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Europa destinata al conflitto

Cat. “Autori
Roberto Morini (fisico nucleare e filosofo)
27 aprile 2016

A volte, avere un archivio ben fornito è utile e, rispolverarlo di tanto in tanto, è ancora più utile, perché porta sempre delle conferme.

Era, poco più di un anno fa, il 3 febbraio 2015, quando George Friedman, Fondatore e Presidente della Corporazione privata d’intelligence e previsioni geopolitiche: “Stratfor” (link) parlò al “Chicago Council on Global Affairs“ (332 S. Michigan Avenue, Suite 1100 Chicago, Illinois 60604-4416) in una conferenza dedicata dal titolo: “Europa: destinata al conflitto?” (link al video sulla conferenza).

Friedman, che è un’autorità in materia di intelligence tattica e strategica globale, è un assiduo frequentatore di gruppi di discussione su questioni d’intelligence a livello internazionale per i principali notiziari e, reti radio, tra cui ”CNN“, ”Fox News“ e ”NPR“. È autore di numerosi libri su guerra e intelligence, tra i quali: ”The Next Decade“, ”The Next 100 Years“, ”America’s Secret War“ e ”The Intelligence Edge“.

Nel riepilogo dell’intervento di Friedman, redatto da Richard C. Longworth (la pagina non esiste più - ndr) e, ricomposta la frammentarietà dei discorsi, attraverso la conferenza in video, emerge il vero quadro che focalizza gli interessi dell’America sull’Europa e il “pericolo” rappresentato dalla Germania.

Premesso che: «Nel secolo scorso, l’Europa ha combattuto 31 anni di guerre intermittenti, dal 1914 fino alla fine della seconda guerra mondiale, con 100 milioni di morti in battaglie, genocidi, carestie e l’Olocausto. Sotto la pressione americana è nata la Comunità europea e poi, nel 1992, l’Unione europea, con la promessa di pace post-nazionale e la prosperità. Ma è davvero finita in Europa?. La macellazione che iniziò nel 1914 è finita? È cambiato qualcosa? L’Unione europea sopravvivrà? E, se così non fosse, cosa verrà dopo? L’instabilità europea è una minaccia di instabilità globale» – ha avvertito Friedman.

«L’Europa è un piccolo continente di 52 Stati sovrani, “tutti con brutti ricordi”. Le frontiere possono essere aperte, e questo significa che puoi guidare per tre ore ed essere, in breve tempo, in quattro o cinque Paesi che amaramente continuano a disprezzarsi l’un l’altro per ciò che è accaduto secoli fa. Tutti odiano i tedeschi. Gli ungheresi odiano i rumeni. In Belgio i valloni odiano i fiamminghi. La Catalogna vuole lasciare la Spagna. Il Nord Italia vuole lasciare il Sud Italia. I francesi odiano i tedeschi. La mappa europea è un disastro, perché alla fine l’Europa non condivide una fede. Per essere una nazione, devi avere una fede comune. Il risultato è che nessuno parla con l’Europa, ma solo con i singoli Stati membri. Dopo la crisi della “Lehman Brothers”, i banchieri americani si sono riuniti in una stanza, se le sono date di santa ragione e hanno trovato una soluzione. Perché si sentivano americani. In Europa questo è impossibile. I risultati si vedono e si vedranno». Le Vecchie «animosità nazionali» esistono ancora, «l’UE è una falsa Unione in cui nessuno condivide un destino».

«L’Europa ha conquistato il mondo, in epoca coloniale, ma non ha mai conquistato se stessa». E, senza una coerenza per risolvere i problemi quando nascono, evitando di farsi le scarpe l’un l’altro per sopravvivere, è meglio che l’UE si scomponga, perché, come ben la descrive Friedman è: «una struttura impraticabile».

