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ISIS e gli USA

Cat. “Autori
Roberto Morini (fisico nucleare e filosofo)
data non disponibile

ISI-ISIL-ISIS-Stato Islamico-Daesh

U.S.A.:

Nel 2012 esisteva solo lo Stato Islamico dell’Iraq (ISI), ma l’ISIL non esisteva ancora. Acquisisce quindi particolare significato il contenuto del documento desecretato quest’anno (link), grazie alle pressioni di “Judicial Watch”, e redatto il 12 agosto 2012 dalla DIA, la “Defense Intelligence Agency” degli Stati Uniti d’America. La DIA è la componente del Dipartimento della Difesa (“Department of Defense”, DoD) che fornisce ai decisori politici e militari, nonché al presidente USA in persona, un servizio d’intelligence sia sui governi e sugli Stati delle zone calde, sia sui protagonisti in genere, capaci di influire sul complesso degli equilibri geopolitici, pur non essendo Stati veri e propri.

Non è un mistero per nessuno che gli Stati Uniti (e non solo loro) desiderino la caduta del regime politico di Assad in Siria, per acquisire il controllo di un’area molto strategica come quella che consente ai paesi produttori di petrolio di avere uno sbocco nel Mediterraneo.

E cosa scrive, nell’agosto 2012, la “Defense Intelligence Agency”? Scrive che i salafiti, i fratelli musulmani e “AQI” (al-Qaeda Iraq) sono le principali forze che guidano l’insurrezione in Siria, e inoltre che anche l’occidente, i paesi del golfo e la Turchia vogliono far cadere Assad, mentre la Russia, la Cina e l’Iran sono dalla parte del regime.

Ecco il passaggio a cui fare riferimento:

Nel documento, a pagina 3 (link), si spiega che “Al Qaeda Iraq” conosce bene la Siria perché si è addestrata lì, prima di trasferirsi in Iraq. Si dice poi che l’AQI sostiene le forze che si oppongono ad Assad e che richiama i sunniti alla guerra contro la Siria, in quanto stato infedele.

Poi, nell’analisi sulle possibili conseguenze in Iraq, sostiene che «se la situazione dovesse andare in fumo, c’è la possibilità di creare un principato salafita, dichiarato o meno, nell’est della Siria, e questo è esattamente ciò che i poteri che sostengono l’opposizione vogliono, per isolare il regime siriano». Si ipotizza quindi che «L’ISI potrebbe anche dichiarare uno Stato Islamico attraverso la sua unificazione con altre organizzazioni terroristiche in Iraq e in Siria».

Sappiamo dunque che le forze di opposizione ad Assad avevano bisogno della nascita dell’ISIS per abbattere il regime siriano. E lo stesso vice-presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, lo ha sostenuto: «non siamo riusciti a convincere i nostri alleati nel Medioriente a smettere di sostenere gli estremisti in Siria (il video non è più disponibile - ndr)». In poche parole, Joe Biden ammette quel che ufficialmente gli Usa negano e cioè:

  • Che “gli alleati” sono quelli che armano l’ISIS, e li nomina: Erdogan, Sauditi, Emirati.
  • Che non c’è in Siria alcuna opposizione “moderata” – e lo dice due settimane dopo che il Congresso, su indicazione di Obama, ha stanziato mezzo miliardo di dollari per “armare e addestrare “i ribelli moderati” in Siria.
  • Che gli Usa in Siria non possono intervenire perché non possono più essere visti come aggressori di un altro paese musulmano. Devono dunque affidarsi ai partner, ai Wahabiti e a Erdogan. Che è probabilmente il motivo per cui Obama non volle partecipare nel 2012 all’aggressione anti-Assad in cui francesi, turchi e sauditi erano già pronti.

(O forse per non scoprire di più le carte, dato che Barak Hussein Obama potrebbe essere un Muslim Brother [Fratello Musulmano]. L’accusa è stata elevata un anno dopo, nel 2013, dal vicepresidente della Corte Costituzionale in Egitto, Tahani Al Gebali. Ed è stata in qualche modo confermata anche da un articolo del The Washington Times del 3 giugno 2015: «Sotto forma di “espandere la democrazia”, i servizi Usa hanno acceso le “primavere arabe” che tendevano poi a tradursi nella presa di potere dei Fratelli Musulmani». A conforto ci sarebbe anche una direttiva presidenziale segreta del 2011 [“Presidential Study Directive-11”, or PSD-11 – link all’articolo del The Washington Time del 3 Giugno 2015]).

