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Il sistema scolastico

Un ragazzo mi disse: “Andiamo a scuola per imparare a dimenticare”.

RIFLESSIONE

Sono passati circa dieci anni da quando quel ragazzo mi suggerì questa agghiacciante realtà. Questa frase mi è rimasta impressa nella mente proprio come lo rimangono alcuni sogni nonostante gli anni passino. L'unica cosa che ho saputo dire a quel ragazzo è che aveva ragione perché ora ritengo che il sistema scolastico devi dal nostro essere umani. Credo profondamente e sinceramente che ognuno di noi sia un potenziale di “cose” meravigliose assopite dallo stile di vita proposto e che, nella maggioranza dei casi, abbiamo accettato e seguito senza più considerare la nostra natura. Ognuno di noi è molto più di numeri e parole, è molto più di titoli conseguiti e riconosciuti, è molto più del mestiere che impara… ognuno di noi è tutt'altro da ciò che ci insegnano a essere. La vita è anche altro.

I bambini che entrano nel sistema scolastico entrano per prima cosa in un sistema che, in quanto tale, ha proprie caratteristiche: è uguale per tutti, è precostruito e controllato. I bambini imparano le stesse cose nello stesso modo con poche occasioni per poter improvvisare la propria vita. Entrano vestiti in ugual modo con una divisa, stanno chiusi nel sistema per ore senza la possibilità di prendere una boccata d' aria e mangiare qualcosina e ne escono quando suona una campanella… mi pare una prigione con i suoi prigionieri. Un sistema che è già costruito è immobile di fronte alla realtà di ogni bambino che accoglie e così sono i bambini che si adattano e si abituano a confrontarsi con gli stessi spazi, con gli stessi oggetti e con le stesse dinamiche dai tre ad almeno i sedici anni… mi pare una fabbrica con i suoi operai. Un sistema è controllato affinché possa sempre funzionare e garantire il successo degli obiettivi posti e imposti.

Il sistema dove tutti i bambini entrano è chiamato scolastico; che parola amara. Perché i genitori portano i propri figli a scuola? Nella maggioranza dei casi perché lavorano e perché decidono di delegare e affidare la formazione dei propri figli a estranei , in possesso di un titolo di studio “adeguato” alle “esigenze” dei bambini e ragazzi di ogni fascia d'età.

Entriamo un po’ più in profondità…

Il sistema civile e sociale che plasma la realtà comune a tutti si basa sul denaro, sul potere e sull'avere.. credo che questo sia chiaro a tutti quanti, perciò i genitori (come tutte le persone) sono “costretti” a lavorare per guadagnare i soldi che servono al sostentamento della famiglia e allo stesso tempo tolgono tempo sacro alla famiglia stessa. Perciò, mentre i genitori sono fuori casa per andare a lavorare, devono trovare qualcuno cui affidare i propri figli ed ecco che subentra il sistema scolastico nel quale si sviluppa l'istruzione obbligatoria dei bambini. Certamente l'istruzione in sé per sé è obbligatoria ma non lo è frequentare la scuola, perché se un genitore vuole è ancora libero d'istruire i propri figli in casa, in famiglia. Supponiamo, allora, che qualche genitore non abbia necessità di lavorare 8, 10, 12 ore il giorno e quindi potrebbe valutare la scelta d’istruire il proprio figlio, ma sceglie comunque di portarlo a scuola. Ovvio che le motivazioni sono diverse da genitore a genitore ma forse qualcuno non considera nemmeno l'idea d'istruire il proprio figlio, perché non si sente pronto a farlo anche se mandandolo a scuola si sente pronto ad affidarlo a persone che non conosce, ma che però, possiedono un titolo di studio riconosciuto dallo stato. Cosa rende un titolo di studio adeguato?

L'insegnante che si forma segue un percorso di studi uguale a tutti gli altri dove sono imposti e fatti studiare metodologie d’insegnamento considerate valide in quel periodo storico, senza poter dare svago e voce alle proprie intuizioni che, durante un percorso di studio, nascono spontaneamente ma sono represse perché il sistema scolastico non le accetta: un sistema è per sua natura chiuso! Durante il percorso di studi nella formazione di un insegnante sono fatte studiare le esigenze dei bambini in ogni fascia d'età: dai tre ai sei anni i bambini hanno tali esigenze (uguali per tutti i bambini) e sulla base di queste si devono raggiungere degli obiettivi, dai sei anni ai dieci anni i bambini hanno talaltre esigenze (uguali per tutti i bambini) e sulla base di queste si devono raggiungere degli obiettivi, e così via fino ad almeno i sedici anni.

L'insegnamento scolastico plasma la mente dei bambini fin da piccoli facendo sì che nella loro mente si formino solo una parte delle possibili sinapsi nervose e solo in alcune aree, il resto è lasciato a parte. Ed è qui che potrebbe nascere lo stimolo di un genitore a valutare la scelta d’istruire i propri figli per poterli nutrire anche di tutto ciò che non siano solo parole e numeri, per stimolare i bambini a essere un domani delle belle persone, con fare graziato e profondo rispetto per sé e per gli altri, per esempio, questo un genitore può insegnarlo, sa farlo meglio di chiunque altro. Mi rendo conto che in tale ottica sia da valutare l'aspetto sociale dei bambini e sarebbe da rivisitare cosa intendiamo per “socializzare” oggi giorno, ma non è questa la sede. I bambini nel sistema scolastico stanno vicini come anche i bambini istruiti in altri modi stanno vicini, modi che a parer mio sono sani e genuini.

Ma abbiamo mai provato a chiedere ai bambini se gli insegnanti dai quali sono seguiti sono adeguati a soddisfare le loro esigenze per raggiungere gli obiettivi d’istruzione obbligatoria imposti nel sistema scolastico? No! Perché se così fosse vi assicuro che la scuola sarebbe tutt'altra cosa, ma talmente tutt'altra cosa che sarebbe impossibile chiamarla ancora scuola.

Sono passati circa trent'anni da quando una bambina che frequentava la seconda elementare pose una domanda alla propria madre: “Ma perché a scuola non ci insegnano le cose giocando? Sarebbe più semplice e più divertente perché siamo dei bambini!”.


db/il_sistema_scolastico.txt · Ultima modifica: 21/10/2020 06:52 da @Staff R.