Le previsioni di Friedman: «l’idea stessa di una esclusività europea a mio avviso la condurrà a guerre». Per lui non sembrano esistere né Bruxelles, ne un’identità europea: «Abbiamo rapporti con la Romania, ne abbiamo con la Francia. Non esiste una “Europa” con cui gli Stati Uniti abbiano rapporti». E, restando sulle singole identità, ecco il rischio paventato da Washington: «L’estremismo islamico non rappresenta una minaccia. La questione primaria per gli Stati Uniti, per la quale facciamo guerre da un secolo, è la relazione tra la Germania e la Russia. Perché insieme rappresentano la sola forza che potrebbe minacciarci e bisogna fare attenzione che non ci si arrivi».

Per gli Stati Uniti, la paura fondamentale è, dunque, che il capitale finanziario e la tecnologia tedeschi si fondino con le risorse naturali e la manodopera russe. Non è un’idea balzana, anche perché, come ho già avuto modo di sottolineare, parlando della Merkel che “strizza l’occhiolino” a Putin, entrambi fanno parte della stessa Loggia massonica la “Golden Eurasia” (dove si pianificano e, concordano, sia le strategie, sia le apparenze) che, spesso, si trova in contrasto con la più potente “Three Architects” o “Three Eyes” (nata alla fine degli anni ’60, di cui la “Trilaterale” o “Trilateral Commission” rappresenta un sottoprodotto quasi insignificante, tranne per quei fessi-fissati-disinformati, che vedono le oscure trame partorite direttamente da questi gruppi-paravento, com’è anche il “Bilderberg”, fondato nel 1954 dalle Logge massoniche “Pan-Europa” e “Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum”).

Diretto sull’Eurasia, continua: «La politica che raccomando è finanziare entrambe le parti in modo che si battano l’una con l’altra. È cinico, non è molto morale, ma funziona. La destabilizzazione è il vero scopo delle nostre azioni estere. Non instaurare una democrazia. Una volta destabilizzato un paese, dobbiamo dire “missione compiuta” e tornarcene a casa».

Ma è sulla Germania che Friedman rivela quello che nessuno, pur sapendo come stanno effettivamente le cose, ha il coraggio d’ammettere: «Il problema non è il debito della Grecia, ma la manipolazione e il dominio dell’Euro della Germania, per creare un mercato continentale per le esportazioni tedesche. La Germania esporta la metà della sua produzione nazionale e la sua stabilità dipende dal mercato. Questo si traduce in prestiti infiniti a Stati che, come la Grecia, non possono ripagarli, per comprare beni tedeschi. Il risultato: austerità, depressione e default di Stati membri».

«È una catastrofe sociale: l’Europa del Sud non si riprenderà per almeno una generazione. Quando un povero diventa più povero, nessuno se ne accorge, ma quando dottori, ingegneri, professionisti improvvisamente perdono il lavoro, e dopo 6/7 anni si accorgono che le loro speranze di riaverlo sono destinate a spegnersi, che non riavranno più la loro vita indietro, allora di solito arriva un signore con i baffetti (Intendendo Hitler, quindi una forma di dittatura) e prende i voti. (Abbiamo già visto, per testimonianza diretta, come in Grecia si cominci a rimpiangere il “Regime dei colonnelli”. In Italia, negli ultimi 60 anni, abbiamo corso il serio rischio di averlo anche noi e, per ben tre volte!) In Europa sono così ossessionati dalle banche che pensano che se le banche sono salvate e i bond sono ripagati, sono al sicuro. Arriva un momento in cui ha più senso fare bancarotta che ripagare i debiti. L’Europa ha superato questo punto di gran lunga».

E le nazioni che ne vogliono uscire se ne sono accorte da tempo… ma se allo “sfruttato” è lasciata la piena libertà di svincolarsi, lo “sfruttatore”, che gli succhia il sangue come una mignatta, di ché sopravvive?… ecco che torna imperioso il titolo della conferenza: Europa destinata al conflitto?

Extrapedia Autori
a cura della Redazione di Extrapedia


db/europa_destinata_al_conflitto.txt · Ultima modifica: 29/08/2021 19:27 da @Staff R.