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Senatore Usa denuncia chi appoggia i terroristi

Cat. “Autori
Roberto Morini (fisico nucleare e filosofo)
02 maggio 2016

Pare che gli americani non abbiano più le idee chiare su cosa vogliano fare con la Siria o, per lo meno, l’amministrazione Obama, il segretario alla Difesa Ashton Carter e il senatore repubblicano Richard Black, si contraddicono paurosamente a vicenda, ponendo in luce le menzogne raccontate finora e la confusione che regna alla Casa Bianca.

Mentre Carter, in una conferenza stampa di un paio di giorni fa, annunciava: «I nostri soldati e le forze speciali in Iraq e Siria sono in combattimento, credo si debba dirlo chiaramente», solo pochi giorni prima, l’amministrazione Obama ammetteva, sempre pubblicamente, che: «I militari americani non sono impegnati in Siria in combattimenti contro l’ISIS».

A confermare le dichiarazioni di Carter, smentendo Washington, è il governo siriano, che accusa direttamente l’America definendo l’intervento statunitense: “un deliberato atto di aggressione deciso unilateralmente”. E il senatore repubblicano Richard Black, ricevuto il 28 Aprile u.s., a Damasco dal presidente siriano Assad non ha avuto alcuna remora nel condannare il proprio governo: «I terroristi che agiscono in Siria contro il legittimo governo di Bashar Al-Assad e contro il popolo siriano sono sostenuti dagli Stati Uniti. Questi terroristi, oltre che dal nostro governo, sono aiutati da Francia, Gran Bretagna, NATO, Unione Europea e dagli Stati del Golfo. Uomini armati di tutto punto che stanno distruggendo la civiltà. Nel loro desiderio di rovesciare quella laica nazione libera in Medio Oriente che è la Siria, hanno causato distruzione e devastazione. Sono orgoglioso di essere qui con Assad, sarò la voce del popolo e del governo siriano negli Stati Uniti».

Parole pesantissime, quelle del senatore, ma oltremodo chiare per quanti avessero ancora qualche dubbio in proposito. Intervistato, poi, dall’agenzia di stampa “Sana” ha precisato come la crisi in Siria sia stata progettata dai governi occidentali attraverso i propri servizi d’Intelligence.

Mentre avvenivano questi colloqui, in una base in mano alle forze curde, a Rmelian nella provincia di Hasakah, zona nord-orientale della Siria, giungevano i primi 150 soldati delle forze speciali statunitensi. Ne arriveranno altri 100 nei prossimi giorni. Ci sarebbe da chiedersi: per fare cosa? Visto e, considerato, che non fiancheggiano il governo di Damasco e, allo stesso tempo non combattono i terroristi.

Forse sono lì per fare la conta dei civili uccisi dai “ribelli moderati”, con gli arsenali forniti loro dagli occidentali (400 morti ad Aleppo solo nei primi giorni della scorsa settimana), per poi incolpare i raid russi, come (nella convinzione che ancora qualcuno ci creda) stanno attualmente facendo i media italiani, esasperando i numeri, quando i russi non stanno bombardando da tempo.

Anzi, quello su cui sono impegnati i russi, in questo momento, è la ricostruzione. Il primo ministro della Siria, Wael Al-Halqi, ha annunciato che Mosca e Damasco hanno siglato un accordo del valore di 960 milioni di dollari per fare ripartire le infrastrutture nel Paese.

L’obiettivo principale sarà il ripristino della rete elettrica, degli impianti di produzione del petrolio e delle raffinerie: «In questo momento – ha dichiarato il ministro in un’intervista rilasciata a “Ria Novosti” (la pagina non esiste più - ndr)- oltre il 60% degli impianti non funzionano e c’è bisogno di petrolio per poter avviare i lavori. La rete elettrica invece non è stata completamente distrutta. C’è una rete che collega il Nord al Sud, da Qamishli a Deraa. Continuiamo a rifornire l’elettricità, anche se la produzione dipende dal combustibile e il settore petrolifero ha sofferto di più rispetto a quello elettrico, a causa del terrorismo».

Extrapedia Autori
a cura della Redazione di Extrapedia


db/senatore_usa_denuncia_chi_appoggia_i_terroristi.txt · Ultima modifica: 28/08/2021 10:23 da @Staff R.