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La rivoluzione agricola della Russia

Cat. “Autori
Roberto Morini (fisico nucleare e filosofo)
01 giugno 2016

La Russia sta dando un’enorme colpo all’industria agricola statunitense che cerca il predominio del commercio mondiale degli alimenti. In un recente discorso, il presidente Vladimir Putin ha annunciato che l’obiettivo nazionale della Russia è quello di diventare autosufficiente in materia di alimentazione per l’anno 2020 (link).

E ciò che risalta di più: Putin pretende di convertire la Russia nel maggior esportatore mondiale di alimenti non transgenici dell’industria dell’alimentazione.

In occidente si ha l’immagine superficiale di una Russia che è dipendente dalle esportazioni di petrolio e gas come l’Arabia Saudita o il Qatar. Eppure, passa inosservata la significativa trasformazione che oggi è in atto nell’agricoltura russa e, l’enorme impatto che questo può avere in tutto il mondo.

Oggi, a meno di un anno e mezzo dalla decisione di bloccare le principali importazioni agricole dall’Unione Europea, come rappresaglia per le sanzioni imposte dalla UE contro la Russia, la produzione agricola interna della stessa sta sperimentando una rinascita notevole e, in alcuni casi, anche una nuova nascita.

In termini di dollari, le esportazioni russe dei prodotti agricoli, sono superiori a quelle delle armi ed equivalgono a un terzo dei benefici derivanti dall’esportazione di gas. E questo è un fatto da prendere molto in considerazione.

Il presidente Putin ha detto ai membri riuniti in Parlamento, nel suo discorso sullo stato della nazione russa, tenuto nel mese di dicembre 2015 (link), che: «Il nostro settore dell’agricoltura è un esempio positivo. Da un decennio importiamo quasi la metà dei nostri prodotti alimentari e dipendiamo in maniera critica dalle importazioni. Adesso però, la Russia è entrata nel gruppo degli esportatori. L’anno scorso le esportazioni della Russia sono salite a quasi 20.000 milioni di dollari. Questo, corrisponde a un quarto in più delle nostre entrate derivanti dalla vendita di armi e a circa un terzo delle entrate derivanti dalle esportazioni di gas. La nostra agricoltura ha fatto un balzo in un periodo breve ma produttivo. Molti ringraziamenti ai nostri residenti delle zone rurali.
Credo si debba stabilire un obiettivo nazionale, fornendo appieno il nostro mercato interno, con alimenti prodotti nel Paese per l’anno 2020. Siamo capaci di alimentarci da soli e questo è importante, inoltre abbiamo tutte le risorse idriche.
La Russia può trasformarsi in uno dei maggiori produttori mondiali di alimenti di qualità, sani e puliti, ecologicamente parlando, alimenti che alcune industrie occidentali hanno smesso di produrre da molto tempo, nonostante la domanda mondiale di questi prodotti continui a crescere».

Come misura addizionale, il presidente Putin ha chiesto alla Duma di promulgare misure per iniziare a usare milioni di ettari di terra coltivabile che, fino a ora, sono rimaste inattive: «È necessario utilizzare milioni di ettari di terra coltivabile che aspettano. Appartengono ai grandi proprietari terrieri, molti dei quali non sono interessati all’agricoltura. Per quanti anni ne abbiamo parlato? Eppure le cose non sono cambiate. Suggerisco di requisire le terre agricole di quei proprietari che le utilizzano male e di venderle all’asta a coloro che possono e vogliono coltivare la terra».

LA GRANDE SVOLTA DELL’AGRICOLTURA RUSSA

Nella prima presidenza di Vladimir Putin, la Russia dell’anno 2000 iniziò a trasformare la sua produzione agricola.

Durante i disastrosi anni di Eltsin nella decade 1990, la Russia importò gran parte degli alimenti di cui aveva bisogno, in parte dovuto al ritenere, erroneamente, che tutto fosse “Made in America” o che fosse migliore ciò proveniva dall’Occidente.

La Russia importò prodotti scialbi che provenivano dagli allevamenti di pollame seriali degli Stati Uniti, invece di promuovere i propri polli allevati a terra e, con alimentazione naturale di migliore qualità. Il Paese importò anche pomodori insapori, colorati artificialmente, che provenivano dalla Spagna e dall’Olanda, invece dei deliziosi e succulenti pomodori provenienti dal proprio raccolto.

