La Geoingegneria, secondo l'Oxford Geoengineering Programme della più antica Università del mondo, sarebbe «l'intervento deliberato, su larga scala, nei sistemi naturali della Terra, per contrastare i cambiamenti climatici».
La pretesa affermazione, quindi: «Spesso s'intende impropriamente per geoingegneria l'ingegneria climatica, cioè l'applicazione di tecniche artificiali d'intervento umano sull'ambiente fisico (atmosfera, oceano, biosfera, criosfera, idrosfera, litosfera ecc..) volte a contrastare i cambiamenti climatici causati dall'uomo» riportata su una piattaforma ampiamente consultata, ma che essa stessa considera i suoi contenuti “inaffidabili”, per cui volutamente evitiamo di citarla, con tanto di note a supporto, attribuite all'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del CNR 1) e a un articolo della Royal Society 2) che il termine sia improprio decade di ogni fondamento.
Lo stesso dicasi su quanto affermato in altra pagina: «La credenza, tuttavia, gode di un notevole credito: una ricerca su scala internazionale eseguita nel 2011 ha quantificato nel 17% del campione la parte di popolazione che si dichiarava convinta dell'esistenza di programmi segreti di irrorazione su larga scala per scopi d'ingegneria climatica e di gestione e riduzione della radiazione solare (Solar radiation management). Le affermazioni sull'irrorazione per motivi di controllo climatico è stata sottoposta, nel 2016, a una procedura di revisione paritaria il cui risultato è stato l'inesistenza di prove a sostegno di tali “teorie”», citando i lavori di vari autori. 3)
Forse, una rapida consultazione della voce “Geoingegneria”, sull'Enciclopedia Britannica, avrebbe potuto schiarire meglio le idee su cosa rappresenti: «la manipolazione su larga scala di un processo specifico centrale per il controllo del clima… proposte progettate per alterare i sistemi meteorologici… Una delle tecniche più conosciute è l'inseminazione delle nuvole (cloud seeding)». E… tra le deliranti proposte, non manca di aggiungere che: «l'esercito americano ha suggerito che le armi nucleari potrebbero essere utilizzate come strumenti per alterare i climi regionali e rendere alcune aree del mondo più favorevoli all'abitazione umana»… sì… tra qualche milione di anni…
Il programma di Oxford, infatti, prosegue entrando nei dettagli: «… una vasta gamma di tecniche di geoingegneria proposte. In generale, queste possono essere raggruppate in due categorie:
Gestione delle radiazioni solari (SRM) o geoingegneria solare
Le tecniche SRM mirano a rispecchiare una piccola parte dell'energia del sole nello spazio, contrastando l'aumento di temperatura causato da livelli aumentati di gas serra nell'atmosfera che assorbono energia e aumentano le temperature. Alcune tecniche proposte includono:
Rimozione di gas serra (GGR) o Geoingegneria del carbonio
Le tecniche GGR mirano a rimuovere l'anidride carbonica [d'ora in poi: diossido di carbonio, o CO2 ndr] o altri gas serra dall'atmosfera, contrastando direttamente il maggiore effetto serra e l'acidificazione degli oceani. Queste tecniche dovrebbero essere implementate su scala globale per avere un impatto rilevante sui livelli di gas serra nell'atmosfera. Alcune tecniche proposte includono:
Dello stesso avviso le controparti d'oltreoceano.
L'Università di Harvard, attraverso il suo “Progetto di Geoingegneria” riprende gli stessi concetti e distinzioni, essendo, questa disciplina, “convenzionalmente suddivisa in due grandi categorie”, le stesse descritte dalla Oxford University. Si sofferma, in particolare sulla “Geoingegneria solare”, laddove puntualizza che: «eventuali benefici derivano da nuovi rischi e incertezza significativa. Per esempio, mentre la scienza più recente potrebbe mostrare alcuni benefici a livello globale, gli impatti locali potrebbero variare ampiamente. Ci sono molte altre incertezze scientifiche che non sono ancora ben comprese… ci sono state anche preoccupazioni relative alla sua etica, governance e potenziali impatti sul sistema climatico… Inoltre, la Geoingegneria solare (in gran parte) non affronta l'acidificazione degli oceani… potrebbe ridurre la quantità di perdita di ghiaccio marino, gli impatti sugli ecosistemi e sul clima alle alte latitudini, contribuendo a limitare i cambiamenti nella circolazione oceanica e lo scioglimento dei ghiacciai».
Sono molte le domande in sospeso alle quali si spera di dare le opportune risposte, anche attraverso un corso dell'Harvard College sull'etica del cambiamento climatico (Lucas Stanczyk). 4) Non mancano programmi di confronto (“Moral Hazard”) con «le reazioni delle persone alle diverse presentazioni dei cambiamenti climatici e della Geoingegneria solare… (Gernot Wagner)» 5) e progetti «sulla capacità ossidativa per quantificare meglio i potenziali impatti della Geoingegneria sulla qualità dell'aria superficiale, sulla composizione atmosferica e sugli impatti associati alla salute (Loretta Mickley)» 6)
La Yale School of Forestry & Environmental Studies, attraverso la sua rivista online Yale Environment 360, non solo riprende gli stessi temi tracciati dal programma di Oxford, citando anche Steve Rayner 7) (fondatore e direttore dell'Institute for Science), ma li amplia in un articolo del 29 maggio 2019, spaziando su proposte e resoconti di altri:
Pur difendendo i sistemi naturali: «Forse la risposta più promettente sta nel tornare alla natura, nel ripristinare le foreste naturali» e, anticipando che: «L'intervento umano con il sistema climatico è stato a lungo considerato un passo sconsiderato e rischioso per rallentare il riscaldamento globale». Arrendevolmente, ammette che: «con l'aumento delle emissioni di carbonio, le iniziative per studiare e sviluppare le tecnologie di geoingegneria stanno guadagnando terreno come potenziale ultima risorsa».
Il Global Climate & Energy Project (GCEP) della Stanford University, pur riprendendo gli stessi concetti (di Geoingegneria!), nella sua conclusione è molto cauto sul tema:
«Per combattere gli effetti previsti dei cambiamenti climatici, sono state prese in considerazione alternative alla riduzione delle emissioni. Chimica atmosferica su scala globale o progetti infrastrutturali potrebbero ridurre la quantità di radiazione solare intrappolata come energia sensibile o consumare il diossido di carbonio (CO2) e altri gas serra già presenti nell'atmosfera.
Mentre sono possibili molti approcci, un esempio di tale progetto è la rimozione della CO2 dall'atmosfera su larga scala. Ciò potrebbe essere realizzato attraverso reazioni chimiche in fase gassosa seminate, o attraverso la fecondazione dell'oceano per l'assorbimento del CO2. Un altro esempio riguarda l'applicazione di uno strato di sostanze chimiche riflettenti o particelle nell'atmosfera superiore per ridurre la radiazione incidente sulla superficie terrestre. Una terza idea è quella di costruire un grande oggetto riflettente tra la Terra e il Sole per bloccare alcune radiazioni incidenti prima che raggiungano l'atmosfera.
I progetti di Geoingegneria altererebbero inevitabilmente il clima su scala globale. Sarà molto importante comprendere appieno gli impatti degli approcci di Geoingegneria prima della loro attuazione».
E aggiunge su “Standford Earth”: «La geoingegneria solare potrebbe essere la nostra ultima risorsa per i cambiamenti climatici. Un nuovo articolo scritto da Marshall Burke di Stanford suggerisce che è improbabile che pompare anidride solforosa nell'aria prevenga i danni alle colture dal riscaldamento globale», citando un articolo di David Wallace-Wells pubblicato su “New York Magazine” l'8 agosto 2018.
Anche National Geographic 9) si è occupato del predetto studio condotto da Marshall Burke e Noah Diffenbaugh (anch'egli scienziato del clima presso la Stanford University) ed è curioso notare un punto in particolare: «Ma i ricercatori hanno anche trovato qualcos'altro nei dati: molti dei paesi della zona temperata (“The Goldilocks zone”), che già tendevano a essere più ricchi, sembravano persino ottenere qualche lieve ineffabile beneficio economico dal riscaldamento. Con l'aumento delle temperature in molti di questi paesi, anche la loro produzione economica è cresciuta».