Ovviamente Biden non s’è lasciato sfuggire “tutta” la verità, sarebbe troppo pretenderlo. Non ha spiegato agli studenti di Harvard (il 16 Novembre 2015, al “John F. Kennedy Jr Forum Institute of Politics”) quel che, invece, apprendiamo dal “The Telegraph” britannico (non un sito complottista), ossia che la CIA è stato il maggior responsabile di un ragguardevole trasferimento clandestino delle armi saccheggiate dagli arsenali di Gheddafi in Libia ai terroristi anti-Assad. L’operazione in cui fu ucciso l’ambasciatore Usa Chris Stevens (link) e in cui fu implicata la Clinton, allora segretaria di Stato, che si dimise proprio per quello. Né che la CIA ha organizzato un trasporto di armi dalla Croazia, armi pagate dall’Arabia Saudita, e dirette, con un ponte aereo, ai tagliagole siriani nel 2012 (link).

Né ha detto che le 24 banche che sono attualmente nel territorio occupato da Daesh e attraverso le quali il Califfato ricicla i suoi profitti criminali, specialmente dal petrolio ma non solo, continuano a operare sui mercati internazionali, perché non escluse dal sistema SWIFT, da cui invece fu esclusa la banca vaticana per far sloggiare lo sgradito papa Ratzinger. Forse Bruxelles, risparmiandoci le scenografiche “cacce all’uomo in città”, potrebbe più decisamente contribuire all’azzeramento del terrore ordinando a SWIFT di bloccare i conti delle 24 banche. Sarebbe poco faticoso, perché la sede di SWIFT è a Bruxelles.

Mentre l’ex generale Nato Wesley Ckark ha dichiarato che: «I nostri amici e alleati hanno fondato l’ISIS per distruggere gli Hezbollah (il video non è più disponibile - ndr)».

Ora, sappiamo con certezza, che gli USA consideravano l’ISIS, fin da prima della sua comparsa, come un modo per isolare il governo siriano, ma sappiamo anche che i suoi alleati lo hanno creato e sostenuto, mentre al Fronte Al-Nusra era consigliato un po’ di trucco per presentarsi come forza moderata e beneficiare del supporto degli Stati Uniti in termini di armi, che finivano però anche nelle mani dell’ISIS (link). E del resto non si può sapere quanti di quei 60 miliardi di dollari di armi che gli USA hanno venduto all’Arabia Saudita (link) (cioè agli alleati del Medioriente che secondo il vice-presidente degli Stati Uniti d’America hanno finanziato l’ISIS) siano in realtà finiti nelle mani del califfato.

Quello che sappiamo è che l’occidente, per assicurarsi il dominio di un’area strategica come quella che dalla Siria conduce all’Iraq e all’Iran, ha fondato, finanziato e supportato in tutti i modi la nascita di un movimento destabilizzatore, fortemente votato alla propaganda, il quale avrebbe poi trovato l’unico canale di diffusione mediatico in quel SITE (“Search for International Terrorist Entities”, il sito di monitoraggio USA dei jihadisti sul web) dove Rita Katz ancora oggi diffonde le rivendicazioni dell’ISIS come se avesse un’esclusiva commerciale e, quasi sempre, senza linkare le fonti (per saperne di più sul SITE, si legga: “Ecco da dove arrivano tutte le cose che sappiamo dell’ISIS. Chi è Rita Katz“ [ link ]).

