Cat. “Autori”
Roberto Morini (fisico nucleare e filosofo)
12 settembre 2016
Troppo spesso sento le solite lamentele sul “nuovo mondo” quello predetto, auspicato, inevitabile, quello che a breve si manifesterà e s’imporrà con tutta la sua imponenza: «Come il solito saranno i ricchi e i prepotenti che si salveranno, perché hanno le possibilità economiche per proteggersi da tutto e le persone comuni soccomberanno, come è sempre stato».
Ragionamenti stupidi, perché illogici ai quali rispondo: «Sì, e voi sarete tra i primi a soccombere, perché la principale vittima designata è, finalmente, l’ignoranza!». Se siamo immersi in una spirale evolutiva ascendente, come è logico che sia altrimenti nulla ha più significato e tanto varrebbe togliersi immediatamente un’inutile vita, tutti i controvalori che sostengono il falso mondo attuale devono scomparire.
Per qualche “meccanismo”, forse nemmeno troppo strano, nel passaggio da uno stadio all’altro (minerale, vegetale, animale, umano) c’è stata una sorta d’involuzione. Mentre, da una parte, l’umanità acquisiva indipendenza, responsabilità individuale, libertà, autonomia, ecc… perdeva dall’altra tutte le conoscenze legate agli stadi precedenti. Dimenticava, volutamente, ciò che era stata e il modus vivendi dei tre stadi che ha attraversato per giungere a quello, non ultimo, attuale.
Molti, in ogni campo delle scienze, si sono dati da fare per dimostrare che non c’è dissoluzione di continuità tra il “sentire” umano e quello dei tre stati che l’hanno preceduto. In una parola: minerali, vegetali, animali e umanità hanno gli stessi sentimenti, le stesse sensazioni, emozioni e necessità, lo stesso modo di ragionare (quando l’uomo lo mette in pratica), di reagire e ricordare.
«Siamo alberi che camminano e non lo sappiamo, mentre le piante sono umani con foglie e radici e lo sanno perfettamente». Che l’abbia detto C.G. Jung o qualcun altro non ha importanza: questa è la verità che abbiamo dimenticato e che è stata dimostrata scientificamente innumerevoli volte, almeno fino a una quarantina d’anni fa con le clamorose scoperte di: Cleve Backster, Pierre Paul Sauvine, Eldon Byrd, Ken Hashimoto, Marcel Vogel, L. George Lawrence, Ivan Isidorovich Gunar, V.N. Pushkin, V.M. Fetisov e molti altri ancora. Ma già nel XVIII secolo Carl von Linné sconfessò il dogma di Aristotele, secondo il quale: «Le piante hanno l’anima, ma non le sensazioni», proclamando che «Le piante si differenziano dagli animali e dal genere umano soltanto per l’assenza di movimento». L’assunto di Linné va inteso solo per il posizionamento rispetto al suolo, perché agli inizi del XX secolo, Raoul Francé (emerito biologo viennese), dimostrò che «Le piante muovono il corpo liberamente e in modo aggraziato, al pari del corpo animale, o umano e, soltanto la maggiore lentezza dei movimenti, c’impedisce di notarlo».
Naturalmente, quando una pianta riesce, sotto impulsi, a: pilotare un aereo, riconoscere tra tanti un assassino, fare di conto, captare comunicazioni dallo spazio profondo (comunicazioni biologiche anziché radio, più limitanti), ecc.. ecc.. beh!… è ovvio che l’entusiasmo iniziale delle principali testate giornalistiche e, riviste scientifiche, mondiali siano state opportunamente convinte al silenzio e ad abbandonare completamente l’argomento entrando, lo stesso, negli interessi di settori operanti tutt’altro che alla luce del sole.
Ancor prima, tanto per portare un esempio relativo allo stadio minerale, alla fine del IXX secolo, fu dimostrato scientificamente che un metallo si “stanca” al pari di un qualsiasi tessuto muscolare umano se sottoposto a uno sforzo prolungato (Sir Jagadis Chandra Bose).
Mi piacerebbe continuare a parlare di questo mondo meraviglioso e così tanto sconosciuto (meglio dire dimenticato), ma voglio rispondere con logica ai miei pessimistici interlocutori.
Ora, prendiamo in esame quattro punti e sintetizziamoli:
La sintesi logica è: il nuovo mondo che cancellerà completamente il vecchio rigenerandolo, come accaduto ciclicamente innumerevoli volte, è destinato solo ai puri di cuore, alle persone semplici, cioè a chi ha ancora il cuore incontaminato come quello di un fanciullo, o di un bambino che dir si voglia.
Quindi, miei cari interlocutori, non preoccupatevi di ciò che accadrà agli altri, preoccupatevi di ciò che accadrà a voi se non vi sforzerete di riconnettervi armoniosamente, con quella natura che avete dimenticato, con quel «misterioso flusso vitale che circola in egual misura nel ventre del Pianeta e al disopra, nel micro come nel macrocosmo (Jung)».
Chi vuole può continuare a cazzeggiare con: le armi, il denaro, il potere, la prepotenza, il menefreghismo, l’indifferenza, l’insulsaggine, la stupidità, le cretinerie e, quant’altro, il tutto racchiuso sotto il vessillo dell’ignoranza, ma il nuovo mondo non lo vedrà nemmeno col telescopio! Parola di chi non è di queste parti…
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a cura della Redazione di Extrapedia