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L’Italia finanzia l’olio d’oliva pakistano

Cat. “Autori
Roberto Morini (fisico nucleare e filosofo)
19 giugno 2016

Possono esserci migliaia di ragioni politiche e, per assurdo, altrettante ragioni individuali (o di gruppo), per agevolare l’importazione di prodotti stranieri, a scapito della produttività nazionale. Ma, che un governo utilizzi le tasse dei propri contribuenti per finanziare paesi stranieri, invece di facilitare i propri cittadini è, a dir poco, scandaloso!

I nostri agricoltori sono sommersi dalle tasse, dalle più o meno indotte malattie come la “Xylella” che fa morire le piante d’ulivo (e che segue, guarda caso e molto intelligentemente, lo stesso percorso progettuale di un oleodotto/gasdotto) mettendo in ginocchio un intero settore con tanto di regolamenti e normative urgenti di “problem-solving” imposti dall’allegra brigata comunitaria. Insidiati dalla concorrenza tunisina, sempre grazie al governo Renzi, ora, si vedono anche scavalcare dai pakistani.

«Il nostro Paese, per mezzo della Cooperazione italiana allo sviluppo, del ministero degli affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha stanziato ben 20 milioni di euro per trasferire il nostro know-how e i nostri macchinari, dando assistenza tecnica allo sviluppo dell‘olivicoltura in Pakistan». È quanto si apprende dalla denuncia pubblicata sul suo Sito da “Lega della Terra” (link), il 14 Giugno u.s.

«Mentre le nostre tavole sono invase dall’olio tunisino, marocchino e spagnolo di pessima qualità – si legge nella nota diffusa online – il governo italiano, invece di sostenere gli agricoltori italiani, finanzia altre nazioni. Il Pakistan grazie all’Italia investirà nella produzione di olio ben 37 milioni di euro, mentre l’Italia per la sua agricoltura arriverà a malapena a 32 milioni».

Tra l’altro, anche l’Associazione Nazionale Italia-Pakistan non ha preso bene la notizia, considerando l’investimento un buon modo per buttare via dei soldi: «Grandissimo errore del governo italiano – scrive in una nota su Facebook – un investimento che poteva essere evitato, o dirottato in settori più utili».

Una perfetta presa per il culo per tutti, perché, stando alle dichiarazioni dell’ambasciatore italiano in Pakistan, Stefano Potecorvo (la pagina non esiste più - ndr): «La popolazione della Repubblica islamica del Pakistan non ha nel proprio regime alimentare l’utilizzo dell’olio d’oliva, anzi entra in contrasto con la maggior parte dei piatti tradizionali. Far cambiare usanze culinarie a oltre 220 milioni di abitanti sembra difficile…».

Con tutti i problemi che abbiamo, cosa ce ne frega del Pakistan e di come mangiano, quando molti italiani sono costretti a rovistare nei cassonetti?

E guai che un governo di merda decida mai di sostenere, con le tasse degli italiani, un settore economico, un distretto industriale, un’industria strategica in crisi, una zona agricola: ultra vietato, sarebbero biechi “aiuti di Stato”!

Come minimo, gli agricoltori, dovrebbero smettere di pagare le tasse!

«Per carità – scrive in proposito “Il Giornale.it” (link)- nulla di male ad aiutare un Paese in via di sviluppo a migliorare la sua condizione economica. Ma forse si poteva fare in un altro modo».

Sì, l’altro modo è cominciare a mettere al primo posto i sacrosanti diritti degli italiani!

Extrapedia Autori
a cura della Redazione di Extrapedia


db/l_italia_finanzia_l_olio_d_oliva_pakistano.txt · Ultima modifica: 18/08/2021 10:39 da @Staff R.