Chi ha provato l’uno e l’altro saprà che non c’è paragone.

La qualità del cibo biologico russo, supera di molto i prodotti agricoli industriali occidentali, adulterati in maniera disonesta e spacciati come “alimenti”.

Quello che i Russi, dell’era di Eltsin, non hanno compreso, è stato che la qualità degli alimenti occidentali è diminuita drasticamente con l’introduzione “dell’agricoltura nordamericana imperniata sul business”, al pari delle sue industrie alimentari, per tutta la decade degli anni ’70.

La UE fece lo stesso imitando i metodi industriali degli Stati Uniti, anche se non arrivò agli estremi raggiunti dai Nordamericani.

Inoltre, l’uso intensivo dei fertilizzanti chimici, di erbicidi, pesticidi e antibiotici, che passano dagli animali al terreno coltivato, hanno portato a un esaurimento drammatico dei microorganismi essenziali, in aree agricole sempre più vaste, sia dell’America sia dell’Unione Europea.

E, sfortunatamente, lo stesso sta accadendo ora in Cina, secondo quanto riportato dagli agronomi ben informati.

Negli Stati Uniti, alla fine del 2015, il Congresso ha abrogato la legge per l’etichettatura delle carni, utilizzata da molti anni, la legge “Country-of-Origin Labeling” (COOL – link), che obbligava i rivenditori a indicare esplicitamente il paese d’origine di tutte le carni rosse. Ormai non è più richiesto che i pacchi di carne di vitello e di maiale abbiano l’etichetta su cui si indicano la provenienza dell’animale. L’industria agraria americana ha fatto pressioni affinché il cambiamento permettesse l’importazione di carni a basso costo e di dubbia qualità, proveniente da paesi in via di sviluppo, dove i controlli sulla salute e sulla sicurezza sono minimi.

In molti Stati americani, dove l’industria agricola ha sviluppato grandi allevamenti, le cosiddette “Leggi Bavaglio” proibiscono ai giornalisti anche di fotografare queste istallazioni, che sono grandi produttrici di latticini, di pollame e di suini (link).

Se tutto ciò che succede in queste grandi istallazioni agricole fosse reso pubblico, i consumatori, in generale, si renderebbero subito conto di ciò che mettono in tavola e, in massa, diventerebbero tutti vegetariani.

DA INDUBBIO IMPORTATORE A ESPORTATORE

Durante l’era sovietica, specialmente dopo il 1972, quando cattivi raccolti stavano provocando scarsità di alimenti, l’URSS utilizzò i suoi petroldollari per diventare un grande importatore di frumento e grano, dagli Stati Uniti.

Compagnie americane, del “cartello del grano”, come “Cargill” e “Continental Grain”“, lavorarono di comune accordo con il segretario di Stato Henry Kissinger, per negoziare con la Russia prezzi di vendita astronomici di questi cereali e il fatto passò (si potrebbe dire alla Storia), come “Il gran furto del grano“ (link).

I contribuenti statunitensi furono derubati anche dei sussidi previsti per i produttori locali di grano, mentre “Cargill” ottenne enormi benefici da queste operazioni.

Dal 2000, la Russia assieme all’Ucraina e, in misura ridotta al Kazakistan, non dipendono più dalle importazioni di cereali e sono divenuti, nuovamente, giganti mondiali per l’esportazione di grano e in particolar modo di frumento, come lo erano stati prima della Rivoluzione Russa del 1917.

Anche prima della crisi e, delle sanzioni degli USA del 2011-2013, la Russia esportava una media di 23 milioni di tonnellate metriche (mmt) di grano l’anno.

Insieme: Russia, Ucraina e Kazakistan vendevano 57 milioni di tonnellate metriche all’estero. In quel periodo, i tre paesi, come un’unica regione, detenevano il 19% del totale delle esportazioni mondiali di cereali e il 21% delle esportazioni di frumento, spiazzando gli Stati Uniti dal posto di più grande esportatore di frumento a livello mondiale (link).

