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Panoramica Generale

Cat. “Autori
Roberto Morini (fisico nucleare e filosofo)
22 febbraio 2016

Invece di manifestare come tanti allocchi inebetiti davanti alle Banche truffaldine, con cartelli insulsi che non fanno né caldo, né freddo a nessuno, tanto meno ai governanti corrotti, era più utile che avessero adottato il “metodo Pertini” prima e, l'esempio Islanda poi (si veda “Rivoluzioni”)

Il 22 gennaio, esattamente un mese fa, si viene a sapere, grazie a un’inchiesta di Fabrizio Boschi per il Giornale, che Banca Etruria ha finanziato la Fondazione di Renzi: ecco le prove.

Banca Etruria, gira che ti rigira ci siamo arrivati. È spuntata una pista che da Banca Etruria porta a Matteo Renzi.

L’istituto aretino, infatti, ha finanziato la Fondazione Open che sostiene le iniziative elettorali, le campagne e tutti i “giochini” che s'inventa il presidente del Consiglio un giorno sì e l’altro pure. Tra le altre cose la Fondazione è quella che ha organizzato (e pagato) le “Leopolde”.

Questi soldi sono arrivati alla Fondazione attraverso una società, fondata dagli azionisti della fallita Banca Etruria, l’Intesa Aretina Scarl, di cui la banca è uno dei soci privati insieme a Mps. L’azienda fondata nel 1999 gestisce il servizio idrico integrato di 31 comuni nell’Alto Valdarno e il suo nome compare sul sito della Fondazione Open, tra i finanziatori: un bonifico da 15.000 euro.

«È gravissimo che Renzi abbia varato il salva-banche dopo aver ricevuto quei soldi da Banca Etruria che maggiormente ne ha beneficiato – commenta il consigliere regionale della Toscana, Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia) – Il conflitto d’interessi non coinvolge soltanto Maria Elena Boschi, ma lo stesso Matteo Renzi».

Renzi ha sostenuto quattro campagne elettorali (in cinque anni): due nel 2009 (primarie e amministrative a Firenze), una nel 2012 e un’altra nel 2013. Il tutto senza sostegno economico da parte del Pd, né rimborsi elettorali, né fondi pubblici. Dunque, Renzi dove li ha trovati i soldi? Il deus ex machina di tutto il sistema di reperimento fondi, è il solito Marco Carrai al quale Renzi vorrebbe affidare la cybersecurity del governo. Da sempre fundraiser del premier, ha fondato insieme ad Alberto Bianchi, avvocato di Renzi, la “Fondazione Big Bang”.

Dal 2007 la premiata ditta Carrai & Bianchi ha messo in piedi una galassia di associazioni, società, imprese e contatti che ruotano attorno a Renzi. Insieme hanno racimolato oltre quattro milioni di euro per coprire le spese della corsa alla guida del Paese del loro amico. Lo dimostra l’elenco dei finanziatori della Fondazione Big Bang, fondata dallo stesso Carrai il 2 Febbraio del 2012. Nel 2013 (anno della conquista della segreteria del Pd) la Fondazione ha raccolto 980mila euro. Nel 2015 era a due milioni e 800mila.

Il consiglio direttivo della Fondazione era composto oltre che da Bianchi (presidente) e da Carrai (segretario generale), dai consiglieri Giuliano da Empoli, Federico Berruti, Ernesto Carbone e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. L’11 Novembre 2013 la Fondazione Big Bang si trasforma in Open sempre con Bianchi e Carrai ai vertici, ma con una diversa composizione del consiglio direttivo che, oltre a Lotti, vede spuntare come segretario generale, la ministra Maria Elena Boschi che ha portato Banca Etruria dentro la Fondazione.

Carrai in quegli anni ha organizzato diverse cene di raccolta fondi (Milano, Firenze, Roma) con la finanza che conta, alle quali partecipavano anche i vertici di Banca Etruria e di Banca Federico Del Vecchio (acquista nel 2006 da Etruria).

Scorrendo la lista dei finanziatori si scoprono nomi e numeri interessanti: il finanziere di Algebris Davide Serra insieme alla moglie Anna Barassi ha dato a Renzi la bellezza di 225mila euro. Paolo Fresco, ex presidente Fiat con la moglie ha donato 50mila euro e Jacopo Mazzei, ex presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, 10mila euro.

Alberto Bianchi (30.400 euro), Maria Elena Boschi (8.800), Luca Lotti (9.600), il segretario Pd toscano Dario Parrini (12.600), il direttore dell’Unità Erasmo D’Angelis (6.400), Simona Bonafè 4.000 euro come Ermete Realacci, Francesco Bonifazi (12.800), Ernesto Carbone (20.000), Davide Faraone (1.600), il sindaco di Firenze Dario Nardella (6.600), 7.800 euro per Ivan Scalfarotto e 4.800 per Yoram Gutgeld. Spicca per taccagneria il neo nominato direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto che ha ringraziato Renzi con soli 250 euro. Ogni favore ha un prezzo…

Naturalmente, la solidarietà degli altri italiani, che per il momento non sono ancora stati toccati da vicino da accadimenti simili è, come il solito, andata a ramengo, nonostante siano tutti sulla stessa barca che sta affondando. È solo questione di tempo (poco) prima che tocchi loro la stessa fine.

