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I Paesi sostenitori: Turchia

Cat. “Autori
Roberto Morini (fisico nucleare e filosofo)
data non disponibile

Da: “Rete Voltaire“, Mosca (Russia) 18 febbraio 2016 (link) – Traduzione di Alessandro Lattanzio, “Sito Aurora” (il sito non esiste più - ndr).

Secondo quanto riferito, i rappresentanti dello Stato islamico dell’Iraq e Levante (SIIL) hanno creato una vasta rete ad Antalya con l’aiuto dei servizi speciali turchi, reclutando turcofoni dei Paesi dell’ex-Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche per coinvolgerli nel conflitto in Siria e inviarli possibilmente in Russia. Il gruppo di reclutatori è composto da: un cittadino del Kirghizistan di nome Abdullah; una persona dalla Repubblica di Adighezia, chiamato Azmet; una persona della Repubblica del Tatarstan, chiamata Elnar; un cittadino russo di nome Ilija; un cittadino azero chiamato Adil Aliev e qualcuno dal Karachaevo-Cherkessia, noto come Nizam, diretti da un cittadino russo di nome Ruslan Rastjamovitch Khajbullov (pseudonimi: Boris Abdul o il “Professore”), nato il 1° aprile 1978 nel Tatarstan. Quest’ultimo vive con la famiglia ad Antalya e ha il permesso di soggiorno permanente in Turchia. Il reclutamento avviene in presenza dell’amministrazione penitenziaria. Se un detenuto accetta di convertirsi all’Islam e s’impegna nel terrorismo, i reclutatori promettono “un accordo” con le autorità delle forze dell’ordine turche e forniscono il patrocinio gratuito dell’avvocato turco Tahir Tosolar. Sultan Kekhursaev, ceceno con cittadinanza turca, ha visitato per lo stesso scopo i centri di detenzione che ospitano stranieri. Nel settembre 2015 un gruppo di combattenti dell’ISIS di oltre un migliaio di uomini, provenienti da Paesi d’Europa e Asia centrale, fu inviato in Siria tramite il valico di frontiera di Alikaila (Gaziantep) dal territorio turco. Le vie utilizzate dai combattenti passavano il confine turco-siriano attraverso le città di Antakya, Reyhanli, Topaz, Sanliurfa e Hatay. Nel marzo 2014, il capo dell’Organizzazione dell’Intelligence Nazionale turca (MIT), H. Fidan, coordinava i movimenti di una grande unità dell’ISIS guidata dal cittadino libico Mahdi al-Harati. L’invio di combattenti libici in Siria avvenne via mare e fino al valico di frontiera di Barsai tra Turchia e Siria. Dalla fine di dicembre 2015, una via aerea è stata organizzata dai servizi speciali turchi per consentire ai combattenti dell’ISIS di recarsi dalla Siria allo Yemen attraverso la Turchia, impiegando aerei militari turchi. Un altro mezzo utilizzato dai combattenti per viaggiare era il trasporto marittimo fino al porto yemenita di Aden. Cittadini russi che coltivano contatti con i rappresentanti dei servizi di sicurezza e di polizia del governo in diverse città turche, tra cui Istanbul, sono coinvolti nel reclutamento nelle madrase turche. Sappiamo che centri di cura e convalescenza nelle regioni turche vicine al confine con la Siria sono a disposizione dei combattenti feriti dell’ISIS. Non meno di 700 combattenti furono curati a Gaziantep, nel 2014.