Fin qui una sintesi della Geoingegneria ufficiale, attraverso le più influenti Università del mondo…
Intanto, è bene rammentare che: «Inizialmente lo chiamarono “riscaldamento globale”, ma poi, constatato in seguito che le temperature tendevano a diminuire piuttosto che aumentare, gli autori di questa colossale truffa scientifica ne mutarono il nome in “cambiamento climatico”… In breve, i miliardi di dollari dei contribuenti che sono andati a studiare i modi di seppellire, o altrimenti eliminare, il CO2 dalla nostra atmosfera sono poco più che tentativi di ridurre uno dei driver essenziali de “la principale fonte di cibo, fibre e carburante per la vita sulla Terra” (William Engdahl)» 10)
Se riprendiamo l'articolo di Wallace-Wells e confrontiamo quanto riportato a proposito della scienziata climatica Wallace Smith Broecker 11): « Naturalmente, ha continuato Broecker, c'era un'altra opzione: la geoingegneria solare. Potremmo sparare dell'anidride solforosa nell'atmosfera, dove si trasformerebbe in goccioline di acido solforico in grado di riflettere almeno parte della luce solare che arriva verso la Terra, il che potrebbe controbilanciare gli effetti del riscaldamento del pianeta…» con le parole di Burke: «è improbabile che pompare anidride solforosa nell'aria prevenga i danni alle colture dal riscaldamento globale», è chiaro anche ai più profani che la conversione del biossido di zolfo (SO2) in acido solforico (H2SO4): quelle goccioline di acido solforico non facciano molto bene alle colture… e non solo a quelle…
Anche le osservazioni presentate dall'ex direttore 12) della CIA John Owen Brennan, al Council on Foreign Relations, il 29 giugno 2016 (che nulla hanno a che vedere con le “scie chimiche”, come molti scriteriati hanno voluto attribuirgli in modo fraudolento), nella parte conclusiva riprende: «la gamma di tecnologie - spesso definite collettivamente come Geoingegneria - che potenzialmente potrebbero aiutare a invertire gli effetti di riscaldamento dei cambiamenti climatici globali. Una che ha attirato la mia attenzione personale è l'iniezione di aerosol stratosferico, o SAI, un metodo per seminare la stratosfera con particelle che possono aiutare a riflettere il calore del Sole, più o meno allo stesso modo delle eruzioni vulcaniche.
Un programma SAI potrebbe limitare gli aumenti della temperatura globale, riducendo alcuni rischi associati a temperature più elevate e fornendo all'economia mondiale un tempo aggiuntivo per la transizione dai combustibili fossili.
Il processo è anche relativamente poco costoso: il National Research Council stima che un programma di ISC pienamente implementato costerebbe circa 10 miliardi di dollari l'anno.
Per quanto promettente, andare avanti con l'ISC solleverebbe una serie di sfide per il nostro governo e per la comunità internazionale. Dal punto di vista tecnico, le riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra dovrebbero comunque accompagnare la SAI per affrontare altri effetti del cambiamento climatico, come l'acidificazione degli oceani, poiché la sola SAI non eliminerebbe i gas a effetto serra dall'atmosfera.
Dal punto di vista geopolitico, il potenziale della tecnologia di alterare le condizioni meteorologiche e beneficiare determinate regioni a spese di altre potrebbe innescare una forte opposizione da parte di alcune nazioni. Altri potrebbero cogliere i benefici della SAI e allontanarsi dal loro impegno per la riduzione del diossido di carbonio. E, come con altre tecnologie rivoluzionarie, mancano norme e standard globali, per guidare l'implementazione e la messa in pratica dell'ISC»
In questo discorso si potrebbe intravvedere il peso e l'enorme influenza dei tanti, farneticanti, sostenitori di tale teoria. Qui, tuttavia, il condizionale è d'obbligo, in quanto un Direttore della CIA non poteva dimenticare i rapporti compilati, nel 1974, dalla sua stessa Agenzia, presentati, tra l'altro durante il novantanovesimo Congresso del Senato degli Stati Uniti tenutosi il 10-11 giugno 1986 13):
in cui si afferma che: «il mondo si sta raffreddando e l'inizio della prossima era glaciale è imminente», concludendo che: «Se il raffreddamento continuasse per diversi decenni, ci sarebbe quasi sicuramente una carenza assoluta di cibo».
Ammesso e non concesso che queste relazioni siano state dimenticate, come Capo dell'Intelligence, non poteva disconoscere gli studi di Chabibullo Ismailovič Abdusamatov, scienziato e astrofisico russo, direttore del segmento russo della Stazione Spaziale Internazionale e capo della ricerca spaziale presso l’Accademia russa delle Scienze, al Pulkovo Astronomical Observatory di San Pietroburgo: «Abdusamatov da anni parla di una “nuova era glaciale imminente” per il nostro pianeta. Secondo le teorie di questo studioso, è il Sole a determinare il clima del pianeta, e non le attività umane, e negli ultimi tempi si sarebbe verificato un forte calo dell’irradiazione solare, al punto che il global warming s’è arrestato da 10-15 anni, e che addirittura negli ultimi anni le temperature del pianeta starebbero diminuendo».
Abdusamatov, in linea con i predetti rapporti della CIA, non è il solo scienziato a sostenere tali tesi e, anche qui, Brennan doveva esserne al corrente, essendo tutti ben noti al governo americano. Il prof. Richard A. Muller, fisico statunitense, docente presso l'Università di Berkeley, in California, e presso il Lawrence Berkeley National Laboratory, svolge anche attività di consulenza per il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ed è attivo, sempre per il governo, come ricercatore e scienziato. Non un perfetto sconosciuto, quindi! In una delle sue innumerevoli pubblicazioni ”Ice Ages and Astronomical Causes“ (del 2000), 14) secondo una tabella indicante, in base ai profili dell'isotopo dell'ossigeno, fluttuazioni di temperatura per un periodo di tre milioni di anni, ha evidenziato problematiche incongruenze rispetto la teoria di Milankovitch, avvertendo: «Questi dati dovrebbero mettervi in apprensione […] la prossima era glaciale è in procinto di piombarci addosso».
Inascoltata la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) la quale, scettica sul fatto che la Natura sappia provvedere a se stessa anche senza l'intervento di qualche pazzoide, deve ammettere che: «[…] il rallentamento del tasso di riscaldamento globale medio della superficie che si è verificato tra il 1998 e il 2012 (rispetto ai 30 anni precedenti) si è concluso in modo inequivocabile… La spiegazione più probabile della mancanza di un significativo riscaldamento della superficie terrestre negli ultimi dieci anni è che i cicli climatici naturali hanno causato cambiamenti nella circolazione oceanica…» 15) 16)
Per quanto riguarda, poi, “l'effetto serra” (concentrazioni di diossido di carbonio, o CO2), spiega che: «Durante il PETM, 17) la temperatura media globale sembra essere aumentata di 5-8° C (9-14° F) fino ad arrivare a una temperatura media di 22,7° C (73° F). (La media globale di oggi è di 15,5° C o 60° F). All'incirca nello stesso momento, i dati paleoclimatici, come il fitoplancton fossile e i sedimenti oceanici, registrano un massiccio rilascio di diossido di carbonio nell'atmosfera, almeno raddoppiando o forse addirittura quadruplicando le concentrazioni di fondo». 18) Questo dimostra, ancora una volta, che la Natura ha saputo ben gestirsi da sola!
Carrie Morrill del National Climatic Data Center precisa: «Dovresti tornare all'ultimo interglaciale [periodo caldo tra le ere glaciali] circa 125.000 anni fa per trovare temperature significativamente più alte di quelle di oggi».