Certo, la maggior parte dei correntisti si sente di dormire sonni tranquilli, perché i conti correnti fino a 100.000 euro sono garantiti dal fondo di garanzia interbancario. D’altra parte, se uno ha un conto corrente talmente florido da superare i 100.000 euro, può permettersi anche di subire delle perdite, penseranno molti di voi. Peccato che, nella realtà dei fatti, anche i conti correnti sotto la fatidica soglia siano ben lontani dall’essere garantiti.

Vediamo qualche dato fondamentale:
I depositi tecnicamente rimborsabili ammontano a 508 miliardi di euro.
Il fondo di garanzia dispone di 1,66 miliardi di euro in cassa.
All’appello mancano 506,34 miliardi di euro.

In percentuale significa che solo lo 0,3% dei conti rimborsabili è veramente coperto dal fondo di garanzia.

Iniziate a sentirvi meno tranquilli? Bene, sappiate che quest’anno il fondo di garanzia interbancario, nella sua relazione, non ha pubblicato il consueto rapporto su come i conti correnti siano allocati per rischiosità, ovvero quanti conti correnti siano investiti in banche traballanti, solide o solidissime.

Nel 2012, ultimo dato pubblicato al riguardo, il 50% dei conti correnti era collocato in banche con rischio considerato superiore alla media. Di questi, ben 197 miliardi erano presso banche con rischio “medio alto”, 43 miliardi con rischio “alto” e ben 11,1 miliardi in banche già nell’anticamera del default (cioè del fallimento).

Dal 2012 a oggi le sofferenze bancarie sono aumentate considerevolmente e, quindi, pure il rischio sui conti correnti. Ora, ognuno è in grado di capire che se già nel 2012 i conti correnti presso banche sostanzialmente “morte” erano circa 10 volte il patrimonio totale del fondo di garanzia interbancario, pensare che i conti correnti sotto i 100.000 euro possano considerarsi sicuri è semplicemente un miraggio.

Anche perché «La Germania NON vuole autorizzare la garanzia europea sui risparmi fino a 100 mila euro. NOTA 1 Vorrebbe poter comandare lo spread dei BTP a piacimento ossia, di fatto, governandoci dall’esterno. E, dunque, prendersi le nostre imprese sistemiche, a partire da ENEL tanto cara alla Germania (si veda nota “3” all'articolo: “Terza Guerra Mondiale”) e utile per salvare i propri ex colossi in crisi terminale, E.ON e RWE, i ben informati dicono che il Professore del golpe [Mario Monti nda] si fosse impegnato a un avvicinamento di ENEL con le utilities tedesche…. Si dice, [inoltre], che la Merkel non abbia mai perdonato a Renzi lo sgarbo di non far cedere il nostro colosso elettrico a Berlino (link alla Fonte)…»

NOTA 1 «La Germania prima ha messo al sicuro le sue banche (offrendo circa 250 miliardi di aiuti di Stato. Solo nel caso della tedesca Hish Nordbank ci sono stati tre miliardi di aiuti due mesi prima dell'imposta normativa, ma niente tagli su azionisti e risparmiatori) e poi ha imposto una norma che impedisca agli altri di fare altrettanto con i loro istituti di credito. Finché noi incasseremo ogni vessazione senza rovesciare il tavolo, l’Europa (cioè quella succursale del governo tedesco che chiamano ipocritamente Unione europea) esisterà solo per fare gli interessi tedeschi. E la cosa più grave sta accadendo sulle banche. L’Italia, nella crisi greca, si è letteralmente svenata, facendosi carico di 40 miliardi di euro per garantire i crediti delle banche di altri paesi, soprattutto Francia e Germania. È stato giusto che i crediti di privati (le banche) finissero sulle spalle pubbliche (gli Stati)? E soprattutto è stato giusto far pagare ai contribuenti italiani? Perché un Paese con le pezze al culo come l’Italia (per il suo debito pubblico), deve impegnare capitali per garantire i crediti delle banche francesi e tedesche? (Antonio Socci - link al Sito)»

Certo, prima di pignorare i conti correnti per salvare la banca, saranno gli azionisti a essere “tosati” (che nelle piccole banche corrispondono per la maggior parte ai correntisti), poi gli obbligazionisti (e anche per loro vale il discorso appena fatto, visto che le obbligazioni bancarie sono sempre state proposte come investimento a rischio zero ai pensionati) e infine i correntisti. Ma non illudetevi di potere svuotare i vostri conti correnti in tempo, al primo campanello d'allarme (pignoramento delle azioni), perché è quasi certo che il governo adotti il già collaudato sistema cipriota: la chiusura preventiva delle banche a tempo indeterminato.