Secondo le informazioni disponibili, dal 2015 i servizi speciali turchi hanno fatto trasferire da Antalya a Iskisehir, nella comunità denominata “villaggio tartaro”, base di combattenti e complici del gruppo terroristico Jabhat al-Nusra, elementi di etnia tatara delle repubbliche di Tatarstan, Bashkortostan e Mordovia. Alcuni con doppia nazionalità, russa e turca. Uno dei principali capi è Timur Maunirovich Bichurin, cittadino russo nato il 15 dicembre 1969 a Kazan, che aiuta i combattenti islamici in Siria dal gennaio 2014. Nel dicembre 2014, i servizi speciali turchi fecero insediare campi di immigrati clandestini in Turchia, in particolare nella provincia di Hatay, per organizzare l’addestramento e l’invio di bande di estremisti in Siria. Nel gennaio 2015, il MIT turco fu coinvolto in un’operazione per fondere tre milizie terroristiche, Osman Gazi, Omar bin Abdulaziz e Omar Muqtar, nel gruppo chiamato Liwa Sultan Abdulhamid, sotto il comando di Omar Abdullah. I membri di tale gruppo furono addestrati in un campo a Bayir-Buçak, in Turchia, sotto la direzione di istruttori delle forze d’intervento speciale dello Stato Maggiore dell’esercito turco e di personale del MIT. Le attività della Liwa Sultan Abdulhamid sono coordinate con i combattenti di Jabhat al-Nusra nel nord della provincia siriana di Lataqia. Si è stabilito che il 21 settembre 2015 nella città siriana di Tal Rifat, i rappresentanti dell’opposizione siriana addestrati nel campo situato in Turchia, a Kirsehir, consegnarono armi ai combattenti di Jabhat al-Nusra. Secondo le informazioni disponibili, l’invio di armi ai gruppi terroristici che operano in Siria continua tramite le fondazioni Insan Hak ve Hurriyetleri ve Insani Yardim Vakfi (HHI), Imkander e Oncu Nesil Insani Yardim Dernegiche che si trovano in Turchia.

I rifornimenti di armi, equipaggiamento militare e munizioni di vario tipo partono da Paesi stranieri e arrivano nel porto turco di Iskenderun. I rifornimenti e le armi sono trasportati dalla provincia di Hatay (valico di frontiera di Oncupinar) ad Aleppo e Idlib, in Siria, su autoveicoli appartenenti alle fondazioni IHH e Imkander Oncu Nesil dalle seguenti targhe turche: «33 SU 317», «06 DY 7807», «33 SU 540», «33 SU 960», «42 GL 074» e «31 R 5487». In territorio siriano, armi e munizioni sono distribuite alle bande turcomanne e alle unità di Jabhat al-Nusra. Il 15 settembre 2014, i rappresentanti della fondazione IHH inviarono, con autoveicoli, armi e farmaci ai gruppi dell’ISIS dalla città turca di Bursa alla Siria attraverso il valico di frontiera di Ceylanpinar (quartiere di Reyhanli). Il convoglio fu scortato attraverso la Turchia da veicoli con personale del MIT.

Poi, anche qui c’è il business del petrolio

La Turchia finanzia l’ISIS attraverso l’acquisto di petrolio di contrabbando.

Da Sputnik News del 25 Novembre 2015 (link): La Russia accusa la Turchia di finanziare lo “Stato Islamico” attraverso l’acquisto di petrolio di contrabbando. Lo ha dichiarato il presidente Vladimir Putin, dopo che la Turchia ha abbattuto il caccia-bombardiere russo Su-24 nei cieli della Siria. Allo stesso tempo Putin ha sottolineato che il traffico di petrolio dalle regioni occupate dai jihadisti verso la Turchia è noto da molto tempo alla Russia. Secondo gli esperti, la Turchia rivende il petrolio ottenuto dall’ISIS a un prezzo doppio rispetto a quello d’acquisto e di fatto bombarda i curdi al posto dei fondamentalisti grazie ai profitti extra ottenuti, cosa vantaggiosa politicamente per Ankara.

«Da qui arrivano i soldi dei vari gruppi armati» — ha osservato Putin — «Stiamo parlando di centinaia di milioni di dollari».

Lo scorso luglio (2015) Hisham al-Brifkani, presidente della commissione Energia della provincia irachena di Ninive, aveva riferito che le forniture di petrolio contrabbandato dall’ISIS sulla rotta Siria-Turchia erano scese da 10mila barili il giorno fino a 2mila barili.

«Tuttavia è solo una stima ufficiale» — indica il direttore del dipartimento di analisi della società “Golden Hills Capital AM” Mikhail Krylov. — «In realtà queste cifre possono raggiungere i 250mila barili il giorno».