«Ecco perché i commenti di chi oggi invoca crociate contro gli infedeli, presentando uno scenario a senso unico dove qui siamo tutti buoni e di là sono tutti cattivi, riporta verità parziali, molto spesso demagogicamente tese a orientare l’opinione pubblica in favore di un intervento armato che serve a molti scopi diversi. Tra questi, il ridimensionamento di una forza [che solo apparentemente - nda] è sfuggita al controllo occidentale non è che uno di essi, mentre il conseguimento dell’obiettivo militare di abbattere Assad e di quello strategico di controllare l’area del medio oriente rappresentano sicuramente obiettivi primari, anche in considerazione del fatto che l’ISIS conta più o meno 50mila uomini. Non è credibile, in nessun modo, che i più potenti eserciti della Terra possano avere una qualunque, anche remota possibilità di non averne ragione – se davvero lo volessero – in meno di 24 ore (il commento di Claudio Messora del 16 novembre 2015 ore 19:30 non esiste più - ndr)».

Il 12 Ottobre 2014 – il Dr Kevin Barrett (noto professore americano del Wisconsin esperto di cultura mediorientale) ha rilasciato queste dichiarazioni in un colloquio telefonico con “Press TV” commentando l’ultimo articolo di Brzezinski sulla Russia pubblicato dal “Financial Times” (Brzezinski ha scritto che la decisione apparente di Mosca di colpire i militanti della CIA “al meglio” riflette “l’incompetenza militare russa”, e peggio, “la volontà di evidenziare l’impotenza politica americana”. Ha aggiunto che se Mosca continua a colpire “i suoi beni”, allora Washington dovrebbe reagire contro i russi).

Il Dr Barrett ha definito tutte queste dichiarazioni come: «un’ammissione mozzafiato proveniente da un consulente politico americano di massimo livello, poiché di fatto Brzezinski ha affermato che “Al Qaeda” e lo Stato Islamico [il gruppo terroristico Daesh/ISIL/ISIS nda] sono un asset, ovvero “dei beni di proprietà” degli Stati Uniti».

«Si tratta di un genere di affermazioni veramente esplosive poiché i funzionari di Washington non hanno mai ammesso ufficialmente che “Al Qaeda” in Siria, il “Fronte Al-Nusra”, siano in realtà alleati degli Stati Uniti», ha sottolineato Barrett.

Nei suoi commenti su “Press TV”, il dottor Barrett ha dichiarato che: «Il popolo americano avrà molto interesse a scoprire, 14 anni dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, ufficialmente attribuiti ad “Al Qaeda”, che questo gruppo terrorista responsabile della morte di 3.000 americani è ora il nostro alleato in Siria e che dovremmo andare in guerra contro la Russia rischiando una guerra nucleare per punire Putin per avere colpito “Al Qaeda”».

«È un vero paradosso solo provare a immaginare rappresaglie USA contro la Russia per gli attacchi della Russia contro “Al Qaeda”, ma questo è esattamente ciò che ha detto Brzezinski. Peraltro, Brzezinski, è considerato uno degli esperti più informati ed equilibrati di Washington, poiché i neoconservatori che lo circondano sono molto più estremisti e guerrafondai di lui», ha aggiunto Barrett.

«Ma è ancora più incredibile e vergognoso il fatto che si voglia attaccare la Russia nonostante sia intervenuta su richiesta del legittimo governo siriano in piena ottemperanza del diritto internazionale», ha concluso Barrett (link).

Da “Mundo Sputnik News” del 12 Ottobre 2015 (link) – Gli aerei da trasporto USA hanno lanciato oggi 50 tonnellate di munizioni destinate ai miliziani takfiri nel Nord della Siria, gli “oppositori moderati” secondo il Dipartimento di Stato USA. (Si veda anche la notizia data dall’ANSA lo stesso giorno “Dagli Usa 50 tonnellate di munizioni ai ribelli” – link).

Il Pentagono ha ordinato di inviare armi ai miliziani “moderati” della Sira. La stesse agenzie “Reuters” e “CNN” hanno trasmesso l’informazione che gli aerei da trasporto militare USA hanno rifornito i militanti takfiri in Siria di armi leggere e altro armamento come granate a mano e munizioni. In precedenza il Segretario alla Difesa USA, Ashton Carter, aveva dichiarato che gli USA possono rivedere il loro programma di addestramento degli oppositori al presidente siriano Bashar Al-Assad. La Casa Bianca ha precisato che lavorerà con i gruppi che già combattono contro lo Stato Islamico (ISIS) e gli fornirà equipaggiamenti che gli permettano di operare nel modo più efficace con l’aiuto dei bombardamenti aerei statunitensi.