Alla fine, quindi, la mala gestione degli amministratori e dei top manager (coperti da interventi governativi) ricadrà sempre e comunque, per la maggior parte, sui piccoli risparmiatori.

A questo punto, l'unica soluzione, per non perdere i propri soldi, parrebbe il vecchio sistema di tenerli “nel materasso”, ma questo può essere solo un salvataggio temporaneo, giacché per contrastarlo è già pronto un altro rimedio governativo: la messa al bando del contante, come sta già accadendo in diversi Stati, non solo europei (con lo stupido consenso del popolo, che non si rende conto che non potranno più sottrarsi ai costi dei loro conti, applicati dalle banche e che, tali costi potranno lievitare all'infinito, fino a rapinarvi l'ultimo centesimo. Tanto lo scopo è questo!).

Eriprando Sforza, su Scenari Economici del 21 Febbraio u.s., sintetizza gli stessi concetti: «Il povero risparmiatore va allora dal bancario di fiducia, che ha una paura boia di perdere il posto ed è disposto a rifilare qualsiasi sola ai clienti illudendosi così di conservare lo stipendio facendo mostra di produttività. E così propone al risparmiatore prodotti esoterici in cui non si capisce bene che cosa ci sia dentro.
Di fronte a tanta opacità, il risparmiatore azzarda: “Ma non si potrebbe investire nell’oro?”. Al che il bancario lancia indignato la scomunica: “Assolutamente no, l’oro è roba da medioevo!”. Scoraggiato, il nostro risparmiatore se ne torna a casa per pensarci su. E a un certo punto gli viene l’illuminazione. Se lascio i soldi nel conto corrente piano, piano, i miei risparmi sono erosi, se li metto in titoli di Stato della zona euro succede lo stesso, puntare sulle azioni è più rischioso che mai. A questo punto non mi resta che ritirare il gruzzolo dalla banca, metterlo in una cassetta e seppellirla in giardino, almeno i miei 100.000 euro tra un anno saranno ancora 100.000 e non 99.000 o anche meno.
Ed è a questo punto che interviene Mario Draghi: “Stiamo pensando di abolire i tagli da 500 euro per combattere la criminalità”, ha detto nei giorni scorsi. Mentre Larry Summers, segretario al Tesoro degli Stati Uniti ai tempi di Bill Clinton, ha proposto di eliminare il Benjamin Franklin, ovvero la banconota da 100 dollari. Si va quindi a grandi passi verso l’abolizione del contante, presentato come simbolo del nero, dell’evasione fiscale, della criminalità organizzata.
Con la moneta elettronica tutti pagheranno le tasse, il mondo sarà più giusto, dice la propaganda ufficiale. E l’italiano desideroso di giustizia applaude. Senza rendersi conto che in questo modo dovrà per forza tenere i soldi in banca e così piano, piano, i suoi risparmi saranno erosi. Sempre che non arrivi il salvatore della Patria, il Giuliano Amato di turno, pronto a farci un prelievo forzoso notturno perché ce lo chiede l’Europa. Solo che stavolta non sarà come nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992, quando ci si limitò al 6 per mille. Stavolta si andrà davvero sul pesante, sarà una mossa davvero coraggiosa
».

Chiamatemi “profeta di sventure”, ma prima o poi, specialmente con l'abolizione del contante che non potrete disporne liberamente, si arriverà anche a questo.

… e qui torna nuovamente alla ribalta il sano e più sbrigativo “metodo Pertini”…

Sandro Pertini

Ma, a parte il baratto (non ridete, perché saremo costretti anche a fare questo), non è l'unico rimedio. C'è anche quello di battere moneta propria e senza costi. Dopo il “Sardex” in Sardegna, il “Librex” in Emilia Romagna, il “Grano” in Sicilia, ecco che anche la Valle D’Aosta decide di fare un primo passo per riappropriarsi della sovranità monetaria perduta. La Valle d’Aosta sta pensando di battere moneta propria, la “Valdex”. In Europa ci sono stati diversi esperimenti anche riusciti, come a Bristol, in Inghilterra, dove hanno adottato la “Bristol Pound”, oppure in Belgio col “Res” e nella regione bavarese della Germania col “Kinguarer”.

Il 15 Febbraio u.s., il professor Peter Bofinger, uno dei cinque “saggi” del Consiglio tedesco per l’economia (link), ha dichiarato a The Telegraph: «Molto presto potrebbe scatenarsi un attacco speculativo. Se fossi un politico italiano e mi trovassi davanti a un tale rischio di insolvenza vorrei tornare alla mia propria valuta il prima possibile, perché questo è l’unico modo per evitare la bancarotta»

… uomo avvisato…

Extrapedia Autori
a cura della Redazione di Extrapedia


db/panoramica_generale.txt · Ultima modifica: 17/08/2021 11:51 da @Staff R.