Ora, con l’Ucraina diventata di fatto uno Stato fallito, dovuto agli interventi del dipartimento di Stato americano e dell’Amministrazione Obama, nel febbraio 2014, che promossero il colpo di stato a Kiev, l’agricoltura russa ha un’importanza strategica mondiale, in termini di alimenti e grano di alta qualità. La proibizione russa, del 2014, di importare prodotti alimentari dalla UE, è stato un importante punto di svolta se si osserva a ritroso, trasformando quella che era stata “una crisi in un’opportunità” come dice un antico proverbio cinese.

Dai 39 milioni di dollari di alimenti, che si importavano nel 2013, 23,5 milioni rientravano nella categoria di prodotti relativi alla proibizione. Il 61% di tutte le importazioni di alimenti in Russia (link).

La decisione recente (entrata in vigore il 1° gennaio 2016) di proibire anche l’importazione di prodotti turchi, come sanzione per l’abbattimento da parte della Turchia di un aereo russo nello spazio aereo siriano, si somma anch’essa al totale d’importazioni agricole e alimentari bloccate.

Mentre molti economisti occidentali avevano segnalato il grande impatto, sull’inflazione iniziale, che sarebbe scaturito con il blocco delle importazioni dell’anno scorso, fattore che portò la Banca Centrale Russa a mantenere i tassi d’interesse elevati in maniera estremamente pericolosa e per un periodo di tempo troppo lungo, in realtà, il blocco delle importazioni ha obbligato la Russia a realizzare una svolta drastica verso l’autosufficienza agricola.

Mano a mano che gli alimenti d’importazione scomparivano dagli scaffali dei supermercati in tutta la Russia, anche l’inflazione iniziale, dei prezzi degli alimenti del 2015, scompariva.

La recente caduta del rublo, nel bel mezzo della caduta globale dei prezzi del petrolio ridurrà ancora di più il consumo russo di alimenti d’importazione provenienti dalla UE, questo favorirà il consumo degli alimenti “prodotti” in Russia.

Quindi, invece d’essere un disastro, come il ”New York Times“ e altri media occidentali proclamano allegramente, la caduta più recente del rublo si trasformerà in un beneficio per l’economia agricola russa e anche per l’economia globale (linklink).

Questo, aumenterà in buona parte gli obiettivi dell’autosufficienza dell’industria agricola e dell’alimentazione russa. La sospensione delle restrizioni, sull’importazione di alimenti in Russia, è poco probabile in un prossimo futuro, anche se la UE abbandonerà le sanzioni.

C’è troppo in gioco adesso per l’economia nazionale russa, immersa nello sviluppo di un’agricoltura di alta qualità senza prodotti Geneticamente Modificati.

La decisione della Russia di raggiungere un’autosufficienza alimentare per il 2020 e la proibizione, del settembre 2015, nei confronti di tutte le coltivazioni transgeniche, è stata un’altra delle decisioni prese dal presidente Putin che ha permesso di fare di necessità virtù (link).

LA BELLA TERRA NERA RUSSA

La Russia, ha anche un vantaggio naturale straordinario per trasformarsi oggi nel produttore più importante del mondo e, anche, nel maggior esportatore di alimenti organici e non OGM di alta qualità.

Viste le restrizioni economiche della Guerra Fredda, a quel tempo si stabilì che i prodotti dell’industria chimica si dedicassero principalmente alle necessità nazionali. Questo, fece sì che gran parte del suolo fertile della Russia fosse sottoposto a decenni di distruzione, provocata dai fertilizzanti chimici, o dalle fumigazioni di erbicidi, come è successo in gran parte dell’Occidente.

Questa è una benedizione mascherata, giacché gli agricoltori della UE e dell’America del Nord lottano contro gli effetti distruttori che i prodotti chimici hanno causato ai terreni e che hanno distrutto gran parte dei microorganismi essenziali per l’agricoltura.

Creare terreni agricoli ricchi richiede anni e quegli stessi terreni possono essere distrutti in un attimo. Laddove il clima è umido e caldo, ci vogliono migliaia di anni per formare pochi centimetri di terreno fertile. Nei climi freddi e secchi occorre più tempo (link).

