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Amnesty International: un covo di spie creata dai servizi segreti britannici

Nulla è mai come sembra, della serie: “non ci si può fidare di nessuno!”.

Dal profilo della sezione italiana si legge:

OGNI INGIUSTIZIA CI RIGUARDA
Siamo un movimento di persone determinate a creare un mondo più giusto, in cui ogni persona possa godere dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.
Mettiamo in evidenza le ingiustizie, diamo voce a chi non ha voce, cambiamo la vita delle persone. Dal 1961, abbiamo contribuito a ridare libertà e dignità a oltre 50.000 persone, salvando 3 vite al giorno

L'immagine stellare di Amnesty come difensore globale dei diritti umani è in contrasto già a partire dai suoi primi giorni, quando il ministero degli Esteri britannico censurava i rapporti critici nei confronti dell'Impero. Durante gli anni '60 il Regno Unito si stava ritirando dalle sue colonie e il Foreign Office e il Colonial Office erano affamati d'informazioni dagli attivisti per i diritti umani sulla situazione sul campo.

Il co-fondatore 1) di Amnesty International, Peter Benenson, 2) aveva profondi legami con il ministero degli Esteri britannico e il ministero Coloniale. Durante la guerra, lavorò nell'intelligence militare presso il centro di decodifica di Bletchley Park. Benenson lavorò come spia per raccogliere informazioni sotto la copertura di Amnesty International, sponsorizzata direttamente da “The Crown”.

Nel 1963, il ministero degli Esteri britannico incaricò i suoi agenti all'estero di fornire un “supporto discreto” alle campagne di Amnesty, spiegando che l'organizzazione sarebbe rimasta “indipendente”, nel senso che la burocrazia non sarebbe stata responsabile delle sue attività: “Alcune delle quali potrebbero di tanto in tanto metterci in imbarazzo” (National Archives, Kew, U.K.: LCO 2/8097, Intel: “Amnesty International”, 9 maggio 1967, che riassume le decisioni del 1963). La lobby Deep State anglo-americana da allora ha lavorato per ricreare l'Impero britannico dei tempi moderni, reclutando politici e uomini d'affari locali per raccogliere informazioni e concludere business. Uno dei suoi gruppi, “CTD Advisors” (Intelligence-based bespoke advice in opaque environments), era gestito dal figlio di una spia britannica pakistana e fortemente infestato da ex capi dell'intelligence che sostenevano un intervento straniero in Kashmir.

A causa della sua ingerenza in Kashmir, l'ex primo ministro indiano Rajiv Gandhi nel 1990 (allora leader dell'opposizione) chiese il divieto d'ingresso di Amnesty International nel Kashmir accusandola di essere un'organizzazione dubbia.

Nel 1964, Benenson chiese l'assistenza del ministero degli Esteri per ottenere un visto per Haiti. Il ministero ottennne il visto e telegrafò al suo rappresentante di Port-au-Prince, Alan Elgar, dicendo: «Noi sosteniamo gli obiettivi di Amnesty International (National Archives, Kew, U.K.: FO 371/174252, FO “Port-au-Prince”, 18 dicembre 1964)». Lì, Benenson andò sotto copertura come pittore, permettendogli di incontrare gli oppositori del regime senza attirare l'attenzione delle forze di sicurezza di Duvalier, i Ton Ton Macoutes, come il ministro di Stato, Walter Padley, gli aveva ricordato prima di partire: «Dovremo essere un po' attenti a non dare agli haitiani l'impressione che la vostra visita sia effettivamente sponsorizzata dal governo di Sua Maestà (National Archives, Kew, U.K.: FO 371/174252, “Padley to Benenson”, 18 dicembre 1964)».

A metà degli anni '90, il quotidiano “Sudan Vision Daily” ha paragonato Amnesty al “National Endowment for Democracy” degli Stati Uniti, durante la sua campagna per il cambio di regime in Sudan. Il giornale ha dichiarato che “Amnesty International è, in sostanza, un'organizzazione di intelligence britannica che fa parte del sistema decisionale del governo”. In un rapporto del settembre 2016, Amnesty International ha affermato che il governo sudanese stava usando armi chimiche in Darfur. I media occidentali lo sostenevano come un dato di fatto, ma i media africani lo trovavano molto dubbioso e basato su dicerie. Il seguente rapporto sudanese (ripubblicato integralmente da “Modern Ghana”) riflette sulla storia di Amnesty International come braccio di propaganda del governo britannico che gode anche dello “status di osservatore” presso le Nazioni Unite, ricevendo il sostegno dell'organismo internazionale.

Amnesty International ha anche coperto le torture da parte di agenti britannici nello Yemen. Nel 1966, un rapporto di Amnesty International sulla colonia britannica di Aden, una città portuale nell'attuale Yemen, descrisse in dettaglio la tortura dei detenuti da parte del governo britannico nel centro degli interrogatori di Ras Morbut. I prigionieri erano spogliati durante gli interrogatori, costretti a sedersi su pali che entravano nel loro ano, avevano i genitali attorcigliati, le sigarette bruciate sul viso ed erano tenuti in celle dove feci e urina coprivano il pavimento (National Archives, Kew, U.K.: PREM 13/1294, “Franck to Wilson”, 18 ottobre 1966).