Da parte sua, un alto funzionario dello Stato Maggiore dell’Esercito siriano ha commentato la notizia della “RIA Novosti”, aggiungendo che è poco probabile che l’opposizione siriana, creata per rovesciare il presidente Assad, si azzardi a combattere contro l’ISIS e la cosa più probabile è che continui la sua offensiva contro Damasco.

Il Congresso USA aveva approvato alla fine del 2014 un programma di 500 milioni di dollari per addestrare ed equipaggiare i denominati “ribelli moderati” in Siria per combattere contro i gruppi terroristi nel paese arabo.

L’obiettivo di Washington era quello di formare un corpo di 5.400 miliziani per farli combattere in Siria per la fine di quest’anno. In Settembre il Pentagono ha ammesso che, dei primi militanti addestrati dagli USA, erano rimasti soltanto 4/5 nel continuare a combattere secondo i piani.

Inoltre ha riconosciuto di avere perso il contatto con la maggior parte di questi combattenti per il cui addestramento ed equipaggiamento Washington aveva speso oltre 40 milioni di dollari.

(Traduzione e nota seguente di Luciano Lago, per Controinformazione – link)

Nota: «Se qualcuno nutriva ancora dei dubbi sul supporto che gli USA forniscono ai gruppi terroristi takfiri, ora pudicamente definiti “moderati”, questa notizia fornisce l’ultima e definitiva prova di quale sia la reale funzione di questi gruppi, appoggiati da USA, Arabia Saudita e Turchia: destabilizzare il paese, rovesciare il governo di Bashar Al-Assad e favorire la spartizione della Siria».

Da altre fonti (le pagine di “Sponda Sud” e “IPR” non esistono più - ndr): Gli Stati Uniti starebbero fornendo ai ribelli siriani anti Assad numerosi missili anticarro, forniture massicce come mai accaduto finora. Lo riferisce il “New York Times”, citando uno dei capi delle milizie ribelli impegnate a fronteggiare le forze armate di Damasco ad Hama, nella Siria centrale, una delle prime province colpite dai raid aerei di Mosca e Damasco.

Missili anticarro “made in Usa” sono cominciati ad arrivare già nel 2013 – spiega il “NYT” – attraverso un programma segreto portato avanti da: Stati Uniti, Arabia Saudita e altri alleati, per aiutare alcuni gruppi anti Assad controllati e addestrati dalla CIA. Ora, il flusso sarebbe ripreso in maniera massiccia, con la tacita approvazione degli Usa. I missili del tipo Tow, infatti, insieme ai pick-up corazzati sarebbero consegnati sul campo, non direttamente dagli americani, ma dai loro alleati.

La “CNN” parla di 50 tonnellate di munizioni consegnate per via aerea a gruppi di ribelli nel nord della Siria, nell’ambito della riorganizzazione del programma di sostegno ai combattenti moderati. La tv americana ha aggiunto che «la notte scorsa (13 Ottobre 2015) un aereo da trasporto C-17 ha paracadutato nella provincia di Hasakah 112 casse di munizioni, granate e altri materiali per i ribelli del gruppo noto come Coalizione siriano-araba».

«Abbiamo ciò che chiediamo in pochissimo tempo», racconta Ahmad al-Sud, comandante dei ribelli, entusiasta dei successi ottenuti in due giorni dal suo gruppo, la Divisione 13, che è riuscito a centrare con i missili anticarro Tow “sette blindati su sette”.

Poi, salta fuori il mistero sugli automezzi Toyota, ripreso da “Voci dall’Estero” il 15 Ottobre 2015 – link.

Il Dipartimento del Tesoro Americano ha recentemente aperto un’inchiesta sull’uso di un gran numero di autocarri Toyota da parte del cosiddetto “Stato Islamico” (ISIS). La questione è stata sollevata dopo l’inizio delle operazioni aeree russe in Siria (link all’articolo di “Journal Neo” del 1° Ottobre 2015), e dopo l’aumento a livello globale dei sospetti che gli stessi USA abbiano avuto un ruolo fondamentale nell’armare, finanziare e, sostenere intenzionalmente, l’esercito terrorista in Iraq e in Siria.

