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Mancanza di trasparenza nell’ambito delle raccolte fondi per l’emergenza COVID-19

Ministero della Salute: molto scarsi in italiano, ma solerti nella raccolta fondi per tappare qualche falla dei selvaggi tagli dati da loro stessi alla sanità, il 28 aprile 2020 ricorrevano, ancora una volta e senza vergogna alcuna, alle tasche dei tanto fessi, ma generosissimi italiani, lanciando una prima campagna in favore: della Protezione Civile, della Croce Rossa, della Fondazione Nazioni Unite e Swiss philantropy foundation (sotto il nome dell’OMS), di UNICEF e Save the Children.

Sulla scia del ministero sono state attivate centinaia d'iniziative, pubbliche e private, cavalcando l'onda di quella filantropia che dona più benefici a chi le promuove, rispetto ai dichiarati destinatari. Questa prassi, dove sul podio checché se ne dica, campeggia il solito Telethon (La grande escroquerie du Téléthon) è arcinota da tempo e ha stimolato, ancora una volta, il richiamo (29 luglio 2020) del presidente della vigile Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC): «L’Autorità ha ricevuto diverse segnalazioni sull’asserita mancanza di trasparenza delle erogazioni liberali in natura e in denaro, nell’ambito delle raccolte fondi per l’emergenza COVID-19… Pertanto, ai sensi dell’art. 99, co. 5, del decreto legge n. 18/2020, le pubbliche amministrazioni sono tenute a predisporre e pubblicare una rendicontazione delle erogazioni liberali ricevute». Questo intervento, purtroppo, è diretto solo alle PA, per tutti gli altri è “campo libero”…

Mentre la Protezione Civile pubblica un resoconto sulle due raccolte fondi (“Fondo per l’acquisizione di dispositivi di protezione individuali e attrezzature sanitarie” e “Fondo per le famiglie degli operatori sanitari che hanno perso la vita nella lotta al Coronavirus”) sostanzialmente fermo al 18 agosto 2020, solo tre regioni pare rispettino la normativa: Emilia-Romagna, Lombardia e Trento, secondo l'analisi fatta da “Dataroom” fino all'11 ottobre 2020 e pubblicata sul “Corriere Della Sera”. Sulle stesse pagine è possibile avere un quadro approssimativo delle principali donazioni.

Ben dodici regioni: Abruzzo, Bolzano, Calabria, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto, non hanno ancora pubblicato alcun dato, ma è intervenuta dalla loro parte l'ulteriore proroga dell'emergenza, come limite massimo per adeguarsi alla normativa.

Fonte “Dataroom” - Corriere Della Sera

Nel mirino della trasmissione televisiva “Fuori dal Coro” la regione Marche: «Mentre gli operatori sanitari delle Marche [medici e infermieri che sono ancora in prima linea nella lotta contro il coronavirus] si ritrovano senza premi del bonus Covid, che erano stati annunciati dalla Regione nel mese di maggio, un documento stesso della Regione datato 7 agosto autorizza il pagamento del 30% dello stipendio mensile [come bonus], da gennaio a luglio 2020, per ben 82 dirigenti. Presenti nella lista anche i dirigenti dello Sport e del Turismo, insieme a tanti altri, che durante il periodo del lockdown sono stati fermi e hanno lavorato da remoto (Sputnik News 16 ottobre 2020)».

Altre regioni (come Piemonte e Veneto), tuttavia, pare seguano lo stesso esempio.

A denunciarlo è l'Associazione Medici e Dirigenti (ANAAO Assomed) in un suo comunicato stampa del 20 maggio 2020: «Le risorse economiche per la premialità Covid-19 previste nel DL “Rilancio” (articolo 2, comma 6) e destinate “prioritariamente alla remunerazione delle prestazioni correlate alle particolari condizioni di lavoro del personale dipendente delle aziende e degli enti del servizio sanitario nazionale direttamente impiegato nelle attività di contrasto alla emergenza epidemiologica determinata dal diffondersi del Covid-19”, sono assegnate, purtroppo - denuncia il Segretario Nazionale Anaao Assomed Carlo Palermo - in modo indistinto tra Dirigenza medica e sanitaria e Comparto.

Questa infelice scelta sta determinando in alcune Regioni, come Veneto e Piemonte, conflitti tra le categorie e difficoltà legate alla curiosa alleanza tra Confederazioni sindacali e Assessorati regionali alla Sanità per favorire una suddivisione pro capite e a pioggia degli importi economici finanziati dal Governo nel decreto, nonché di quelli incrementali messi a disposizione dalle Regioni attingendo a riserve proprie… Si tratta – dichiara Palermo - di un vero e proprio schiaffo rifilato a quei volti che abbiamo visto su tutti i media segnati dalla stanchezza, dalla sofferenza e dalle lesioni cutanee determinate dall’uso prolungato delle maschere protettive. Non siamo più “eroi”, non siamo più “angeli”. La tanto sbandierata riconoscenza per la nostra generosità, lo spirito di servizio e l’abnegazione, passata l’emergenza, cede il posto, come nella regione Veneto, a più vili e prosaiche esigenze di consenso politico e propaganda elettorale…».

Un database nazionale non c’è, di conseguenza non è possibile ricostruire la cifra completa di tutte le donazioni effettuate. La cifra raccolta in tutta Italia, che “Dataroom” ha ricostruito, è di almeno 814.774.185 di euro, di cui 106.606.709 non ancora impiegati. Che fine faranno i fondi non ancora usati? Il Decreto Cura Italia, trasformato in legge, impone di tenerli separati dal bilancio regionale e di non usarli per fini diversi dall’emergenza Covid.

E non è forse in “emergenza Covid” chi per questo ha perso tutto? E tutti i lavoratori che stanno ancora attendendo la cassa integrazione dall'INPS da febbraio?

L’istituto aveva segnalato (11 settembre 2020) che in realtà attendono di ricevere i soldi 272 lavoratori per il bonifico di febbraio, 23.579 per quello di marzo, 33.768 per aprile, 121.760 per maggio, 136.931 per giugno, 77.183 per luglio e 5.057 per agosto. Cosa sono quindi i 30mila citati da Tridico? Molto probabilmente il presidente dell’Inps si riferisce a chi non ha mai ricevuto un pagamento da febbraio a oggi, che in effetti nel documento dell’istituto erano quantificati in 30.324. Ma questi, come si capisce facilmente, sono solo una piccola parte dei lavoratori in attesa della cassa integrazione.

L’unico numero che conosciamo è che ci sono quasi 400mila bonifici in attesa di essere pagati, almeno al 10 settembre.

Ma non è finita qui. Ci sono infatti anche le domande per ricevere la cassa integrazione pervenute all’Inps ma non ancora prese in considerazione. Il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’istituto, Guglielmo Loy, ha affermato che «il differenziale tra le domande presentate e quelle autorizzate è ancora alto, siamo intorno alle 200mila domande». E dietro a ogni domanda di cassa integrazione ci possono essere diversi dipendenti dello stesso datore di lavoro. Anche qui dunque è probabile siano in attesa altre centinaia di migliaia di lavoratori, che ancora non sanno se hanno diritto o meno alla cassa integrazione. 1)

E questa, purtroppo, è solo la punta dell'iceberg…

Da tutto ciò abbiamo imparato una morale: quando vogliamo impiegare i nostri soldi in beneficienza, spendiamoli con loro, non per loro!

20 ottobre 2020
Redazione di Extrapedia


1)
Sky TG24 29/09/2020
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