La Russia comprende una delle due zone di terreno al mondo conosciuta come “zone Chernozem”. Si estende dal Sud della Russia alla Siberia, attraverso gli Oblasts di Kursk, Lipetsk, Tambov e Voronezh, fino al Nord Est dell’Ucraina e fino ai Balcani lungo il Danubio (link).

“Chernozem”, in russo significa: “terra nera”, terreni con un’alta percentuale di humus, acido fosforico, fosforo e ammonio. Un suolo molto fertile con un alto rendimento agricolo.

RISULTATI INIZIALI MOLTO POSITIVI

I risultati iniziali di questa nuova politica di autosufficienza dell’agricoltura russa sono in generale abbastanza positivi.

Da quando è entrato in vigore, nell’agosto del 2014, il blocco d’importare alimenti dalla UE, la produzione di carne di manzo e di patate è aumentata del 6%.
di un 25% le carni suine
di un 18% i formaggi e le ricotte
di un 15% le carni di pollo e quelle di animali da cortile
di un 11% il burro.
La raccolta di verdure in Russia, nel 2015, ha raggiunto anche un record con una crescita della produzione globale del 3%.

Le assurde sanzioni americane e, più in generale, la guerra economica contro la Russia, stanno producendo l’effetto contrario di quello che i globalisti avrebbero voluto.

La Russia, infatti, ha eluso gli accordi dell’agroindustria, imposti dall’Organizzazione Mondiale del Commercio, che “Cargill” redasse, in accordo con la predetta Organizzazione, in materia di Agricoltura. Questo, ha obbligato la Russia a cercare di raggiungere un’autosufficienza nazionale per uno dei beni economici più strategici, se non il più strategico: il campo dell’alimentazione, introducendo, inoltre, una ferrea regolamentazione per una produzione sana e di qualità. La Russia ha deciso saggiamente, scavalcando le regole e, voltando le spalle alle imposizioni di giganti come “Cargill”, “ADM”, o “Monsanto”. La rivoluzione dell’agricoltura russa rappresenta un esempio per il resto del mondo. Si basa sulla ricerca della qualità sulla quantità.

Ed è un fatto che, il nutrimento di qualità, è molto più di quanto possano rendere per ettaro le coltivazioni.

(Web NEO di F. William Engdahl)

Per tutti coloro che non hanno chiare le gravi conseguenze che: gli OGM, i pesticidi, gli erbicidi e le carni trattate con ormoni e antibiotici, possono avere, date un’occhiata, qui a fianco, allo stato di salute di un nordamericano medio. Ma la colpa non è dei politici, che possono “TTIPPARE” quanto vogliono. La mano che s’allunga sugli scaffali e sceglie cosa acquistare è solo la vostra e non c’entrano la pubblicità, o i supposti messaggi subliminali. Siete solo voi, consumatori, che potete dettare le regole anche al settore agroalimentare!

Ma, fate finta di non avere letto nulla, continuate pure col vostro tran, tran, fanculista. Continuate a comprare le schifezze; continuate ad andare da “McDonald” (che fa tanto americano); continuate a bere Coca Cola e Pepsi che, se sono usate come antiruggine e pesticidi (link), fanno tanto bene; continuate a dare ai vostri figli i Sofficini e i Cordon bleu; continuate a consumare i prodotti AIA (provenienti da animali allevati esclusivamente con mangimi OGM – si veda dettaglio in fattura: link); ecc… ecc… Continuate ad alimentare la distruzione di questo mondo e di voi stessi… Le industrie farmaceutiche, i dietologi e, quant’altri, ringraziano!

«Conservatelo, questo potere di bandire i vostri difensori: finché la vostra ignoranza – che per capire deve prima provare – non risparmiando neppur voi, eterni nemici di voi stessi, vi consegni, come i più abietti fra i prigionieri, a qualche nazione che vi prenda senza colpo ferire! Per causa vostra, io disprezzo la mia città e le volto le spalle: c’è un mondo intero, fuori di qui (“Coriolano” – Shakespeare)».

Extrapedia Autori
a cura della Redazione di Extrapedia


db/la_rivoluzione_agricola_della_russia.txt · Ultima modifica: 30/08/2021 13:46 da @Staff R.