ABC News”, nel suo articolo “Funzionari USA chiedono perché l’ISIS abbia così tanti autocarri Toyota“ (link), scrive: «I funzionari anti-terrorismo degli Stati Uniti hanno chiesto alla Toyota, il secondo maggior produttore di auto al mondo, di aiutarli a capire come l’ISIS sia riuscito ad acquisire un così grande numero di autocarri, SUV e pick-up Toyota, come si nota con molta evidenza dai video di propaganda del gruppo terrorista in Iraq, Siria e Libia».

La Toyota risponde di non sapere come l’ISIS abbia potuto ottenere quei veicoli, e “supporta” l’indagine guidata dalla “Terror Financing Unit” del Dipartimento del Tesoro — che è parte di un più ampio sforzo condotto dagli USA per evitare che i beni prodotti in occidente finiscano nelle mani dei gruppi terroristi.

Il report prosegue, e cita l’ambasciatore iracheno negli USA, Lukman Faily: «Questa è una domanda che abbiamo già posto ai nostri vicini» ha detto Faily. «Come è possibile che ci siano tutti questi autocarri nuovi… a quattro ruote motrici, ce ne sono a centinaia, da dove arrivano?».

Non sorprende affatto che il Dipartimento del Tesoro, a quanto pare, stia chiedendo spiegazioni alla parte sbagliata. Invece che alla Toyota, il Dipartimento del Tesoro avrebbe dovuto iniziare la sua indagine bussando alla porta accanto, cioè al Dipartimento di Stato USA.

Mistero risolto.

Appena lo scorso anno è stato reso noto che il Dipartimento di Stato USA aveva spedito in Siria grosse quantità di autocarri marcati Toyota, che dovevano essere destinati al “Libero Esercito Siriano”.

Il 1° Aprile 2014 la “Public Radio International” (PRI), fondata negli USA, aveva titolato: “Questo pick-up Toyota è in cima alla lista degli acquisti da parte del Libero Esercito Siriano e dei talebani“ (link), informando che: «Recentemente, quando il Dipartimento di Stato USA ha ripreso a inviare aiuti non-letali ai ribelli siriani, la lista delle consegne includeva 43 automezzi Toyota. Gli Hiluxes erano nella lista dei desideri del Libero Esercito Siriano. Oubai Shahbander, consigliere della Coalizione Nazionale Siriana, con sede a Washington, è un fan di questo automezzo».

«Equipaggiamenti specifici come gli Hiluxes Toyota sono ciò che definiamo dei fornitori di potenza per le forze di opposizione moderata in campo», ha aggiunto Shahbander, specificando che: «I pick-up forniti dagli USA serviranno a spostare truppe e rifornimenti. Alcuni dei mezzi diventeranno effettivamente armi sui campi di battaglia».

Anche il governo britannico ha ammesso di aver fornito una certa quantità di veicoli ai terroristi che combattono in Siria. L’articolo del 2013 del britannico “Independent” (link) titolava: “Rivelazione: Ecco cosa l’Occidente ha dato ai ribelli siriani“, e scriveva che: «Fino ad ora la Gran Bretagna ha inviato circa 8 milioni di sterline di aiuti non-letali», secondo le carte ufficiali viste dall’Independent, «e questa cifra include cinque veicoli a 4 ruote motrici con protezione balistica, 20 set di giubbotti antiproiettile, quattro autocarri (tre da 25 tonnellate, uno da 20 tonnellate), sei SUV 4×4, cinque pick-up non corazzati, un carro di soccorso, quattro carrelli elevatori, tre “kit di resistenza” avanzati per i centri regionali, destinati a recuperare le persone nelle emergenze, 130 batterie a celle solari, circa 400 radio, depuratori d’acqua e kit per la raccolta dei rifiuti, computer, VSAT (piccoli sistemi satellitari per la comunicazione dei dati) e stampanti».