Eldar Kasayev, membro del Comitato consultivo dell’Unione dei produttori di petrolio e gas della Russia, rileva che il volume giornaliero di greggio che la Turchia compra dai terroristi dipende direttamente dal numero di intermediari che riescono ad attraversare liberamente il confine turco-siriano controllato dagli oppositori dell’ISIS.

«La Turchia è uno dei beneficiari principali del commercio del petrolio dell’ISIS» — afferma Igor Yushkov, politologo ed esperto del Fondo di sicurezza energetica nazionale — «Dai giacimenti controllati dall’ISIS la Turchia acquista il petrolio a buon mercato per poi rivenderlo a un prezzo superiore. Pertanto alla Turchia non conviene la distruzione dello “Stato Islamico”. Tra l’altro, secondo voci non confermate, il proprietario di una delle società turche che compra il petrolio dall’ISIS sarebbe Bilal Erdogan, figlio del presidente della Turchia (indagato anche in Italia, dalla Procura di Bologna, per riciclaggio. nda)».

Ecco Bilal Erdogan, figlio del Presidente turco, con i leader dell’ISIS. Altre domande?

Come precedentemente scritto dal “Financial Times”, con riferimento alle stime dei trader, l’ISIS vende il petrolio a 25-40 dollari il barile. A luglio il petrolio nei mercati borsistici mondiali aveva raggiunto il minimo toccando i 42 dollari, mentre ora il prezzo oscilla tra 45 e 50 dollari. Ma secondo Kasayev, la Turchia riesce ad acquistare il petrolio dell’ISIS dall’Iraq e dalla Siria a soli 15-25 dollari il barile.

«Dopodiché i turchi rivendono questo petrolio a prezzi di mercato in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti» — afferma l’esperto.

Kasayev indica che il contrabbando di petrolio dello “Stato Islamico” sin dall’inizio ha attirato la Turchia per il prezzo estremamente basso.

«Rivendendolo al doppio, Ankara ha la possibilità di ottenere profitti extra e di continuare di fatto a bombardare i curdi, mascherandoli con i raid contro i terroristi islamici» — rileva ancora Kasayev.

Erdogan è un criminale. Si può essere d’accordo o meno con Putin, si può o non si può approvare la politica russa in Siria, ma una cosa è certa, la Russia ha sbattuto in faccia al mondo una verità già conosciuta da tempo e ipocritamente celata sia dalla NATO sia dall’Europa: la Turchia è alleata de facto dell’ISIS e ci fa affari in modo continuativo. Erdogan è un criminale internazionale al pari di Abu Bakr al-Baghdadi, né più e né meno.

«Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e la sua famiglia sono coinvolti nel traffico di petrolio della Turchia con lo Stato Islamico», lo hanno detto e dimostrato i vertici militari russi, esibendo alla stampa fotografie satellitari, che mostrano centinaia di autocisterne turche trasportare il petrolio dell’ISIS in Turchia.

La cosa paradossale è che i russi, in fondo, hanno svelato il segreto di Pulcinella, qualcosa cioè che era nota da parecchio tempo a chiunque si interessi un po’ di Medioriente e che “Rights Reporter” ha sempre sostenuto (link all’articolo di Rightsreporter.org). La collaborazione economico-militare tra la Turchia di Erdogan e lo Stato Islamico di al-Baghdadi non è certo un mistero, mancava solo qualcuno che avesse il coraggio di dimostrarlo, anche se a dire il vero prima dei russi lo avevano fatto alcuni giornalisti turchi, subito fatti incarcerare da Erdogan o ridotti al silenzio.

E dei saccheggi in Sira ne vogliamo parlare?

La famiglia Erdogan non si limita a ricattare l’Europa con la questione degli immigrati, a trafficare il greggio rubato dall’ISIS, arricchendosi in complicità con esso; non si limita a un sostegno più o meno occulto dei terroristi islamici, partecipa direttamente alla guerra dei jihadisti e alle sue razzie, e fin dall’inizio (2011) inviando esperti per lo svaligiamento della struttura industriale del paese confinante, la Sira, con cui (ufficialmente) non è nemmeno in guerra.

