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Le vostre Banche messe a nudo

Cat. “Autori
Roberto Morini (fisico nucleare e filosofo)
09 maggio 2016

Sono passati dodici anni da quando Janine Roberts pubblicò, in Italia, la sua denuncia contro la sudafricana De Beers: “Diamanti rosso sangue” e l'angolana UNITÀ (una delle fazioni in lotta dal 1975 per il controllo del Paese): “Diamanti di sangue, o di guerra”.

Subito un piccolo sussulto d'indignazione più dovuto che sentito. Per qualche mese, qualcuno si crucciò anche da noi, sospese gli acquisti, ma poi ci ripensò. Vuoi mettere? “Un diamante è per sempre!” È uno status simbol irrinunciabile, mascherato da “pegno d'amore” che nessuno vuole mettere in discussione… e… chissenefrega dei milioni di neri, che muoiono per estrarli, in condizioni inenarrabili…

Sarà che le banche “uccidono” all'ombra delle istituzioni; sarà che nessuno considera che quegli interessi (ormai pochi) che fruttano qualche soldo, sono sempre lordi del sangue di qualcuno (suicidi, fallimenti, perdita di posti di lavoro, sequestri di beni per mancato pagamento di rate su finanziamenti contabilmente inesistenti); sarà per i ricatti (investimento-spazzatura per finanziamento-capestro), ma non c'è nessuno che s'indigni veramente e volti loro le spalle, sfruttando le esistenti, ben più valide, alternative.

Eppure, è di dominio pubblico che:

  • Riciclano denaro sporco (tutte indistintamente, grandi e piccole, cominciando da quella che, gestita dal Vaticano, dovrebbe avere un certo rigore e una certa etica: lo IOR).
  • Fanno incetta di proprietà pubbliche con la complicità dei nostri governi. Tradotto in parole povere: stanno razziando con l'incipit delle privatizzazioni, con pochi spiccioli (e qualche tangente, o benefit, o vantaggi personali d'altro tipo), tutto il nostro patrimonio.
  • Mettono in circolo denaro inesistente, evadendo le tasse, rapinando gli azionisti e creando giganteschi fondi neri incontrollati e incontrollabili. Ormai, tutti sanno che le banche private prendono ognuna la propria fetta dal regime di monopolio di creazione di valuta avente corso forzoso. Ognuna di esse, non fa altro che un'istantanea creazione dal nulla di denaro, emesso alla richiesta di prestito e, al momento della riscossione, quella massa non si auto-estingue, continua a esistere. Ma non compare nel bilancio della banca. Ecco allora arrivare Clearstream ed Euroclear (in Europa), che rappresentano lo spazio accettato da tutti i giocatori di grosso calibro, dove atterra (come attivo sui conti di pochi beneficiari mono etnici) il denaro in nero acquisito per emissione monetaria. Queste “casse di compensazione” (Clearstream ed Euroclear) sono portali “notarili” non accessibili al fisco, all'uomo qualunque e ai controlli statali, dove s'incontrano massa monetaria da signoraggio, denaro sporco, denaro in nero, movimentazioni di denaro esentasse, Borse ed economie del mondo. L'attività annuale di creazione di denaro del settore bancario in Italia, esclusa la Banca centrale, supera i 1.000 miliardi di euro (per più della metà Unicredit - che imbosca in nero, a scapito degli azionisti e, a favore d'ignoti, oltre 500 miliardi di euro l'anno, protetti dal segreto bancario in Lussemburgo - poi, a scalare, Banca Intesa, Carige, ecc…). Se questi soldi non scomparissero in nero ne beneficerebbero gli azionisti e sarebbe ipotizzabile un'imposizione fiscale al 27,5% (IRES), che porterebbe nelle casse dello Stato quasi 300 miliardi netti l'anno, permettendo di eliminare gran parte delle imposte vessatorie oggi in essere.
  • Prendendo coscienza di ciò che accade a livello di entità come “Clearstream ed Euroclear”, ci si rende immediatamente conto che le banche hanno il potere di controllarsi tra di loro, al di sopra degli stati. Questo significa che i “fallimenti” sono pilotati per generare tutta una serie di accorpamenti che portino a una sola banca a livello mondiale. In fondo, come l'attualità c'insegna, non comportano rischi e i Cd'A non sono nemmeno perseguiti, o perseguibili penalmente (per esempio, il Gup del tribunale di Arezzo, Annamaria Loprete, ha respinto tutte le richieste di costituzione di parte civile avanzate dai risparmiatori di Banca Etruria - responsabile, oltretutto, dell'evidente truffa e del conseguente suicidio del pensionato Luigi D'Angelo - e da alcune associazioni, ammettendo solo Banca d'Italia. E il perché di quest'unica ammissione ce lo svela lo stesso legale di Banca d'Italia, Raffaele D'Ambrosio: si è espresso anch'egli contrario a tale costituzione… vogliamo chiamarla: “la solita farsa all'italiana”?).
  • Truffano i clienti vendendo loro titoli spazzatura. Questo punto è inutile svilupparlo nuovamente in questo articolo…
  • Come le mignatte succhiano il denaro dei contribuenti (bail-out e bail-in) per salvarsi dalle speculazioni che sembrano sbagliate (e lo sono solo per gl'incauti, piccoli, investitori che hanno affidato loro con fiducia i sudati risparmi) ma che gli hanno reso un sacco di soldi fornendo, nel contempo, un utile servigio a chi vuole i cittadini ridotti a elemosinare lungo i marciapiedi.
  • Generano società off-shore nei paradisi fiscali, collusi nella generata evasione fiscale, a scapito di chi le tasse deve pagarle veramente e, oltre alle sue, anche quelle di chi le evade. Si vedano i “Panama Papers” dove campeggia ancora una volta l'onnipresente, tentacolare, Unicredit.
  • E, in attesa di diventare gl'indiscussi padroni della vostra vita, con l'abolizione del contante, ora si sa che trafficano anche con le armi (e chissenefrega… se servono per ammazzare innocenti e bambini).