Si può dire che qualsiasi sia stato il sistema, che il Dipartimento di Stato USA e il governo britannico abbiano usato, per rifornire i terroristi in Siria di questi automezzi, è probabile che lo stesso sia stato usato per inviare ulteriori veicoli anche prima e dopo che questi report fossero resi pubblici.

Il mistero di come centinaia di nuovissimi autocarri Toyota, tutti uguali, siano finiti in Siria e siano nelle mani dell’ISIS è risolto (link all’articolo di “Journal Neo” del 13 Giugno 2014). Non solo i governi USA e britannico hanno ammesso in passato di averli forniti, ma le loro forze militari e le loro agenzie di intelligence hanno solcato i confini di Turchia, Giordania, e perfino Iraq, da cui queste colonne di autocarri devono essere necessariamente passate per finire in Siria – anche se sono stati altri agenti regionali a consegnarli materialmente. Se le precedenti ammissioni di aver fornito i veicoli coinvolgono l’Occidente direttamente, il fatto che nulla sembra aver impedito le operazioni di consegna lungo i confini, implica che l’Occidente è complice con altri paesi nell’aver fornito dei veicoli ai terroristi.

Ma quale mistero?

Certo, molte di queste informazioni non sono affatto nuove. Quindi la questione è: “Perché mai il Tesoro americano sta avviando adesso questa palese farsa? Forse quelli a Washington credono che se è lo stesso governo USA a porre l’ovvia questione di come abbia potuto l’ISIS mettere in campo una forza meccanizzata così impressionante, proprio nel mezzo del deserto siriano, nessuno sospetterà che sia stato esso stesso ad avere un ruolo?”.

Certo, i mezzi non si sono materializzati in Siria. Sono stati prodotti da qualche parte fuori dalla Siria e poi ci sono stati portati dentro, e ci sono stati portati in gran numero, con gli USA e i loro alleati regionali che lo sapevano esplicitamente e/o sono stati direttamente complici. Il fatto di mettersi a domandare alla Toyota da dove possano essere arrivati gli automezzi forniti dallo stesso Dipartimento di Stato USA è un’altra indicazione di quanto la politica estera, la legittimità e la credibilità degli USA siano perdute.

Per chiudere definitivamente l’argomento “USA”, ormai chiarissimo, ecco le dichiarazioni rilasciate alla rivista “Politico” da qualcuno che difficilmente può essere tacciato di essere anti americano: Robert F. Kennedy Jr. (nipote del defunto presidente JFK, giornalista radiofonico, avvocato e animatore di battaglie per i diritti civili e l’ambiente) «I pianificatori militari di Washington decisero di rimuovere Bashar Al-Assad dal potere utilizzando combattenti jihadisti spacciandoli per ribelli, perché il presidente siriano si rifiutò di dare l’ok alla pipeline per il gas che passava attraverso Arabia saudita, Giordania, Siria e Turchia. Subito dopo il no di Assad del 2009, la CIA cominciò a finanziare i gruppi di opposizione in Siria… I pianificatori dell’Intelligence USA sapevano che i proxies nell’area erano jihadisti radicali, i quali avrebbero potuto dar vita loro stessi a un califfato nelle aree sunnite di Siria e Iraq. Non è un caso che le regioni occupate dall’ISIS in Siria coincidano perfettamente con il percorso proposto per la pipeline dal Qatar». La quale, se posta in essere, avrebbe garantito lucrosi guadagni alla Turchia, rafforzato il Qatar e garantito una posizione dominante dell’Arabia Saudita rispetto all’Iran, utilizzando proprio il potere politico assicurato dal greggio (link alla Fonte).

L’intervento della Russia, e ciò che dovrebbe diventare una coalizione anti-terrorismo con ampio supporto, deve tenere presente la criminalità degli USA e dei suoi alleati, nel momento in cui sceglie i propri partner nello sforzo di riportare la sicurezza entro i confini del Medioriente e del Nord Africa.

Extrapedia Autori
a cura della Redazione di Extrapedia


db/isis_e_gli_usa.txt · Ultima modifica: 21/08/2021 15:58 da @Staff R.