Il rapporto, tuttavia, non è mai stato pubblicato. Benenson disse che il segretario generale di Amnesty, Robert Swann, l'aveva censurato per compiacere il Foreign Office, ma il co-fondatore di Amnesty, Eric Baker, affermò che Benenson e Swann si erano incontrati con il Foreign Office e avevano accettato di mantenere il rapporto segreto in cambio di riforme (circolare di Amnesty International: “Aden”, ottobre 1966). Un promemoria del Lord Cancelliere, Gerald Gardiner a Harold Wilson, affermava che “Amnesty ha tenuto in sospeso la denuncia il più a lungo possibile perché Peter Benenson non voleva fare nulla per danneggiare un governo laburista“ (National Archives, Kew, U.K.: PREM 13/1294, “Lord Chancellor to Prime Minster”, 4 novembre 1966).

Sempre nel 1966, Amnesty International fu scossa da una grave crisi interna e da uno scandalo, quando il suo fondatore Peter Benenson affermò che l'organizzazione era infiltrata da agenti dell'intelligence britannica e chiese che la sua sede fosse trasferita in un altro paese. Questo fu seguito da affermazioni degli Stati Uniti secondo cui anche la Central Intelligence Agency (CIA) era coinvolta in Amnesty.

Documenti non classificati rivelano anche come l'intelligence israeliana gestisse la filiale locale di Amnesty International. Il governo israeliano ha finanziato la creazione e l'attività della filiale di Amnesty International in Israele negli anni '60 e '70. I documenti ufficiali rivelano che il presidente dell'organizzazione era in costante contatto con il ministero degli Esteri e da esso ha ricevuto istruzioni.

Francis Boyle (professore di diritto internazionale presso l'Università dell'Illinois College of Law che ha redatto la legislazione di attuazione interna degli Stati Uniti per la Convenzione sulle armi biologiche, nota come Atto antiterrorismo sulle armi biologiche del 1989), in qualità di membro del consiglio di Amnesty International USA alla fine degli anni '80 e all'inizio degli anni '90, ha affermato che Amnesty International USA ha agito in modo strettamente correlato agli interessi della politica estera degli Stati Uniti. Attribuisce i legami tra Amnesty International e gli interessi di politica estera USA/Regno Unito al contributo finanziario relativamente elevato di Amnesty International USA al bilancio internazionale di AI, che stimava al 20%. Boyle ha aggiunto che Amnesty International è stata determinante nel pubblicizzare la bufala ”Iraqi soldiers dumping children from incubators in Kuwait“.

In un'intervista esclusiva con ”Covert Action Quarterly“, il dottor Boyle ha spiegato come gli agenti segreti di Amnesty International abbiano scatenato una guerra:

«Dei sei voti al Senato degli Stati Uniti che hanno approvato la risoluzione di andare in guerra, molti di quei senatori hanno affermato di essere stati influenzati dal rapporto di Amnesty. Ora voglio chiarire che questo non era un lavoro di Amnesty International ma di Londra, e quello che è successo poi, quando è iniziata la guerra, alla successiva riunione del consiglio di amministrazione di AI USA, ho chiesto un'indagine.

A quel punto era emerso che si trattava di propaganda kuwaitiana messa insieme dalla società di pubbliche relazioni, “Hill & Knowlton”, e io chiesi un'indagine. Non è successo assolutamente niente. Non c'è mai stata un'indagine, c'è stato un totale ostruzionismo proveniente da Londra. Si sono rifiutati di ammettere di aver fatto qualcosa di sbagliato. Non c'è mai stata una spiegazione, non ci sono mai state scuse.

La mia conclusione fu che un funzionario di alto livello di Amnesty International a quel tempo, che non nominerò, era un agente dell'intelligence britannica. Inoltre, il mio collega membro del consiglio, che ha anche indagato su questo indipendentemente da me, è arrivato alla stessa identica conclusione. Quindi certamente quando ho a che fare con persone che vogliono lavorare con Amnesty a Londra, dico loro: “Guarda, capisci, sono penetrati da agenti dell'intelligence, Regno Unito, forse Stati Uniti, non lo so, ma tu certamente non puoi fidarti di loro”».

Si dice che Amnesty International ora abbia cambiato veste, prendendo le distanze dal suo oscuro passato, ma si dice anche che il lupo perda il pelo, ma non il vizio…

11 novembre 2020
Redazione di Extrapedia


1)
Con il collega avvocato Louis Blom-Cooper, Quaker Eric Baker e l'editore David Astor, lanciò Amnesty sul quotidiano “The Observer” il 28 maggio 1961 con il titolo: “The Forgotten Prisoners
2)
Peter James Henry Solomon Benenson, nato a Londra il 31 luglio 1921 e morto a Oxford il 25 febbraio 2005. Sua madre era di origine ebraica russa; suo padre, un ufficiale dell'esercito britannico
db/amnesty_international_un_covo_di_spie_creata_dai_servizi_segreti_britannici.txt · Ultima modifica: 03/03/2021 09:50 da @Staff R.