Inascoltata anche la NASA nella sua pubblicazione ”Carbon Dioxide Fertilization Greening Earth, Study Finds“ del 26 aprile 2016: «[…] da un quarto alla metà delle terre vegetate della Terra hanno mostrato un significativo inverdimento negli ultimi 35 anni, in gran parte a causa dell'aumento dei livelli di diossido di carbonio in atmosfera. Un team internazionale di 32 autori provenienti da 24 istituzioni in otto paesi ha guidato lo sforzo, che ha coinvolto l'uso di dati satellitari dello Spettrometro a risoluzione moderata della NASA e degli strumenti di radiometria ad altissima risoluzione avanzata della National Oceanic and Atmospher Administration per aiutare a determinare l'indice o la quantità dell'area di copertura fogliare, sopra le regioni vegetate del pianeta. L'inverdimento rappresenta un aumento delle foglie su piante e alberi equivalente a un'area pari a due volte gli Stati Uniti. Le foglie verdi utilizzano l'energia della luce solare attraverso la fotosintesi per combinare chimicamente il diossido di carbonio aspirato dall'aria con acqua e sostanze nutritive prelevate dal terreno per produrre zuccheri, che sono la principale fonte di cibo, fibre e carburante per la vita sulla Terra. Gli studi hanno dimostrato che un aumento delle concentrazioni di diossido di carbonio aumenta la fotosintesi, stimolando la crescita delle piante. Tuttavia, la fertilizzazione con il diossido di carbonio non è l'unica causa dell'aumento della crescita delle piante: azoto, cambiamenti nella copertura del suolo e cambiamenti climatici a causa della temperatura globale, le precipitazioni e i cambiamenti della luce solare contribuiscono tutti all'effetto verde». Dello stesso avviso anche l'Agenzia europea per l'Ambiente di cui parleremo più approfonditamente in ”Riflessioni“.
Che il Rapporto «segreto, [del Pentagono], soppresso dai capi della difesa degli Stati Uniti», come posto in evidenza da ”The Guardian“ in un articolo del 22 febbraio 2004, fosse ”segreto“ e sia stato effettivamente soppresso (anche solo temporaneamente) è falso. Tant'è che il link fa riferimento a una copia che conserviamo nei nostri archivi, 19) ma pare che Brennan non ne fosse a conoscenza… Tale rapporto dell'ottobre 2003, dal titolo: ”An Abrupt Climate Change Scenario and Its Implications for United States National Security“ 20), fu commissionato dall'influente consigliere della difesa del Pentagono Andrew Marshall e redatto da Peter Schwartz, consulente della CIA ed ex capo della pianificazione presso il Royal Dutch/Shell Group, e Doug Randall della Global Business Network con sede in California. Dal contesto delle analisi, i cui scenari si protraggono fino al 2030, emerge: «In questo rapporto, in alternativa agli scenari di riscaldamento climatico graduale, delineiamo uno scenario improvviso di cambiamento climatico. Questo brusco scenario di cambiamento è caratterizzato dalle seguenti condizioni: Le temperature medie annue scenderanno fino a 5 gradi Fahrenheit (-2,78°C) in Asia e Nord America e 6 gradi Fahrenheit (-3,33°C) nel nord Europa…».
Nessuna considerazione, poi, è stata data alle innumerevoli costatazioni scientifiche riportate dalla Commissione del Senato degli Stati Uniti per l'Ambiente e i Lavori Pubblici: Parte Prima 21) (20 novembre 2008 dal titolo: «Il pianeta si è raffreddato da quando Bush è entrato in carica 22) - Gli scienziati continuano a dissentire - [Al] Gore ammette: “ho fallito gravemente” 23) - L'area globale del ghiaccio marino CRESCE!») e Parte Seconda 24) (03 dicembre 2008 dal titolo: «I dati delle Nazioni Unite mostrano [che] “Il riscaldamento si è fermato!” - Paure climatiche chiamate “Hogwash” - Sollecitata [la] “Global Carbon Tax”»
Per terminare le considerazioni riguardanti John Owen Brennan, si potrebbe assumere che un giro d'affari complessivo di 15 mila miliardi di dollari l'anno (secondo la valutazione del Climate Change Business Journal: “Informazioni strategiche per l'industria dei cambiamenti climatici”) potrebbe giustificare distrazioni, amnesie e omissioni.
Un giro d'affari stratosferico, in linea con le aspettative di Nicholas Stern 25) e in parte dettagliato in un report del prof. Mario Giaccio 26) pubblicato dal Centro Studi Militari Aeronautici (CESMA), sul quale ”filantropi“ e “Fondazioni… umanitarie” si sono buttati a capofitto. Il “Programma di ricerca sulla Geoingegneria solare” di Harvard, per esempio, (SGRP), diretto dal prof. Frank Keutsch è finanziato direttamente anche da Bill Gates, che, attraverso la sua ”Fondazione ONE“ ha ampi interessi sul ”catastrofismo climatico“, tanto da mettere a fianco dell'ennesima testimonial (Greta Thunberg), 27) Luisa Marie Neubauer ambasciatrice dei giovani della predetta Fondazione ONE dal 2015.
Protocolli (Kyoto - 11/12/1997 e Londra - 30 agosto 1975 aggiornamento 2006), Accordi (Rio de Janeiro 04-14/06/1992 e Agenda 21 - Parigi 28) 04/11/2016) e le 25 passate Conferenze delle parti (l'ultima: COP 25), sono serviti e, servono, solo per implementare i profitti di pochi, a spese dei contribuenti: 29) «La “tutela del clima” è diventata la scusa per rilanciare la finanza mondiale. Pertanto l’unica speranza per ricondurre il problema delle evoluzioni climatiche del pianeta in un ambito scientifico è che la grande finanza smetta di interessarsi al clima. Ma questo è sempre più improbabile, vista l’enorme quantità di denaro in gioco». 30)
In gioco, non c'è solo l'aspetto economico: «Il cambiamento climatico è una bufala guidata dalle Nazioni Unite in modo che possa porre fine alla democrazia e imporre un governo autoritario… Non si tratta di fatti o di logica. Si tratta di un nuovo ordine mondiale sotto il controllo delle Nazioni Unite», secondo Maurice Newman, 31) presidente del consiglio consultivo commerciale del Primo Ministro australiano Tony Abbott. Non può dirsi ”un'opinione personale“, come sottolineato da Greg Hunt, ministro dell'Ambiente, o ”uno scherzo“, come ha replicato il massimo funzionario delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici, Christiana Figueres, giacché Simon Linnett, 32) vicepresidente esecutivo di Rothschild, sostiene nel suo saggio che «sarà necessaria un'autorità globale per regolare i sistemi di scambio di carbonio e che i governi nazionali devono necessariamente cedere parte della loro sovranità a questo organo». Certo, afferma Linnett, «un organismo mondiale, come tale, è poco probabile che cominci da sé» – quindi l’allarme sui gas serra serve allo scopo di contrabbandare il progetto.
Progetto, la cui paternità non è né dell'ONU, né della Banca Mondiale: «Prima di collassare per una delle più criminali bancarotte della storia Usa rovinando migliaia di azionisti, e portando in prigione i due capintesta, e trascinando nella rovina il grande revisore dei conti Arthur Andersen (che aveva giurato che i bilanci profumavano di violetta), la Enron era una compagnia del gas che però faceva i suoi super-profitti trafficando nella finanza creativa: era diventata campione del mercato dei derivati di gas, elettricità – e dal 1990, quando una nuova legge “ecologica” limitò il volume di inquinanti che poteva essere emesso da una centrale a combustibile fossile, la Enron aveva creato il mercato dei crediti di emissioni di zolfo; chi ne produceva meno, vendeva il suo “credito” residuo a chi ne emetteva di più. Enron era il primo trader di un business che valeva già 20 miliardi di dollari l’anno.
Era nata così l’idea di applicare lo stesso limite al CO2. Ma siccome il CO2 non fu considerata un inquinante dall’EPA (Environmental Protection Agency), questa non ne poteva limitare per legge l’emissione.
