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Governo tedesco nel panico, il Sud Europa si ribella

Cat. “Autori
Roberto Morini (fisico nucleare e filosofo)
19 aprile 2016

Quasi tutte le “armi” hanno un doppio taglio e, la politica che cavalca l’onda a seconda del momento, come sempre, se ne accorge in ritardo e cerca di correre al riparo zigzagando nei meandri delle continue assurdità.

Adesso, che l’attenzione dell’opinione pubblica tedesca si è allentata sull’ondata dei migranti verso la Germania, dopo la stretta sul corridoio balcanico che se non è chiuso è in forte diminuzione, la Merkel e Schauble stanno spostando il dibattito sulla politica monetaria della BCE. Secondo loro, nel quadro tracciato da “Reuters” (link), minaccerebbe i risparmiatori tedeschi.

Questo, da una parte, per mascherare la propria vulnerabilità economico-finanziaria che si regge sul classico “castello di carta” e, dall’altra, per riacquistare consensi, dopo la repentina vittoria di “AfD” (Alternativa per la Germania – link). Un partito populista di destra, fondato nel febbraio del 2013 da Bernd Lucke, economista e professore di macroeconomia all’Università di Amburgo che, sfruttando il malcontento per la politica dell’accoglienza nelle ultime elezioni regionali, è repentinamente entrato in tre parlamenti statali scioccando, un mese fa, i partiti storici e costringendoli a un ripensamento strategico.

Giocando ancora più “sporco”, tanto ormai il ruolo tedesco imperniato sul motto: “mors tua vita mea“, sta diventando sempre più palese, sullo stesso quadro dipinto da “Reuters”, la Merkel e Schauble puntano il dito sul Sud Europa che, sempre secondo loro, non vuole proseguire con quell’austerità che, letta come va letta, tiene in vita la Germania: «A causa loro ci sarà una nuova crisi e l’euro andrà in pezzi» avvertono, alimentando e inasprendo nel popolo quel risentimento, mai sopito, tra Europa del Nord e quella del Sud.

Sarà che gli europei del Sud, essendo più sanguigni, sono anche più intelligenti, avendo una maggiore ossigenazione al cervello e cercano di svincolarsi dal cappio, messo loro al collo dai rispettivi governanti fantocci, che sta selvaggiamente uccidendo le loro economie e la vita stessa. Danimarca e Finlandia si stanno svegliando solo ora.

Mentre Berlino sta osservando con orrore un Paese dopo l’altro della “Zona euro” evidenziare la volontà di abbandono del percorso di risanamento, sul quale la Merkel e Schaeuble hanno insistito al culmine della crisi dell’euro, il Sud Europa si ribella.

In Portogallo, un nuovo governo socialista sostenuto in parlamento da alleati di estrema sinistra, il mese scorso ha annunciato piani per: alzare il salario minimo del 20%; tagliare l’imposta sul valore aggiunto ai ristoranti per la bellezza di 10 punti percentuali e reintrodurre quattro giorni festivi.

I tentativi da parte del governo francese di riformare il mercato del lavoro sono addirittura in fase di stallo, se non in piena crisi, di fronte alle proteste che stanno diventando sempre più accese e che non intendono concludersi. In prima fila gl’irremovibili giovani studenti, ai quali non solo è negato un futuro, ma sono anche sottoposti a coprifuoco, dopo le 23:00, per paura che possano scatenare atti di violenza incontrollabile. Parigi sarà rasa al suolo se il governo non cambierà rotta! O se non cambierà il governo…

L’Italia e la Spagna hanno evidenziato che hanno poco interesse ad ascoltare l’Unione Europea sulla riduzione dei loro deficit e, questa ambiguità, mantiene gli animi un po’ più rasserenati. Anche se, parlando soprattutto dell’Italia, il deficit, la povertà, la disoccupazione e il prelievo fiscale sono in costante aumento e non potranno diminuire. Ma, lentamente, seguendo un piano ben strutturato e concordato, almeno fino al totale spolpamento di tutte le risorse pubbliche. Che detto in termini correnti si chiama: “privatizzazione”. Poi, si vedrà…

Nel frattempo, la frustrazione tedesca per la Grecia sta ribollendo di nuovo, poiché i colloqui di riforma tra Atene e i suoi creditori si stanno trascinando. La settimana scorsa, il direttore tedesco del Fondo di salvataggio della “Zona euro”, Klaus Regling, normalmente riservato, si è lamentato che l’andamento delle riforme in Grecia è il peggiore di tutta l’Europa. Cosa che sappiamo essere una falsità, come ampiamente documentato e documentabile.

Il fatto è che, agli occhi di molti dei suoi partner, la Germania non gode più della superiorità morale sulle questioni economiche e lo attesta anche con le sue contraddizioni.

Nel momento in cui la “Zona euro” sta mettendo pressione alla Grecia per fare risparmi sulle pensioni, la coalizione della Merkel sta considerando riforme che incanalano più soldi verso gli anziani – un’altra misura, a quanto pare, progettata per contrastare l’ascesa di AfD.

Il braccio di ferro tra l’Europa del Sud e la succursale tedesca (la BCE), che ha ormai poche o nessuna freccia nella faretra, va avanti. E la Germania trema, perché vede le sue sfrenate speculazioni, attuate per mantenersi a galla, in pericolo: «Se l’Europa meridionale continua così l’euro scivolerà in una nuova crisi» avvertiva l’editoriale del “Sueddeutsche” «E questa volta le casse saranno così vuote e i meccanismi di difesa così deboli che l’euro potrebbe essere completamente spazzato via».

Sai che grave perdita sarebbe per noi! Laddove molte aziende italiane per salvarsi dal fallimento e, per dare ancora occupazione ai propri dipendenti, hanno dovuto ricorrere alle monete complementari

Extrapedia Autori
a cura della Redazione di Extrapedia


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