La relazione annuale del governo sull’export militare italiano nel 2015 – appena trasmesso al Parlamento – mostra un aumento del 200% per le autorizzazioni all’esportazione definitiva di armamenti, il cui valore complessivo è salito a 7,9 miliardi dai 2,6 miliardi del 2014. Un dato senza precedenti che, come osserva con soddisfazione (sic!) il governo: «Testimonia la consolidata ripresa del settore della Difesa a livello internazionale». La cosa più vergognosa è il boom di vendite verso Paesi in guerra, in violazione, attraverso escamotage, della legge 185/1990 che vieta l’esportazione e, il transito di armamenti, verso paesi in stato di conflitto e responsabili di gravi violazioni dei diritti umani.

Un sotterfugio che ruota attorno al ruolo fondamentale d’intermediazione finanziaria delle banche italiane, laddove il governo può aggirare il divieto di forniture militari a paesi in guerra se con essi ha stipulato accordi intergovernativi. Il caso più grave riguarda le forniture belliche al regime Saudita, che da oltre un anno conduce bombardamenti indiscriminati su città, scuole e ospedali in Yemen. Finora, hanno provocato almeno 2mila morti tra i civili, di cui circa 500mila erano bambini. Crimini di guerra ripetutamente condannati dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, che a febbraio hanno spinto il Parlamento europeo a chiedere un embargo sulla vendita di armi a Riyad… il governo italiano, ovviamente, è audioleso…

Se, in quest'ennesimo losco traffico, la parte del leone rimane alle banche straniere (Deutsche Bank e Crédit Agricole sopra tutte) si fanno strada sia Unicredit (passata dal 9 al 12% delle operazioni) che Intesa Sanpaolo (dal 2 al 7,4%). Seguono con percentuali minori Bnl, Ubi (Banco di Brescia, Popolare Commercio e Industria, Regionale Europea) e una sfilza di “Popolari” in ordine decrescente: Emilia Romagna, Carispezia, Banco Popolare, Valsabbina, Sondrio, Carige, Parma e Piacenza, Credito Cooperativo Cernusco S.N. e Versilia e Lunigiana, Spoleto, Friuladria, Bpm e perfino Poste Italiane.

Con pochi milioni di euro di operazioni, in ogni caso in aumento rispetto all’anno precedente, merita una menzione particolare Banca Ubae: istituto controllato dalla Libyan Foreign Bank (banca offshore specializzata in esportazioni di petrolio dalla Libia) e nel cui azionariato figurano Unicredit, Intesa Sanpaolo, Montepaschi (che, pronta ad approfittare dei fondi pubblici - Gacs - e del fondo “Atlante”, nei prossimi due anni taglierà altri 2.500 posti di lavoro, dopo i 5.500 già tagliati, e chiuderà 350 filiali) ed Eni.

E, dulcis in fundo, in quest'elenco di banche, compilato e pubblicato da “Il Fatto Quotidiano” il 4 Maggio u.s. (link), poteva mancare la famigerata Banca Etruria?… C'era, c'era, eccome se c'era… Ma voi continuate a fare finta di nulla, non sia mai che la coscienza e, il buon senso, si sveglino!

Extrapedia Autori
a cura della Redazione di Extrapedia


db/le_vostre_banche_messe_a_nudo.txt · Ultima modifica: 17/08/2021 11:54 da @Staff R.