Ciò, fino al giorno in cui Al Gore divenne vicepresidente. Immediatamente adottò l’idea dell’amico patron della Enron, Jeffrey Skilling (che poi sarà condannato a 24 anni), d'imporre un regime internazionale di regolamentazione ambientale. Consistente nel decretare una riduzione obbligatoria del CO2 anno dopo anno, e creare così una “scarsità”, un bisogno per nazioni e imprese di fornirsi di “crediti” e di scambiarli – creando il mercato finanziario fasullo – di cui Enron, già con l’acqua alla gola, aveva bisogno per sopravvivere e continuare a truffare.
I dirigenti di Enron hanno lavorato a stretto contatto con l’amministrazione Clinton per elaborare il Protocollo di Kyoto, e poi farne un trattato internazionale vincolante; inoltre, per forgiare l’opinione pubblica al nuovo credo, dal 1994 al 1996 la Fondazione Enron ha contribuito con quasi 1 milione di dollari alla Nature Conservancy, il cui Progetto sul cambiamento climatico promuove teorie sul riscaldamento globale. Enron ha elargito quasi 1,5 milioni di dollari ad altri gruppi ambientalisti che fanno propaganda della “necessità” di “ridurre” il riscaldamento globale. Ha corrotto scienziati per ottenere quello che voleva… Non è bastato, Enron è collassata prima di vedere il “suo“ Protocollo diventare trattato globale cogente». 33)
Ecco spiegato perché, la NOAA, proiettando sui suoi grafici le temperature future, crea un'impennata anomala («Il recente aumento della temperatura media globale è così brusco rispetto al resto del periodo di tempo che quando gli scienziati tracciano un grafico dei dati, la fine della linea è quasi verticale») rispetto le precedenti tendenze al ribasso. Il team di ricerca ha utilizzato scenari di emissione di gas a effetto serra delineati dal Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici 34) (IPCC) che è stato colto più volte in flagrante alterazione dei dati scientifici sul riscaldamento climatico: ”Special Report on Emissions Scenarios“ 35) Per ulteriori dettagli si veda: ”Summary for Policymakers“,
Così, la stampa, servile e ignorante, che è sempre pronta a dare manforte (lasciamo il testo in forma integrale: scambia il diossido di carbonio [CO2] con il Cobalto [Co], probabilmente in uno dei suoi stati d'ossidazione “2”): «La decade 2010-2020 è destinata a essere la più calda della storia. Lo rivela un rapporto annuale delle Nazioni Unite, che delinea i modi in cui il cambiamento climatico procede più velocemente della capacità umana di adattarsi ad esso. In quello che è il secondo giorno della Cop 25, a Madrid, l'Organizzazione meteorologica mondiale ha reso noto che le temperature globali quest'anno sono state di 1,1° sopra la media del periodo pre-industriale, proiettando il 2019 verso il podio dei tre anni più caldi mai registrati. Le emissioni di Co2 legate a combustibili fossili, la costruzione di infrastrutture, l'aumento delle coltivazioni e il trasporto di merci contribuiscono a rendere il 2019 l'anno record per le concentrazione di Co2 (Agi - Agenzia Giornalistica Italia S.p.A. - 03/12/2019)».
Evidenti le manovre della “Industria del CO2”:
Che le varie “Conferenze ONU sul cambiamento climatico” (CoP 1-25) siano solo fumo da gettare negli occhi dei contribuenti, ormai è palese: «Siamo in pieno cambiamento climatico, il mondo è già più caldo di 1,1°C rispetto agli albori della rivoluzione industriale, con un impatto significativo sul pianeta e sulle vite delle persone. Se le attuali tendenze dovessero continuare, le temperature globali potrebbero già aumentare dai 3,4 ai 3,9°C in questo secolo, causando effetti climatici distruttivi su larga scala (CoP25). Ci sono tutti gli interessi, quindi, per mantenere questo allarmismo ai più alti livelli, supportandolo con dati e schemi contrastanti, artificiosi e fasulli, che possono coinvolgere solo un pubblico impreparato e ignorante sui cambiamenti climatici, oltre a una schiera di pseudo-scienziati disonesti e opportunisti.
Se ci fossero seri propositi sulla ”riduzione drastica delle emissioni di CO2“, come sbandierato ai “quattro venti”, i governi aderenti, firmatari dei vari protocolli e accordi promossi dall'ONU, non continuerebbero a rilasciare permessi, licenze e, quant'altro occorrente per la realizzazione di centinaia di nuove centrali a carbone (Report istantanea dell'ottobre 2018, in inglese) 41) e non ci sarebbero così tanti investitori (identificati, in un Report, in inglese, 42) di dicembre 2017, 1.455 investitori istituzionali con un investimento totale di 139,6 miliardi di dollari per gli sviluppatori di centrali a carbone). Per sapere dove siano le attuali 12.648 centrali a carbone (dai 30 MW in su, compresi tutti gli impianti proposti dal 1° gennaio 2010, incluse le informazioni di riepilogo tra cui: posizione, stato, sponsor, dimensioni ed emissioni di diossido di carbonio) si consulti il “Global Coal Plant Tracker” pubblicato da Global Energy Monitor attraverso ”Endcoal“, che pone in prima pagina, dei presunti successi, che potrebbero risultare falsi come quelli riguardanti la società energetica statale finlandese Fortum e altre contenute nel Briefing del 2020.
Il mondo sarebbe già più caldo di 1,1°C e le temperature globali potrebbero già aumentare dai 3,4 ai 3,9°C in questo secolo. Orbene, senza tirare in ballo il ”dissenso scientifico“ di cui parleremo in seguito, è bene rammentare che: «Il satellite Jason 47) è una versione aggiornata e più accurata del satellite Poseidon 48) che controlla gli oceani dal 1992, rilevando la velocità del vento oceanico, l'altezza delle onde e i cambiamenti del livello del mare. Jason è gestito dal Jet Propulsion Laboratory della NASA e da un team francese. Quanti anni di declino della temperatura mondiale sarebbero necessari adesso - sulla scia del decennio di non riscaldamento dal 1998 - per spezzare il “consenso sui cambiamenti climatici” di Al Gore?… non sono solo le macchie solari a prevedere un raffreddamento globale di 23 anni… [i dati satellitari mostrano] che qualcosa di più importante è all'opera: l'Oscillazione del Pacifico Decadale (DOP) molto più grande e persistente si è trasformata nella sua fase fredda, dicendoci di aspettarci temperature globali moderatamente più basse fino al 2030 circa (Dennis Avery 49) su Canada Free Press 2 maggio 2008)».
Gli stessi risultati sono stati propugnati con forza dal climatologo Cliff Harris (che è stato considerato uno dei dieci migliori climatologi al mondo degli ultimi quarant'anni): «Questo satellite oceanografico mostra un'oscillazione del Pacifico decadale (DOP) molto più grande del normale. Le fasi DOP più fredde di solito durano dai 21 ai 25 anni, quindi dovremmo essere abbastanza freddi come pianeta almeno fino al 2030, forse più a lungo».
Qualcuno riesce a immaginare cosa succederebbe se, a un prolungato periodo di raffreddamento, si aggiungessero interventi per oscurare il Sole? Sarà bene rammentare che: «In epoca neoproterozoica la linea di ghiaccio raggiunse il livello del mare vicino all'equatore in almeno due casi - secondo Paul Hoffman - dando origine alla ”Terra a palla di neve“». 50)
51) Inoltre, siccome è spesso tirata in ballo l'eruzione del Pinatubo 52) (15 giugno 1991) per dimostrare gli effetti degli aerosol nella stratosfera che, «riflettendo la luce solare, causano un calo delle temperature globali per diversi anni o più», 53) e, in casi particolari: «probabilmente altererebbe i modelli meteorologici globali e avrebbe effetti enormi sull'attività umana, in particolare sulla produzione agricola, per uno o due decenni», 54), a fianco delle probabilità, poniamo delle certezze.
