poste in chiara evidenza: “un’atmosfera statica” e “una Terra piatta e non rotante“. La “Terra piatta” è citata pure in uno dei tanti rapporti della CIA, preso qui come esempio (link) e dall’Army Research Laboratory (link) in un rapporto il cui titolo è tutto un programma: “Propagation of Electromagnetic Fields Over Flat Earth“. Questi sono solo pochi esempi, ce ne sono tantissimi altri, tratti esclusivamente da documenti governativi, che saranno pubblicati una volta completato l’elenco. Bastano, tuttavia, per zittire definitivamente i cretini e i disinformatori, sempre pronti a contestare ciò che pubblichiamo ormai da una vita…

«La verità vi renderà liberi». Queste parole non fanno paura solo agli assetati di potere e dominio, ma, soprattutto e purtroppo, a quanti sono sempre stati abituati a vivere in catene, convinti del contrario. Questo è ciò che preoccupa maggiormente, perché l’eventuale risveglio, dopo tanto sonnambulismo, potrebbe dare libero sfogo agli istinti più brutali, anziché adoperarsi per resettare il tutto con estrema intelligenza.

Raccomandazioni inutili le mie, perché chi vive in questo mondo, si comporta come se ne avesse altri a disposizione, pensando che le sue azioni non si ripercuoteranno mai, pesantemente, né su se stesso, né su chi gli sta attorno.

Negli anni ’60 del secolo scorso, fu trasmesso dalla RAI un “Corso d’istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta” che s’intitolava: “Non è mai troppo tardi“… lo stesso vale anche per rinsavire!

Extrapedia Autori


db/la_scienza_non_e_uguale_per_tutti.txt · Ultima modifica: 10/06/2021 17:38 da @Staff R.