A volte dare uno sguardo al settimanale britannico The Economist può essere un esercizio utile.
Non certo per ascoltare il consumato verbo del neoliberismo anglosassone, ma per comprendere meglio quale sarà la prossima mossa delle élite.
Dal momento che i principali azionisti di riferimento dell’Economist sono gli Elkann e i Rothschild, una delle famiglie di banchieri più potenti al mondo, ciò che appare sulla pagine di questo settimanale non va affatto trascurato.
Questa rivista è nota soprattutto per le sue copertine spesso cariche di simboli che annunciano quali saranno gli scenari che hanno in mente gli ambienti del mondialismo che contano.
Un esempio recente in questo senso viene dalla copertina pubblicata nel pieno dello svolgimento della crisi da Covid, con un titolo piuttosto eloquente. “Tutto è sotto controllo”.
Sotto il titolo era rappresentata una enorme mano che teneva al guinzaglio un passante che a sua volta teneva al guinzaglio il suo cagnolino.
Non è difficile intuirne il significato. La mano è la mano del potere mondialista che con lo spauracchio del Covid ha mostrato di riuscire a controllare completamente le masse e a spogliarle della loro libertà adombrando il pericolo di un virus letale che in realtà non c’era, e tuttora non c’è, come dimostrato da scienziati indipendenti e non al soldo del regime.
La nuova copertina della rivista si intitola invece “La prossima catastrofe” e mostra una famigliola seduta sul divano composta da tre persone e un gattino.
I genitori indossano delle maschere antigas dello stesso tipo che venivano portate ai tempi della prima guerra mondiale, quando furono usate per la prima volta le armi batteriologiche.
Il bambino, dall’aria spaurita e smarrita, indossa un elmetto da guerra mentre il gattino indossa lo stesso tipo di maschera antigas portata dai suoi genitori.
Alle spalle della famiglia, dietro il divano, ci sono sette quadretti ognuno dei quali evoca il possibile prossimo disastro in arrivo.
Si parte da sinistra verso destra con la prima immagine che raffigura un suino, e qui i riferimenti ad una pandemia dovuta ad un virus che deriva da questo animale sono ovvi e scontati.
È infatti giunta da poco la notizia di un possibile arrivo di un fantomatico agente virale presente nei maiali tale da scatenare una nuova pandemia.
Questo virus sarebbe dello stesso ceppo del virus dell’influenza suina H1N1 del 2009.
All’epoca l’OMS si affrettò subito a dichiarare che il virus H1N1 aveva creato le condizioni di una pandemia, ma un rapporto del Consiglio d’Europa dimostrò che non si trattò altro che di una enorme truffa che “provocò lo spreco di denari pubblici e ingiustificate paure sui rischi sanitari affrontati dal pubblico europeo”.
Paul Flynn, l’autore del rapporto, criticò aspramente l’OMS per aver dichiarato una pandemia che in realtà “non c’è mai stata”.
Questo è certamente utile per ricordare che il sistema ama i vecchi “successi” e ha pensato bene di riesumare il virus della suina che non provocò mai nessuna reale pandemia, ma sicuramente portò profitti reali nelle tasche del cartello dell’industria farmaceutica.
Allora come oggi, la pandemia è esistita, ma solo sui media, non secondo dei seri criteri medico-scientifici.
Nel secondo quadretto, c’è l’immagine di un’eruzione vulcanica, e l’allusione che qualche vulcano attivo nel mondo possa improvvisamente eruttare appare chiara.
A questo riguardo, è sicuramente utile citare un’opera di Zbigniew Brzezinski, membro della potente commissione Trilaterale fondata nel 1973 da David Rockefeller, intitolata “Tra due età, il ruolo dell’America nell’era tecnotronica“ pubblicata nel 1970.
Nel suo saggio, Brzezinski arriva espressamente a ipotizzare che in futuro gli avanzamenti tecnologici consentiranno di sviluppare delle armi in grado modificare il clima a piacimento.
L’ex membro della Trilaterale scriveva che tali tecnologie saranno in grado di provocare “prolungati periodi di siccità o tempeste”.
Non solo quindi si potrebbero usare queste armi climatiche contro Paesi che per varie ragioni si disallineano dalle direttive del mondialismo, ma si potrebbero anche usare per provocare cambiamenti climatici artificiali e darne la colpa poi all’inquinamento prodotto dall’uomo.
Non è un caso che negli ambienti globalisti si ripeta come un mantra che questo tipo di problematiche non possano essere affrontate da un singolo Stato nazionale, ma debbano essere gestite dalle istituzioni sovranazionali governate proprio dal gotha globalista.
Queste crisi, reali oppure no, finiscono inevitabilmente per fare al meglio gli scopi dei circoli mondialisti.
Il terzo quadretto mostra un ghiacciaio sciolto, e anche qui le allusioni alle teorie del mainstream sui presunti effetti dei cambiamenti climatici sono abbastanza chiare.