«Un'eruzione che ha segnato una tappa nella storia della Terra è la cosiddetta “Eruzione minoica di Thera”, al centro del Mare Egeo, davanti alla Grecia. Sicuramente essa fu uno degli eventi più catastrofici dell’antichità, del quale si hanno tracce certe. L’eruzione sembra avere avuto un forte impatto in Egitto, che negli anni prossimi a tale esplosione è stato colpito da una lunga serie di temporali, descritti nella cosiddetta Stele della Tempesta di Ahmose I. Secondo alcuni scienziati, gli effetti dell’eruzione del Thera sono riscontrabili anche in Cina dove fu accompagnata da “nebbia gialla, un fioco sole, ghiaccio a luglio, carestia e l’inaridimento di tutti e cinque i cereali”». 55)
Anche l'ETC Group e la Stiftung (Fondazione) Heinrich-Böll sono stati molto chiari in materia di Geoingegneria, pubblicando un documento congiunto: ”A briefing from civil society on Geoengineering Governance“: «l'affermazione che queste tecnologie sarebbero efficaci su larga scala per affrontare il cambiamento climatico è una speculazione, basata al massimo su limitate modellazioni al computer. Nessuna delle tecniche di Geoingegneria mirano ad
affrontare le cause profonde della modificazione climatica essendo destinate a contrastare parzialmente alcuni dei suoi sintomi… La Geoingegneria è di natura transfrontaliera, quando mira ad alterare intenzionalmente i sistemi terrestri quali: il ciclo del carbonio e il ciclo idrologico (Pag. 01)».
«Tale processo sbilanciato conduce verso esiti di governance distorti e non democratici (Pag. 02)».
«Il dilemma morale della rotta technofix è che da allora (CoP 25) nessuna delle tecniche di Geoingegneria mira ad affrontare le cause alla radice del cambiamento climatico (§ Holy Grail of “negative emissions” Pag. 02)»
«La Geoingegneria non è una necessità tecnica o scientifica - è una difesa di uno status quo fallito (§ A starting point Pag. 03)»
«La manipolazione del clima è stata oggetto d'interessi militari per molti decenni come mezzo per
controllare il tempo [meteorologico] per scopi ostili. Gli impatti sull'uso ostile della modifica del tempo da parte degli Stati Uniti contro il Vietnam ha portato all'adozione nel 1977 del Trattato di modifica ambientale (ENMOD) delle Nazioni Unite per prevenire la manipolazione dell'ambiente come mezzo di guerra (§ Geoengineering discussions at the UN Pag. 03)»
«Autoregolazione o regolazione parziale (tematica, nazionale, regionale) degli esperimenti di Geoingegneria e il loro dispiegamento sono chiaramente inappropriati, in particolare alla luce della natura transfrontaliera, apportando pericoli significativi e ineguaglianza inerenti gli impatti che implicano proposte di Geoingegneria… l'obiettivo del clima della Geoingegneria, per definizione, deve essere distribuito su una scala che influenzerà il clima globale, sia SRM che CDR. Quindi, sarebbe molto pericoloso lasciare la decisione di spiegamento solo a livello nazionale senza considerare gli impatti di
addizionalità e l'accumulo degli effetti. La natura transfrontaliera della Geoingegneria e la disuguale
distribuzione degli impatti, richiede fortemente che qualsiasi decisione sulla sperimentazione e il dispiegamento sia preso a livello multilaterale, con la piena partecipazione di coloro che potrebbero essere colpiti negativamente, considerando inoltre molti tipi d'impatti diversi contemporaneamente Pag. 04)».
«Poiché la Geoingegneria per definizione mira ad alterare intenzionalmente i sistemi terrestri come l'atmosfera, il ciclo del carbonio e implicitamente il ciclo idrologico è di natura transfrontaliera. E poiché sappiamo molto poco sul funzionamento dell'ecosistema planetario nel suo insieme e sottosistemi, compreso il clima, esiste una probabilità significativa che invece di migliorare il clima, la Geoingegneria possa peggiorare le cose in modi inaspettati… la fecondazione oceanica, iniezioni di aerosol stratosferico e lo schiarimento delle nuvole, mirano tutti ad aggiungere enormi quantità di ulteriori composti in ecosistemi dinamici e fragili (§ Transboundary nature Pag. 04)».
«Tutte le discussioni devono essere libere da influenze aziendali, anche attraverso filantropo-capitalisti, quindi gli interessi privati non possono usare il loro potere per determinare risultati favorevoli o per promuovere schemi che servano ai loro interessi (§ A legitimate discussion on geoengineering governance must be: Pagg. 06-07)».
Terminiamo il paragrafo riportando un altro passo del prof. Richard A. Muller: «Non ci vuole una teoria dettagliata per fare questa previsione. Non sappiamo necessariamente perché la prossima era glaciale sia imminente (almeno su scala temporale geologica), ma il modello è inconfondibile. La vera ragione per essere spaventati è che non capiamo davvero cosa provochi lo schema. Non sappiamo perché le ere glaciali siano spezzate dai brevi interglaciali. Sappiamo qualcosa - che la forza trainante è astronomica». 56)
A essere criminalizzato è sempre il diossido di carbonio (CO2 il driver essenziale per la vita sulla Terra) che, da una parte, retto dall'ingordigia dell'Industria del CO2, se ne aumentano le emissioni gravando gli utenti di costi arbitrari, dall'altra, invece, s'invoca l'assoluta necessità di ridurlo, mettendo a rischio l'intera vita sulla Terra, non a priori ma una volta immesso copiosamente in atmosfera, perché provocherebbe un aumento delle temperature globali in un pianeta che, sempre globalmente, si sta raffreddando ogni giorno di più. Interventi, comprensivi di una vasta e costosissima burocrazia, a carico dei contribuenti (che sono sempre gli utenti di prima).
Allora, non basta inquinare maggiormente l'atmosfera, con interventi deliberati, per ”disinquinarla“, si allargano gli orizzonti anche agli oceani per ”fertilizzarli“, con limatura di ferro [anche: urea 57)], affinché aumenti la crescita del fitoplancton (varie specie di alghe mono e pluricellulari) 58) e, attraverso l'assorbimento possa convertire il CO2 in molecole di carbonio organico 59) che dovrebbero inabissarsi nel naturale processo di decomposizione algale, 60) e mineralizzarsi nuovamente per l'azione dei batteri. «I possibili effetti collaterali includono la riduzione a lungo termine della produttività degli oceani, alterazione della struttura delle reti alimentari marine e altro ancora, compreso un rapido aumento dell'acidità degli oceani. Ancora più importante, l'aumento della rimineralizzazione associata all'aumento delle esportazioni verso il basso di particelle di carbonio organico comporterebbe un aumento della produzione di un terzo gas serra di lunga durata per importanza: N2O (Royal Society)». 61) Questo avverrebbe specialmente a concentrazioni molto basse di ossigeno disciolto, dove «la “denitrificazione” produce i gas N2 e N2O, i quali possono fuoriuscire nuovamente nell'atmosfera (Royal Society)». 62) L'ossido di azoto (N2O), è un narcotico, noto anche come gas esilarante per via dei suoi effetti euforizzanti e dissociativi. Almeno, potremo cominciare a ridere a crepapelle delle nostre miserie!
