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Le tensioni tra gli antagonisti storici sono sempre in aumento. Nessuno che si risparmia. D’altronde per chi tira i fili dell’andamento mondiale è un “gioco” e muove le sue pedine a piacimento.

Due aerei da combattimento russi hanno sfiorato, “facendole la barba”, una nave degli Stati Uniti che si trovava nel mar Baltico. La manovra quasi beffarda ha messo in allarme l’intero comparto navale statunitense che naviga in acque internazionali.

Dalle Filippine, dove si trova per assistere a una esercitazione congiunta denominata “Balikatan”, il segretario alla Difesa USA, Ash Carter, ha annunciato che andrà a bordo della portaerei USS Stennis, che attualmente incrocia nelle acque del mare Cinese meridionale. Acque agitate, perché sono oggetto di controversie internazionali e di contrapposte rivendicazioni da parte delle stesse Filippine, della Malaysia, del Brunei, di Taiwan, del Vietnam e soprattutto della Cina, che rivendica la quasi totalità di quei mari, ricchi di petrolio e di gas. La mossa di Carter è destinata a suscitare l’ira di Pechino, che accusa Washington di “militarizzare la crisi” e di aumentare il rischio di un conflitto armato tra gli Stati che si contrappongono. In fondo è quello che Washington vorrebbe…

La Corea del Nord continua, di tanto in tanto, a lanciare provocazioni coi suoi missili. È da un mese che lo sta facendo con una certa frequenza e, non è escluso, che faccia la stessa cosa anche per festeggiare il compleanno del suo leader. Il ministero della Difesa sudcoreano ha comunicato che non è chiaro se il missile sparato questa mattina fosse a corto, o a medio, raggio. Il lancio arriva mentre a Seul si ipotizza che Pyongyang si stia preparando a testare un missile di medio raggio con una gittata di 3.500 chilometri, sufficiente quindi per raggiungere le installazioni militari statunitensi in Giappone e nell’isola di Guam.