Le accuse sono rivolte dall’industriale Fares el- Chehabi, avvalendosi di prove serie, solide («Ho raccolto video, confessioni, testimonianze… Ho ricevuto più di 5000 denunce di industriali vittime dei furti. Ho avanzato due formali denunce contro il governo turco ai tribunali di Strasburgo e all’Aja») : «C’era del personale turco a organizzare la spoliazione delle fabbriche a fianco dei ribelli. Molti industriali mi chiamavano nel panico dicendo che dei ribelli erano nella loro fabbrica insieme a dei turchi. I tagliagole non sono capaci di distinguere tra le linee di produzione di una industria, non sanno come smontare i macchinari senza danneggiarli. È il motivo per cui i turchi erano presenti, per scegliere il bottino e portarlo a Gaziantep, ad Adana… Il bottino è partito per la Turchia con l’ovvia complicità della polizia turca. Non è possibile far passare con facilità macchinari che a volte hanno 20-30 metri di lunghezza. Hanno usato dei camion e li hanno fatti passare ai posti di confine, mica tra gli uliveti. È stata una cosa organizzata. Hanno svuotato Aleppo, le zone industriali sono un campo di rovine (link)».

E per finire, il 26 Novembre 2015, come riporta in un breve articolo “Rischio Calcolato” (il sito ha chiuso i battenti nel 2018 - ndr) Hakan Fidan niente meno che il capo dei servizi segreti turchi ha indetto una conferenza stampa chiedendo l’intervento della Nato a favore dell’ISIS, contro “l’aggressione russa”. Ecco le sue testuali parole, tradotte come meglio si può: «L’ISIS è una realtà e dobbiamo accettare che non possiamo sradicare un’organizzazione così bene organizzata e popolare come lo Stato Islamico. Comunque io prego i miei colleghi occidentali di rivedere le loro convinzioni sulle politiche islamiche, ritirarsi dalle loro mentalità ciniche e contrastare i piani di Vladimir Putin di sconfiggere i Rivoluzionari Islamici Siriani». Ha concluso auspicando l’apertura di una ambasciata dello Stato Islamico a Istambul.

Un aggiornamento (del 9/03/16) è riportato da “RT Actualidad” (link): «Il portavoce delle formazioni curde dell’YPG, Redur Xelil, ha accusato oggi la Turchia di fornire armi chimiche ai miliziani jihadisti che resistono nella zona di Aleppo all’avanzata delle forze dell’Esercito siriano e delle formazioni curde. Un episodio simile era stato denunciato pochi giorni prima dal governatore della provincia di Kirkuk, Najmuddin Kareem, nel nord dell’Iraq, dove era stato registrato un attacco con sostanze chimiche contro la città di Taza (ripreso da “Reuter” Canada, il 10/03/16 – link), verificato dalle forze irakene e curde che difendono la zona dagli attacchi dell’ISIS. Le forze irachene hanno arrestato e sottoposto a interrogatori uno specialista dell’ISIS il quale ha confessato che il gruppo islamico ha ricevuto armi chimiche dalla Turchia e si prepara a farne largo uso». Nell’articolo si parla di Sarin e fosforo (Articolo tradotto in italiano da Luciano Lago per “Controinformazione” – link).

Nota: «Alcuni osservatori hanno suggerito agli esponenti del YPG curdo di inviare le prove delle armi chimiche, utilizzate in Siria e in Iraq, direttamente agli uffici di Bruxelles dove si trovano i funzionari europei in modo da renderli edotti di come il loro alleato turco stia operando nei confronti dei terroristi e quali armi utilizzi per colpire le forze curde che combattono per affrancarsi dalla dominazione di Ankara (“Al Mayedeen TV Español”, l'articolo del 10/03/16 non esiste più - ndr)».

Extrapedia Autori
a cura della Redazione di Extrapedia


db/paesi_sostenitori_turchia.txt · Ultima modifica: 24/08/2021 05:33 da @Staff R.