«Esistono modi molto più sicuri e comprovati per prevenire o ridurre i livelli di anidride carbonica rispetto lo scarico di ferro nell'oceano - ha affermato la dott.ssa Lara Hansen, capo scienziata del Programma internazionale sul cambiamento climatico del WWF - Questo tipo di sperimentazione con disprezzo per la vita marina e della vita delle persone che si affidano al mare è inaccettabile». 63)
All'inizio del XX secolo, Alfred C. Redfield trovò la somiglianza della composizione elementare del fitoplancton con i principali nutrienti disciolti nell'oceano profondo. 64) Redfield propose che il rapporto carbonio-azoto-fosforo (106: 16: 1) nell'oceano fosse controllato dai requisiti del fitoplancton, poiché il medesimo rilascia successivamente azoto e fosforo mentre sono rimineralizzati. Il ”Rapporto Redfield“ 65) nel descrivere la stechiometria del fitoplancton e dell'acqua di mare è diventato un principio fondamentale per comprendere l'ecologia marina, la biogeochimica e l'evoluzione del fitoplancton. 66) Il Rapporto Redfield, tuttavia, non è un valore universale e può divergere a causa dei cambiamenti nella consegna di nutrienti esogeni 67) e nei metabolismi microbici nell'oceano, come fissazione dell'azoto, denitrificazione e anammox. 68)
Fatta questa breve premessa, va ricordato che, ufficialmente, la Geoingegneria marina nasce dall'idea del biologo inglese Joseph Hart, il quale, negli anni '30, ipotizzò che grandi “zone desolate” (HNLC) 69) dell'oceano fossero carenti di ferro. 70) Le idee di Hart rimasero ibernate fino agli anni '80, quando l'oceanografo John Martin rinnovò la controversia sull'argomento con le sue analisi dei nutrienti dell'acqua marina, accompagnato da John Gribbin, il primo scienziato a suggerire pubblicamente che i cambiamenti climatici potevano essere ridotti aggiungendo grandi quantità di ferro solubile agli oceani. 71) Nello stesso anno, a pochi mesi di distanza dall'articolo di Gribbin, «durante una conferenza alla Woods Hole Oceanographic Institution, l'oceanografo John Martin si alzò e disse con il suo miglior accento del dottor Stranamore: “Dammi una mezza petroliera di ferro e ti darò un'era glaciale” (Earth Observatory della NASA - 10 luglio 2001)». Martin affermò che «spruzzando una quantità relativamente piccola di ferro in alcune aree dell'oceano, note come zone ad alto contenuto di nutrienti e bassa clorofilla (HNLC), si potevano creare grandi fioriture di quelle piante acquatiche unicellulari comunemente conosciute come alghe».
Al di là degli studi scientifici che hanno dimostrato che la quantità di carbonio esportata in acque profonde è molto bassa o non rilevabile perché gran parte del carbonio è nuovamente rilasciato attraverso la catena alimentare, 72) e, nonostante divieti 73) e ammonimenti, 74) negli ultimi 30 anni ci sono stati diversi esperimenti scientifici di fertilizzazione dell'oceano con il ferro (OIF), 75) dimostrando che Martin, fortunatamente, si sbagliava.
Per i dettagli ci siamo serviti di quanto reperito, o trasferito, su WayBack Machine in quanto molte pagine originali sono sparite (si spera per la vergogna!).
Nonostante l'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA) pubblichi le “Tendenze delle emissioni globali” e confermi, nel “Rilascio dati” che: «le emissioni globali di CO2 legate all'energia si sono stabilizzate nel 2019 a circa 33 giga-tonnellate (Gt), dopo due anni di aumenti», diverse società negli Stati Uniti e in Australia hanno pianificato di sequestrare il carbonio attraverso “l'ocean seeding”, che potrebbe essere venduto come compensazione sui mercati del credito di carbonio.
In un seminario, tenutosi nel 2008, presso l'istituzione oceanografica di Woods Hole in Massachusetts, gli esperti di politica marittima hanno stimato il valore potenziale della fecondazione oceanica fino a un massimo di 100 miliardi di dollari del mercato emergente internazionale del commercio del carbonio. Ma i progetti di fecondazione oceanica non sono ancora stati approvati nell'ambito di alcun regime normativo. 115)
Un vano tentativo di verificarne le condizioni
Un record di dati satellitari che inizia alla fine del 1978 mostra che in effetti si sono verificati rapidi cambiamenti nell'Artico, dove la copertura del ghiaccio marino è diminuita a un ritmo sostanziale. Al contrario, nell'Antartico la copertura del ghiaccio marino è aumentata, sebbene a un ritmo inferiore rispetto alle diminuzioni nell'Artico. 116) La copertura del ghiaccio marino artico, registrata attraverso rilievi satellitari il 22 marzo 2020, è di 13,7 milioni di Km2, di poco inferiore alla media (1979-2020) di 14,3 milioni di Km2. La copertura del ghiaccio marino antartico, attraverso gli stessi sistemi di rilevazione e in pari data, è di 3,5 milioni di Km2 con tendenza al rialzo. La media (1979-2020) dà lo stesso valore.
Su questi dati, tuttavia, è bene sapere che: «Gli utenti devono essere consapevoli del fatto che le mappe di concentrazione del ghiaccio sono state derivate da algoritmi “sintonizzati” per ridurre al minimo le differenze nell'estensione del ghiaccio e nell'area coperta di ghiaccio durante i periodi di sovrapposizione durante la transizione da uno strumento al successivo (sovrapposizione da SMMR a DMSP-F8 SSM/I, da DMSP-F8 a -F11 SSM / I, da DMSP-F11 a -F13 SSM/I e da DMSP-F13 SSM/I a DMSP-F17 SSMIS). Ciò non significa che le concentrazioni di ghiaccio stesse siano ben abbinate. È anche importante sapere che SMMR e SSM/I-SSMIS presentano lacune di dati diverse al Polo Nord a causa delle differenze orbitali. Pertanto, qualsiasi serie temporale di parametri, come l'estensione del ghiaccio e l'area coperta di ghiaccio, deve tener conto di queste differenze (NSIDC)». 117)
In un articolo pubblicato su “Focus” del 26/11/2014, 118) parlando delle due diverse spedizioni, nel 2010 e nel 2012, condotte da un team di ricercatori del British Antarctic Survey, dell'Institute of Marine and Antarctic Studies (Australia) e della Woods Hole Oceanographic Institution (USA), da cui emerge che: «tra il livello del mare e il limite inferiore dei ghiacci ci sono in genere tra gli 1,4 e i 5,5 metri, con un valore massimo misurato di 16 metri», rispetto «le precedenti osservazioni stimavano che il ghiaccio marino qui avesse uno spessore medio di circa 1 metro» è riportata anche l'estensione che dà valori molto diversi. Conclude Focus: «Il prossimo passo sarà quello di intensificare le osservazioni ed estenderle alle vaste porzioni di ghiaccio ancora inesplorato: si calcola che il ghiaccio marino antartico, nei momenti di massima estensione annua, raggiunga i 20 milioni di chilometri quadrati». Una differenza di 16,5 milioni di Km2 dai dati satellitari suddetti!
Secondo un articolo pubblicato da “Meteoweb” il 13/02/2020, 119) riguardante il ghiaccio artico: «Non c’è stata un’estensione del ghiaccio marino così grande almeno dal 2010. Negli ultimi 20 anni, il 2020 è attualmente alla 7a estensione del ghiaccio più grande per l’inizio di febbraio e appena sopra l’estensione media del periodo 2001-2010. Secondo le previsioni, la crescita dell’area di ghiaccio marino si estenderà al mese di marzo con un ritmo simile…». Riferendoci nuovamente ai dati satellitari non possiamo fare a meno di notare l'incongruenza laddove si specifica che: «si sono verificati rapidi cambiamenti nell'Artico, dove la copertura del ghiaccio marino è diminuita a un ritmo sostanziale», riportando dati aggiornati al 22 marzo 2020.
Con questi presupposti si lanciano allarmi sullo “scioglimento dei ghiacci” e si sbraita sul “cambiamento climatico”! Come ha fatto recentemente (19/03/2020) anche “The Guardian”: «Lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia ha innalzato il livello del mare globale di 2,2 mm in due mesi. L'analisi dei dati satellitari rivela un'incredibile perdita di 600 miliardi di tonnellate di ghiaccio la scorsa estate mentre l'Artico ha registrato l'anno più caldo mai censito». 120) Su quest'ultima “fake news” ha nuovamente risposto in dettaglio Paul Homewood. Lo aveva già fatto con il “Washington Post” (articolo del 31/07/2019): «La banda di Capital Weather del Washington Post ha venduto molto tempo fa l'anima ai truffatori del riscaldamento globale. Vergognosamente anche gli scienziati della DMI (Danish Meteorological Institute) si sono ora uniti alla banda». Homewood non ha riportato giudizi personali, ha solo posto in evidenza i dati censiti dall'Arctic Report card della NOAA: «[…] la perdita di ghiaccio dai ghiacciai è praticamente ferma dal 2012». Altri dati tratti dalla “GISS Surface Temperature Analysys” della NASA, secondo i quali: «l'attuale temperatura è la stessa registrata negli anni '30, senza innescare un ulteriore riscaldamento… le temperature della Groenlandia sono crollate tra gli anni '60 e '90», in particolare a Nuuk, nella Groenlandia SW, dove le “elevate” temperature registrate ultimamente erano le stesse del 1888!