Al centro della parete, c’è un orologio che segna un minuto dalla Mezzanotte e questo si tratta di un chiaro riferimento all’orologio dell’Apocalisse ideato nel 1947, dove lo scoccare della mezzanotte significa la fine del mondo dovuta a disastri ambientali o alle conseguenze di una guerra nucleare.
Nei restanti quadretti vengono rappresentati un asteroide che colpisce la Terra, virus e batteri a significare un ritorno del Covid o di altri virus sconosciuti, un fungo nucleare probabile conseguenza di una guerra atomica e infine il sole in preda ad un’esplosione solare.
A questo punto, ci si chiede quale sia il messaggio l’Economist voglia trasmettere.
Da tempo, i media di tutto il mondo e i loro scienziati di riferimento stanno annunciando una seconda ondata di Covid, quando attualmente non esistono le condizioni minime per poter fare affermazioni del genere.
Si è usciti da tempo nel campo della scienza e si è entrati in quello della sciamanologia, dove lo stregone del villaggio minaccia la caduta di fulmini dal cielo contro coloro che non si atterranno al volere degli spiriti.
Il fuoco della paura nell’opinione pubblica deve essere tenuto vivo e alimentato. Se la paura di una seconda ondata, vera o virtuale che sia, non dovesse essere sufficiente, appare certo comunque che le élite stanno pensando a propiziare uno o più eventi catastrofici.
Il sistema ha bisogno di scatenare una crisi così grossa e spaventosa tale da provocare la chiamata universale al governo unico mondiale.
Il discorso di Ronald Reagan tenuto davanti all’assemblea dell’ONU del 1987 spiega perfettamente la logica che sorregge la base del globalismo.
“Forse abbiamo bisogno di qualche minaccia esterna universale per farci riconoscere questo comune vincolo. Io penso occasionalmente quanto rapidamente le nostre differenze nel mondo sparirebbero se ci trovassimo ad affrontare una minaccia aliena esterna a questo mondo”.
In quell’occasione, il presidente americano paventò una sorta di invasione aliena, indispensabile per arrivare all’unione delle nazioni verso il vincolo di un unico organismo sovranazionale per affrontare questa nuova minaccia.
Dall’invasione aliena alla pandemia. Le minacce che vengono agitate cambiano, ma il pensiero che le governa è sostanzialmente invariata.
Più grande è la crisi e più grandi saranno i suoi effetti devastanti, più alte saranno le probabilità di chiedere la rinuncia definitiva delle sovranità nazionali per invocare l’intervento di unico organismo internazionale che si sostituisca alle nazioni.
Lo spettro di un pericolo esterno senza precedenti che incombe sul pianeta serve a piegare le ultime resistenze e a trasferire ogni potere verso questa nuova autorità globale.
Il nuovo ordine mondiale sta pertanto cercando disperatamente la madre di tutte le catastrofi. Per arrivare a destabilizzare il mondo e a trascinarlo verso uno stato apocalittico senza precedenti, occorrono uno o più eventi catalizzatori.
Quando il panico e il caos avranno raggiunto l’apice, allora le élite offriranno alle masse la soluzione alla quale le prime aspirano da tempo.
Stavolta quindi il mondo sta per avvicinarsi a degli scenari di instabilità e di paura distribuita dal mantice dei media di regime, se possibile ancora più grandi di quanto accaduto con il Covid.
L’Economist ha pertanto voluto trasmettere questo messaggio. Il mondo, volente o nolente, dovrà giungere alla mezzanotte dell’Apocalisse, perché solo quella condizione permetterà il completamento del nuovo ordine mondiale.
E il libro da leggere per comprendere meglio quanto sta accadendo ora nel mondo non è un testo di economia o di geopolitica.
Il libro da prendere in mano in questi giorni è l’Apocalisse, la Rivelazione della fine del mondo trasmessa da Cristo a Giovanni.
Se si sfogliano le sue pagine, si ha la netta sensazione che il pianeta si trovi davvero vicina alla serie di eventi catastrofici descritti nella Rivelazione che saranno l’anticamera dell’arrivo della Bestia, l’uomo che si metterà a capo della dittatura globale che sta marciando a passo spedito.
Il mondo non sembra mai essere stato così vicino a questo scenario.
Il significato della copertina dell’Economist sembra essere proprio questo. Si è ad un passo dall’Apocalisse e le élite faranno di tutto per preparare la venuta dell’uomo che guiderà il governo unico mondiale.
Non possono non essere citate a questo proposito le potenti parole che l’Arcivescovo Viganò ha trasmesso a Trump. C’è una battaglia in corso tra i figli delle tenebre e i figli della luce.
Se non si comprende la visione escatologica degli eventi, difficilmente si riesce a dare una spiegazione razionale a quanto sta accadendo in una società in preda alla schizofrenia e isteria più totale.
Presto arriverà il momento delle scelte e chi non vuole trovarsi dalla parte sbagliata, forse farebbe meglio a rileggersi Giovanni.
Il male alla fine perderà, ma occorrerà farsi trovare pronti perché quello che sta per arrivare è qualcosa che il mondo fino ad ora non ha mai visto.
Extrapedia Autori
03 luglio 2020
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