“Warming Island” non è una gran novità
L’ex climatologo dello stato della Virginia Dr. Patrick Michaels ha sfatato i timori inerenti a un discioglimento senza precedenti della Groenlandia. Michaels ha fatto notare il recente risalto dato dai media alla “scoperta”, per l’appunto in Groenlandia, di una “nuova” isola creata dai ghiacciai in discioglimento, denominata “Warming Island”. Ha schernito l’asserzione secondo cui l’isola sarebbe “nuova” citando un libro del 1957, Arctic Riviera dell’esploratore svizzero Ernst Hofer, che riportava un’illustrazione raffigurante chiaramente la medesima isola nei primi anni Cinquanta. Michaels ha fatto presente che negli anni Trenta e Quaranta le temperature della Groenlandia erano le stesse – o più elevate – di quelle odierne.
Vista l'impossibilità d'ottenere dati coerenti sul ghiaccio marino (artico e antartico), non ci addentriamo nemmeno sulle rispettive calotte, accontentandoci di quanto riferisce “Meteoweb” in proposito sul citato articolo: «La calotta polare è in buone condizioni» e passiamo oltre…
È totalmente falso che ci sia un “unanime consenso scientifico”! «C’è una notevole variabilità di opinioni, infatti, tra gli specialisti – climatologi, meteorologi, geologi, geofisici, astrofisici – molti dei quali riconoscono un contributo naturale importante al riscaldamento globale osservato dal periodo preindustriale e anche dal dopoguerra a oggi. Ci sono state anche petizioni sottoscritte da migliaia di scienziati che hanno espresso dissenso con la congettura del riscaldamento globale antropico. Tra queste si ricordano quella promossa nel 2007 dal fisico F. Seitz, già presidente della National Academy of Sciences americana, e quella promossa dal Non-governmental International Panel on Climate Change (NIPCC) il cui rapporto del 2009 conclude che “La natura, non l’attività dell’Uomo governa il clima” (Petizione italiana 2019)». 121)
«Gli scienziati scettici sui cambiamenti climatici provocati dall'uomo, che si sono incontrati alla Conferenza internazionale del 2008 a New York City, hanno descritto le “storie dell'orrore assoluto” su come alcune riviste scientifiche si sono impegnate in “comportamenti scandalosi e non etici” nel tentativo di sopprimere la pubblicazione dei loro lavori su riviste peer-reviewed. La conferenza rivoluzionaria del 2-4 marzo, che ha visto la partecipazione di circa 100 relatori con oltre 500 persone presenti, ha presentato il rapporto di un team di scienziati internazionali che hanno formato un gruppo per contrastare l'IPCC delle Nazioni Unite. L'evento, che ha attirato l'attenzione dei media internazionali e statunitensi, ha visto la partecipazione di molti scienziati dell'IPCC dell'ONU provenienti da tutto il mondo.
La conferenza si è svolta pochi mesi dopo la pubblicazione di un rapporto di minoranza del Senato degli Stati Uniti, con oltre 400 scienziati di spicco che hanno recentemente contestato le dichiarazioni di riscaldamento globale fatte dall'uomo. Gli oltre 400 scienziati presenti nel rapporto hanno completamente smentito le affermazioni secondo cui “tutti gli scienziati concordano” sul riscaldamento globale causato dall'uomo. Un sondaggio canadese, inoltre, condotto da scienziati il 6 marzo 2008 ha offerto ulteriori prove del fatto che il presunto “consenso” sia inesistente. Una valutazione promossa da oltre 51.000 scienziati con l'Associazione degli ingegneri professionisti, geologi e geofisici di Alberta (APEGGA) ha riscontrato che il 68% (34.680) di loro non è d'accordo con l'affermazione secondo cui “il dibattito sulle cause scientifiche dei recenti cambiamenti climatici è risolto”. L'indagine ha confermato che solo il 26% (13.260) degli scienziati ha attribuito il riscaldamento globale a “attività umane come la combustione di combustibili fossili”. Neil Windsor, direttore esecutivo di APEGGA, ha dichiarato: “Non siamo affatto sorpresi. Non esiste un chiaro consenso degli scienziati di cui siamo a conoscenza” (EPW Senato USA)». 122)
È sulla base di questi presupposti che molti eminenti e, onesti, scienziati hanno abbandonato le loro prestigiose carriere. È il caso, per esempio, dello scienziato ungherese, Dr. Ferenc Miskolczi, un fisico atmosferico, che si è dimesso dal suo incarico presso il Langley Research Center della NASA perché disgustato dalla mancanza di libertà scientifica dell'agenzia. Oppure del Dr. Paul Reiter, scienziato del Pasteur Institute di Parigi, il quale ha rassegnato le dimissioni dall’IPCC-ONU in segno di protesta.
Premesso che i primi documenti che parlano di esperimenti per modificare il clima risalgono al lontano 1877 quando Nathaniel Shaler, professore all'Università di Harvard, “propose di deviare le correnti marine al fine di sciogliere il Polo Nord“ 123) e che il primo brevetto che utilizzava strumenti per le modificazioni climatiche è datato 16 luglio 1891, 124) gli esperimenti di modificazione climatica su larga scala sono iniziati, per quanto consta, durante l'ultimo evento bellico mondiale e nell'immediato dopoguerra. 125) Già nel 1948 il vice Ammiraglio Ellis Zacharias (ex capo del servizio informazioni della Marina americana), nel corso di un’intervista, dichiarava che gli Stati Uniti possedevano tre armi più potenti della bomba atomica e con un’efficacia distruttiva a larghissimo raggio: «Gli Stati Uniti sono in possesso di armi biologiche, batteriologiche e climatologiche, tutte sviluppate durante l’ultima guerra e disponibili su larga scala». 126)
L'impiego occulto della Geoingegneria, danneggiando qualcun'altro a proprio vantaggio, non trova altra definizione che “Geoingegneria clandestina”.
È il caso, per esempio, del “Progetto Popeye”: «Modifica del tempo in Vietnam del Nord e Laos» i cui test furono approvati dallo Stato americano e dal Ministero della difesa e condotti nell'ottobre del 1966 in una striscia del Lao Panhandle, a est dell'Altopiano di Bolovens, nella valle del fiume Se Kong. I test furono condotti senza consultare le autorità laotiane (informando solo l'ambasciatore Sullivan) e, conosciuto solo da un numero limitato di funzionari statunitensi. L'obiettivo del programma era quello di produrre precipitazioni sufficienti lungo le linee di comunicazione «per impedire o almeno interferire con il traffico di camion tra il Vietnam del Nord e del Sud. Le tecniche di seed seeding recentemente migliorate verrebbero applicate su base continuativa, in uno sforzo non pubblicizzato per indurre continue piogge durante i mesi della normale stagione secca (”Memorandum Dal Vice Sottosegretario di Stato agli Affari Politici (Kohler) al Segretario di Stato Rusk“». Washington, 13 gennaio 1967).
L'ex URSS non è stata da meno dopo il disastro nucleare di Chernobyl nel 1986, laddove, come riferisce ”The Telegraph“ in un articolo del 22 aprile 2007, 127) ”[…] oltre 4.000 miglia quadrate della Bielorussia sono state sacrificate per salvare Mosca, Voronezh, Nizhny Novgorod, Yaroslavl dal materiale radioattivo tossico utilizzando ioduro d'argento per influenzare la pioggia“, come dichiarato dal maggiore Aleksei Grushin a ”Science of Superstorms“, un documentario della BBC2. Pur riferendo, nell'articolo, che l'area d'intervento non fu limitata solo a Chernobyl, ma si ”estese per un raggio di 100 Km, invertendo la direzione del vento che si stava spostando da ovest a est“, omette di porre in evidenza che gran parte dell'Europa occidentale ha subito le ricadute radioattive che ancora oggi sono strumentalmente rilevabili. 128)
Mosca ha sempre negato che la semina delle nuvole fosse avvenuta dopo l'incidente, ma nel 2006, in occasione del 20° anniversario del disastro, il maggiore Grushin, che è stato tra quelli decorati per il coraggio, affermò di aver ricevuto il premio per le missioni di ”pulizia“ di Chernobyl. Un secondo pilota sovietico, che chiese di non essere nominato, confermò ai produttori di BBC2 che le operazioni di seeding delle nuvole ebbero luogo già due giorni dopo l'esplosione. 129)
Alan Flowers, uno scienziato britannico che fu uno dei primi scienziati occidentali autorizzati a entrare nell'area per esaminare l'entità delle ricadute radioattive intorno a Chernobyl, affermò che la popolazione bielorussa era stata esposta a dosi di radiazioni 20-30 volte superiori al normale, causando avvelenamento da radiazioni intense nei bambini. Flowers, che fu espulso dalla Bielorussia nel 2004 dopo aver affermato che la Russia aveva inseminato le nuvole, riferì che: ”La popolazione locale dice che non ci sono stati avvertimenti prima che arrivassero queste forti piogge e le ricadute radioattive“. 130) Vergognose e raccapriccianti, invece, sono state le dichiarazioni del ex responsabile dell’attività nucleare di ENEL, Paolo Fornaciari, il quale a sostegno delle sue idee vanitose, dichiarò su “Il Resto del Carlino” del 21 gennaio 2005, rivolto al disastro di Chernobyl: “[…] in oltre 40 anni un solo incidente ha provocato morti. E neanche tantissimi! I morti accertati in diretta conseguenza dell’incidente sono stati solo 48 […] Certo le conseguenze si sono sentite per parecchio tempo, ma già tre anni dopo l’incidente, quando sono andato a visitare il sito, la contaminazione dell’area recintata era scesa a livelli perfettamente accettabili”.
Il 24 marzo 1999, la NATO, senza mandato dell’ONU e con la partecipazione dell’Italia (sotto il governo D'Alema), 131) scatenava una criminale guerra contro la Jugoslavia, provocando morte e distruzione. Fu una campagna condotta unicamente dal cielo attraverso massicci bombardamenti di strutture civili come: case, ospedali, scuole, ponti, fabbriche, centrali. Dopo il bombardamento dell’impianto petrolchimico a Pancevo, che dal 4 aprile continuarono inesorabilmente fino al 7 giugno (41 bombe e 7 attacchi missilistici), si alzarono in volo piloti americani inseminando la nube tossica con agenti chimici per evitare che la pioggia di veleni cadesse sulle teste dei militari USA. 132)
”La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in Jugoslavia. La NATO si aspettava che, bombardando senza pietà Pancevo e altre zone abitate da civili, il risultato sarebbe stato d'intimidire Belgrado forzandola ad accettare l’Accordo di Rambouillet, compresa la famigerata Military Appendix [“l'Allegato B” del testo proposto dalla delegazione statunitense] che, essenzialmente, garantiva alla NATO il diritto di occupare tutta la Jugoslavia“. (Jugocord - Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS). «Nel Danubio sono state riversate più di mille tonnellate di etilene-dicloride provenienti dal complesso petrolchimico di Pancevo (attraverso il canale che collega l’impianto al fiume). Più di mille tonnellate di natrium idrossido fuoriuscirono dal complesso petrolchimico di Pancevo. Circa 1.000 tonnellate di idrogeno-cloro confluirono nel Danubio». 133) «Otto tonnellate di mercurio si riversarono nel terreno. Anche l’impianto per il trattamento delle acque fu bombardato, contribuendo così ad aggravare l’impatto ecologico (Michael Chossudovsky)», 134) concludendo con: «La complicità dell’UNEP, un’agenzia specializzata dell’ONU che ancora si ritiene mantenga un minimo di integrità, è un ennesimo sintomo del deterioramento del sistema delle Nazioni Unite che sta svolgendo un fondamentale ruolo nel fornire copertura ai crimini di guerra della NATO».
La NATO non era nuova su questo tipo di procedure e, già nel 1976, fu messa sotto accusa per: ”Gli eventi che circondano le tempeste che hanno colpito il continente europeo intorno al nuovo anno causate da modifiche meteorologiche coordinate dalla NATO contro l'Europa. Questa operazione di modifica del tempo aveva l'intenzione deliberata di mettere in gioco la protezione civile e il personale militare… comprese le informazioni sul sabotaggio deliberato dei sistemi di allerta tempesta europei prima che colpissero, e l'apparato militare che era pronto a svolgere funzioni di protezione civile sulla scia distrutitva delle tempeste. Come sarà mostrato chiaramente a breve, le azioni del personale della protezione civile durante e dopo le tempeste sono parallele alle operazioni militari necessarie per stabilire e mantenere governi militari nazionali in grado di far rispettare i programmi di austerità che attualmente rappresentano la politica governativa adottata negli Stati Uniti, in Canada e in Europa occidentale… L'ondata di tempeste si è verificata nel contesto di una continua spinta economica e politica da parte della fazione finanziaria internazionale alleata dei Rockefeller per preservare la struttura del debito, denominata in dollari, contro le crescenti pressioni del crollo della depressione. Relativo a questo quadro politico è il fatto della continua ricerca e attuazione delle tecniche di guerra geofisica… (Executive Intelligence Review - “The 1976 New Year Storms in Europe” 25/01/1976)
Nella sua riunione del 29 marzo 1966 il Consiglio Federale chiedeva all'ICAS di preparare un rapporto che delineasse “cosa sta facendo chi modifica il tempo, i piani futuri delle agenzie (in particolare Commercio e Interni) e le loro interrelazioni, e le considerazioni che dovrebbero incidere sulle decisioni, suddividendo le responsabilità sulla ricerca della modifica del tempo”.
Nel rapporto di risposta redatto per l'ICAS dal Dr Omero E. Newell, membro della NASA all'ICAS, presentato da J. Herbert Hollomon (Chairman) e datato 1 ottobre 1966 dal titolo: “A Recommended National Program In Weather Modification (Programma nazionale raccomandato nella modifica del tempo)” MEMORANDUM PER IL DR. DONALD F. HORNIG con Oggetto: Programma di modifica del tempo, è testualmente posto in evidenza che tali sperimentazioni sono iniziate nell'immediato dopoguerra, cioè nel 1946: «Negli ultimi vent'anni sono stati condotti esperimenti sulla modifica del tempo»
«I cambiamenti climatici sono causati dall'uomo…»
«I cambiamenti climatici hanno origini astronomiche…»
«I cambiamenti climatici sono dipendenti dalla pressione atmosferica…»
E se, invece, ci fosse “qualcosa” che si sta spostando, molto più velocemente di quanto raccontano al JPL 135) determinando un significativo cambiamento climatico, più locale che globale (che nessuno in verità sa quantificare), tipo: «l’elevarsi della linea equatoriale [che] potrebbe contestualmente far crescere il valore dei terreni nell’Europa settentrionale»? 136)
Secondo il rapporto dell’Agenzia Ue per l’Ambiente, appena chiamato in causa, «lo spostamento verso nord delle zone climatiche ottimali suggeriscono che altre regioni in Europa potranno beneficiare di futuri climi più caldi… (Punto 4.2.1 pag. 45)
E non manca di nominare «Gli effetti benefici del CO2 sulla resa delle colture», rilevando che: «In generale, l'aumento della concentrazione atmosferica di CO2 dovrebbe avere effetti positivi sull'accumulo di biomassa, a causa del maggiore tasso di fotosintesi»
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